Codecasa (Zucchetti): “Le donne? Assi del problem solving”

Paola Codecasa è la responsabile risorse umane della Zucchetti, protagonista tra [Paola Codecasa] le più note nell’Italia dell’Information Technology.

Paola Codecasa è la responsabile risorse umane della Zucchetti, protagonista tra le più note nell’Italia dell’Information Technology. E’ nel gruppo dal 1972, quando i dipendenti erano tre. Adesso,  con un fatturato di oltre 256 milioni di euro nel 2011 e oltre 87.000 clienti, spiega Codecasa, è “leader nel mercato del software applicativo”.

Oltre 1.000 sono gli addetti del gruppo dedicati alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni per vari soggetti, dalle aziende alla Pa, a cui si aggiunge l’offerta di sistemi hardware e software per il controllo accessi, la building automation, la videosorveglianza (anche per stadi e impianti sportivi e ricreativi) e per la sicurezza sul lavoro; le soluzioni per la gestione documentale, la conservazione sostitutiva e la comunicazione unificata; i servizi informativi editoriali online; servizi IT, la stampa digitale e postalizzazione online.
Ma la Zucchetti è nota anche per altre ragioni, che concernono la gestione, appunto, del personale e la presenza massiccia delle donne nell’organico.

Quante donne lavorano da voi e quali le loro posizioni?

Il 48% del personale è costituito da donne; considerando che il nostro gruppo annovera oltre 2.300 addetti, è sicuramente un importante bacino occupazionale femminile; in particolare nel territorio lodigiano dove risiede la capogruppo.

Per quanto riguarda i ruoli ricoperti, c’è un buon mix di uomini e donne nelle varie aree aziendali, sia per chi lavora in “Line”, ossia nelle funzioni che realizzano i prodotti, li assistono e li, sia per chi fa parte dello “staff”, vale a dire i servizi trasversali come la contabilità, il marketing, l’ufficio del personale, l’ufficio legale, il sistema informativo ecc. Nel corso degli anni abbiamo accertato che i gruppi “misti” sono quelli più produttivi e più creativi.

Vero.

Le donne ricoprono anche posti di grande responsabilità in azienda, ad esempio alcune sono nel comitato direttivo dell’azienda, altre responsabili di business unit o coordinatrici di vari uffici. La nostra ottica è quella di premiare il merito e il valore della persona e per raggiungere questo obiettivo abbiamo deciso di avvalerci proprio delle soluzioni tecnologiche sviluppate da Zucchetti  per i propri clienti.

Un test in casa, in pratica.

Si tratta di  un sistema di performance management che riesce a ‘mappare’ competenze, esperienze, esigenze formative e che consente di pianificare con maggiore facilità i percorsi di carriera.

Come nasce questo approccio nei confronti delle risorse femminili?

L’azienda è sempre stata particolarmente attenta agli aspetti di conciliazione tra vita familiare e impegni lavorativi tanto da essere fin dalla sua fondazione un’azienda molto flessibile in termini di gestione dei dipendenti dal punto di vista dell’orario di lavoro, dei permessi ecc.

Considerando poi la natura del proprio business  -il software può essere sviluppato in qualsiasi luogo – l’azienda ha preferito insediarsi in città di provincia come Lodi, Aulla (MS), Bellaria (RN), Pedrengo (BG) piuttosto che nelle grandi metropoli.

Quali sono le sfide del mercato?

Le parole chiave sono due: innovazione e internazionalizzazione. Innovazione perché rende i nostri clienti competitivi e il nostro successo dipende dal loro. Internazionalizzazione perché solo le aziende italiane che hanno un raggio d’azione che supera i confini nazionali possono combattere efficacemente la crisi e continuare a crescere in termini di fatturato e di numero di clienti.

Cosa manca alle aziende italiane nel supporto alle dipendenti madri? Ci sono modelli esteri di riferimento?

C’è sicuramente un problema culturale in Italia e in questo senso dovremo avvicinarci di più al modus operandi dei Paesi scandinavi, nei quali l’equità del welfare favorisce notevolmente l’occupazione femminile, tanto che oscilla tra il 75% e l’80%.

Ci sono troppe donne cha abbandonano il lavoro dopo che sono diventate madri, ingiustamente. Come abbiamo notato invece in azienda, in più occasioni lo sforzo di riorganizzazione che si è reso necessario per colmare un’assenza per maternità, è stato fruttuosamente impiegato per favorire la mobilità interna delle donne; intesa come opportunità di crescita professionale, e non certo come demansionamento.

Ma in generale, nell’It, ci sono differenze di genere?

Se negli anni passati l’IT era un settore prevalente maschile oggi notiamo che le donne sono molto più presenti in questo settore, anche in ruoli di vertice.

In Zucchetti abbiamo riscontrato proprio nelle donne delle qualità molto importanti per l’attività dell’azienda, mi riferisco in particolare alla capacità di problem solving e al rigore nel rispetto delle scadenze.

Ci piace definire le donne “multitasking”, nel senso che sono capaci di svolgere più attività contemporaneamente grazie alle loro doti organizzative, che sviluppano per la gestione delle proprie questioni familiari e che poi sono capaci di trasferire nel contesto lavorativo.

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