Google vince la battaglia legale con l’Australia su pubblicità ingannevole

Con una sentenza storica, il motore di ricerca più famoso del mondo, mette la parola fine sulla causa che lo vedeva accusato di comportamenti scorretti e ingannevoli nei confronti degli sponsor linkati e responsabile dei messaggi veicolati dagli inserzionisti.

La sentenza ha una rilevanza particolare in quanto aiuta i provider di Internet e i motori di ricerca ad argomentare il presupposto di essere soltanto dei portatori di informazioni provenienti da terze parti e non degli editori. Per questo, anche se applicata soltanto in Australia, molto probabilmente questa sentenza farà da apripista per le controversie aperte in tutto il mondo che vedono citati in giudizio gli Internet Provider, facendo così da caso esemplare.

Peter Lee, capo dell’Associazione dell’Industria di Internet Australiana, ha commentato “Molti altri guarderanno a questo caso. Google è un business a livello mondiale e questo è soltanto l’inizio che farà chiarezza sulle problematiche del settore”.

La sentenza arriva a conclusione di una battaglia durata sei anni tra Google e l’Associazione per i consumatori Australiana (ACCC) che ha accusato il motore di ricerca di avere comportamenti ingannevoli e fuorvianti sulle pubblicità a pagamento. Il caso è cominciato quando la ACCC tra il 2006 e il 2007 aveva fatto indagini su una pubblicità che la Honda Australia aveva pubblicato per un suo competitor, la CarSales. Secondo la ACCC questo comportamento era ingannevole perché suggeriva che CarSales fosse legato alla Honda Motor.

Google ha argomentato che non era responsabile dell’accaduto in quanto solo conduttore delle informazioni della pubblicità.

Con una sentenza unanime, i 5 giudici della Corte Australiana hanno deciso in favore di Google affermando che “Gli utenti ordinari e ragionevoli di Google sono in grado di capire che le rappresentazioni veicolate dai link sponsorizzati sono opera degli inserzionisti, e non pensano che il motore di ricerca ha adottato o approvato tali rappresentazioni”.

In conclusione, quindi, la Corte ha affermato che Google non è responsabile dei link sponsorizzati in quanto soltanto “messaggero” e non produttore di contenuti. Google ha appreso con gioia la decisione dei giudici  mentre la ACCC ha dichiarato di voler riesaminare più da vicino la sentenza.

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