In discussione le accuse contro Google Books per violazione di copyright

Google ha richiesto a una Corte d’appello di Manhattan di verificare le accuse di un gruppo di autori che richiedono, per l’attività di Google Books, che prevede la digitalizzazione dei libri e la conseguente violazione dei diritti di autore, un risarcimento di 3 milardi di dollari. La Authors Guild, che include scrittori ed autori nonché i gruppi che rappresentano fotografi e grafici, ritiene, infatti, che Google stia effettuando copie digitali di libri senza l’autorizzazione dei possessori di copyright e senza pagare tasse.

Davanti ai tre giudici che compongono la Corte d’Appello, gli avvocati di Google hanno dichiarato che: “I querelanti non possono pretendere di rappresentare i molti membri della classe che beneficia e approva l’operato di Google Books“.

In favore del motore di ricerca ha inoltre parlato uno dei tre giudici, Pierre Leval, il quale ha riferito che del progetto di Google potrebbero beneficiare molti autori. Si potrebbero addirittura aiutare gli scrittori le cui opere sono più nascoste, informando i lettori della loro esistenza e fornendo loro la possibilità di comprarli.

D’altro canto, invece, Robert LaRocca, un avvocato dei querelanti, ha sostenuto che il sondaggio effettuato da Google per verificare il consenso degli autori fosse viziato. Tale indagine, hanno detto i querelanti nei documenti del tribunale, ha mostrato che 500 autori, o il 58% degli intervistati, ha approvato il progetto di Google. “Pensiamo, invece, che la stragrande maggioranza degli autori sostengono la nostra causa” ha dichiarato LaRocca.

Altro argomento di difesa messo in campo da Google è l’utilizzo del cosiddetto “fair use”, una deroga dalla legge sul copyright negli Stati Uniti, in quanto sono fornite solo porzioni di opere online. Ma anche in questo caso i querelanti non sono d’accordo ribattendo che non c’è alcuna differenza tra la visualizzazione intera del lavoro copiato e della sua forma originale.

Rimangono le perplessità tra chi, come il giudice Leval, a cui si aggiunge la dichiarazione di un altro giudice, Barrington Parker, il quale riferisce che “il lavoro di Google è un enorme valore per la nostra cultura. È qualcosa che non è mai accaduto nella storia del genere umano”, ritengono che il lavoro di Google possa servire agli autori e chi invece, ritiene che l’intero procedimento di digitalizzazione sia solo una grossa violazione del diritto d’autore.

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