Scoperta elettronica: che impatti avrà, o dovrebbe avere, su giustizia e professioni legali?

Quando i computer si usano solo come macchine da scrivere fanno sicuramente danni. Anche nell’amministrazione della Giustizia. Uno è la cosiddetta giurisprudenza “copia ed incolla”. Poter creare con i computer documenti enormi sarebbe già da qualche anno un “invito a scrivere sentenze monumentali” con “brani che ritroverete in decine di altri verbali e sentenze della Cassazione che… non c’entrano un cavolo”. Redigere motivazioni “copia e incolla” porterebbe anche PM e GIP ad appiattirsi sulle posizioni della polizia.

Il bello è che in Italia, pur usando i computer in questo modo che, almeno, “crea lavoro”, abbiamo comunque avvocati già ridotti a spammare. Quanto potrà durare? E quali sono i rischi delle contromisure già in uso altrove?

Quello che un computer può fare…

Quel che un computer può fare, un altro può disfare. Se è vero che i computer aiutano a seppellire quasi automaticamente i fatti rilevanti sotto montagne di parole inutili, è vero anche che possiamo (e dovremmo) usarli per filtrare quelle stesse parole.

Negli Stati Uniti già due anni fa il New York Times raccontava di eserciti di costosi avvocati rimpiazzati da software molto più economico, che permette di:

  • scovare precedenti, citazioni e altro nei documenti legali, a costi molto inferiori del far leggere gli stessi file a tirocinanti e stagisti vari. Si parla di meno di centomila dollari per analizzare un milione e mezzo di documenti, in pochissimi giorni
  • individuare catene decisionali, documenti modificati da chi non era tenuto a farlo o momenti “critici” come quelli in cui, per non lasciare tracce, magari si scrive in una email “di questo parliamone solo a voce”
  • fare proprio a meno degli avvocati per certi servizi: LegalZoom, attivo dal 2001, è stato già usato da oltre due milioni di privati e PMI per redigere testamenti, atti societari e altri documenti legali standard

Gli impatti occupazionali…

La scoperta elettronica di dati e connessioni, così come la produzione di documenti legali, può avere impatti profondi nel bene e nel male. Sia sul lavoro nel “settore Giustizia”, sia sulla società in generale.

La prima e più ovvia conseguenza è una riduzione drammatica di certe attività. Il NY Times specula sul fatto che, a parità di tempo, per trovare precedenti in verbali e sentenze potrebbe bastare una sola persona col software giusto, dove prima ne servivano cinquecento. Servizi come LegalZoom, se accoppiati a leggi e burocrazia più semplici e lineari di quelle italiane attuali, potrebbero avere un impatto simile su tanti uffici pubblici e piccoli studi legali.

Oltre alla pura e semplice offerta di lavoro, questi software potrebbero anche ridurre i margini di profitto per chi rimarrà in attività, a vantaggio delle “grandi aziende” legali. Si parla già di tutto questo nei Consigli o nelle giornate di orientamento delle nostre Facoltà di Legge, o negli Ordini degli Avvocati?

Probabilmente è una magra consolazione, ma l’arrivo di certi software avrà anche effetti positivi per chi sarà pronto a “riceverne” l’urto. A parte il fatto (su cui ritorneremo nel prossimo paragrafo) che certe tecnologie diventeranno inevitabili, esse sostituiranno solo le attività più meccaniche. Per tutto il resto, che non è certo poco, il lavoro umano rimarrà insostituibile, e diciamola tutta: quale avvocato o studente in Legge non sarebbe ben felice di non dover più sprecare ore e ore guardando tutti i documenti legati una causa, solo per trovare quelli da studiare con attenzione?

…e gli altri

Partiamo dai fatti. Ormai anche in un paese come l’Italia, almeno per certe categorie di reati:

  • tantissimi, se non tutti, i “documenti” relativi a fatti presenti nascono già digitali
  • tutti produciamo molti più “documenti” di prima, sempre digitali, da messaggi nei social network a foto col telefonino ed email di lavoro

Senza contromisure adeguate, questo inesorabile aumento del materiale istantaneamente duplicabile dal primo minuto di qualsiasi causa o indagine renderà la “prescrizione da copia e incolla” sempre più facile. In altre parole, l’uso massiccio di analisi software diventerà inevitabile, quali che siano gli impatti occupazionali, per non perdere completamente il controllo dei procedimenti. In Italia più che altrove, visti i nostri tempi della Giustizia.

Certo, anche il software fa errori. Ma che, per analisi e ricerche di base, possa farne più di chi è condannato a scorrere centinaia di pagine a mano è difficile pensarlo.

Un problema più serio, almeno in teoria, sarebbe l’uso preventivo della scoperta elettronica, per non lasciare tracce o per trovare qualcuno da citare in Tribunale con un pretesto qualsiasi.

Cosa vieterebbe a una grande organizzazione (pubblica o privata) di usare lo stesso software per ripulire periodicamente i suoi server da materiali scomodi? In pratica, è molto probabile che procedure equivalenti siano già in uso, almeno nei settori più critici.

All’estremo opposto, un grande studio legale potrebbe analizzare processi già chiusi o qualsiasi altro corpus di documenti, proprio per trovare appigli per nuove cause. In fondo, non sarebbe altro che l’estensione ad altri settori di quanto già fanno, nel campo della proprietà intellettuale, i cosidetti patent e copyright troll.

Parallelamente a questi effetti negativi, c’è da citare il valore didattico, in senso lato, del software di scoperta elettronica per studi legali, grandi aziende e Facoltà di Legge. Citando dall’articolo del NYT: rianalizzando le ricerche fatte a mano negli anni ’80 e ’90 dal nostro ufficio legale, abbiamo scoperto che la loro accuratezza era solo del 60%. Quanti soldi sprecati…

Come gestire il fenomeno

Se l’analisi automatica su larga scala di documenti utilizzati (o utilizzabili…) in Tribunale è inevitabile e più o meno prossima, qual è il modo migliore di prepararsi? La soluzione potrebbe essere una combinazione di tre classi di azioni:

  • verificare se e quali leggi e procedure attuali sono incompatibili con l’uso della scoperta elettronica
  • promuovere la realizzazione, anche attraverso partnership fra Facoltà di Legge e di Informatica, di software italiano per la scoperta elettronica, magari a partire da quello Open Source per data mining già esistente
  • accelerare sia la digitalizzazione degli atti processuali, sia la diffusione di Open Data legali

La ragione del primo punto è ovvia. Il secondo nasce dal fatto che, per essere davvero efficace, la scoperta elettronica deve essere davvero adattabile sia alla lingua che alle leggi del paese in cui è usata. Rendere tale software Open Source, quindi disponibile a tutti al minor costo possibile, potrebbe ridurre anche alcuni dei rischi appena menzionati, come il fatto che solo i grandi studi potrebbero servirsene, spazzando via i piccoli.

L’ultimo suggerimento è, in un certo senso, conseguenza diretta del secondo. In generale, la disponibilità di certi documenti come Open Data è anche un deterrente per certe categorie di reati, come la corruzione negli appalti pubblici. Per quanto riguarda il software di scoperta elettronica, la sua accuratezza e facilità d’uso e manutenzione dipende pesantemente da quanti dati sono disponibili per collaudarlo.

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1 COMMENT

  1. Classical music aficionados laughed at this notion, pointing out that there is a timelessness to the violin and
    piano and other classical instruments. The implications for music therapy and music education are profound.
    But then, the advent of internet, broadband, compressed audio
    formats and more portable media players has led to the revolutionary changes in this industry.

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