103 mln di multa per abuso di posizione dominante ma Telecom non ci sta

Una maxi-multa da 103,794 milioni di euro dell’Antitrust a Telecom Italia. La compagnia telefonica, si legge in una nota, “ha abusato della sua posizione dominante nelle infrastrutture di rete“. Nel dettaglio, si legge nella nota dell’Antitrust che ha diffidato la società dal ripetere in futuro tali comportamenti, “Telecom Italia ha abusato, con due distinti comportamenti, della posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando l’espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale e dell’accesso ad internet a banda larga”.

In primo luogo, la società “ha opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso, i cosiddetti KO. Telecom ha trattato gli ordinativi provenienti dagli altri operatori in modo discriminatorio rispetto a quelli provenienti dalle proprie divisioni interne, ostacolando così l’accesso dei concorrenti all’infrastruttura, rendendo loro significativamente più difficoltoso il processo di attivazione dei servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom“. Per tale infrazione l’Autorità ha deliberato una sanzione di 88,182 milioni.
In secondo luogo, Telecom “ha attuato una politica di scontistica alla grande clientela business per il servizio di accesso al dettaglio alla rete telefonica fissa, tale da non consentire a un concorrente, altrettanto efficiente, di operare in modo redditizio e su base duratura nel medesimo mercato. In sostanza Telecom ha disegnato una politica tariffaria contraddistinta, quanto meno per il periodo 2009-2011, dalla capacità, dati i costi di accesso alla rete praticati agli altri operatori, di comprimere i margini dei concorrenti altrettanto efficienti, con effetti restrittivi della concorrenza“. Per questa condotta l’Autorità ha deliberato una sanzione di 15,612 milioni di euro.

La replica di Telecom alle accuse non si è fatta attendere. L’azienda afferma “di aver sempre assicurato agli operatori alternativi la piena parità di trattamento nell’accesso alla sua rete, nel rispetto delle normative vigenti grazie anche all’implementazione volontaria del modello Open Access“, risponde e pertanto “presenterà un ricorso presso il Tribunale amministrativo regionale, certa di poter dimostrare la correttezza dei propri comportamenti”.

La società sottolinea che “il modello Open Access, a partire dal 2008, è sempre stato sottoposto ad accurati controlli e verifiche da parte delle authorities. D’altra parte “i numeri dimostrano l’inconsistenza della tesi dell’Autorità” prosegue il gruppo di tlc ricordando che nei tre anni successivi all’introduzione del nuovo assetto si è registrata la continua crescita delle quote di mercato degli Olo (gli operatori di rete concorrenti) sia nell’accesso fisso voce sia nel broadband. Il mancato accoglimento delle richieste di servizi è piuttosto “spesso dovuto a richieste non corrette: infatti la percentuale di ordinativi rigettati oscilla tra meno del 10% per gli Olo che inviano richieste più corrette ad oltre il 60% per quelli che inviano richieste con più errori”. Nell’assistenza tecnica poi, “l’assenza di qualsiasi comportamento discriminatorio è confermata da tutti i dati certificati per il 2012 che indicano una totale parità di trattamento tra le divisioni commerciali di Telecom Italia e gli operatori alternativi nei tempi medi di riparazione, nella percentuale di guasti riparati entro il secondo giorno, nella disponibilità complessiva”, conclude la nota sottolineando che “gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, rispetto alle divisioni commerciali di Telecom”.

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