Il blog non è in crisi, il blogger qualche volta sì

Periodicamente si alza (soprattutto dai giornali di carta) il compianto funebre sulla morte del blog, strumento che un tempo pareva essere il centro della nuova rivoluzione di internet, e invece oggi pare destinato a vivacchiare o a scomparire, surclassato da Facebook, da Twitter o da chissà quale altro Social Network futuro. La realtà è che all’inizio, quando non c’era altro, su internet tutti si sono aperti un blog, in cui ficcavano un po’ di tutto: closedpensierini da terza elementare, battute trovate in rete o originali, foto delle vacanze o qualche nudo d’arte o casareccio, a seconda dei gusti personali. Col tempo e con l’apertura dei social molta gente ha semplicemente capito che il blog non serviva più a postare le foto delle vacanze o chiacchierare con il vicino di pianerottolo, perché per quello bastava un account Facebook. I blog non sono morti, semplicemente centinaia di migliaia di persone che avevano aperto un blog per noia o per curiosità hanno capito che non fa per loro, e sono andati altrove, verso piattaforme come i Social che erano più rispondenti a quello che a loro interessava.

A fare i blogger, che è un lavoro duro, sono rimasti quelli che erano proprio appassionati di blog, quelli che hanno bisogno di uno spazio loro dove scaricare riflessioni, pensieri, racconti, considerazioni che, mancando internet, avrebbero comunque scritto tenendole nel cassetto. Il pubblico è un pochino più ristretto di quando i blog erano l’unico strumento democratico per stare su internet, ma sono ancora oggi il luogo dove una personalità forte si sente a suo agio, perché Facebook, Twitter e gli altri social, pur essendo fondamentali per la comunicazione di quello che si scrive e per fare cassa di risonanza, non danno la stessa libertà e capacità di approfondimento: il blog è uno spazio tuo, il social è una vetrina delle tue cose.

Eppure c’è sempre meno gente che apre blog, e negli ultimi giorni, anche blogger storici, come Bimboalieno e Phastidio, hanno annunciato di voler sospendere o rallentare l’attività. Che sta succedendo? Ad entrare in “crisi” spesso, più che “il blog” sono i blogger. E questo per un fattore molto semplice: sono degli esseri umani.

Quando si apre un blog lo si fa per passione, e spesso, salvo rare eccezioni, senza avere un business plan alle spalle. Si scrive perché si sente il bisogno fisico di scrivere, o di comunicare a qualcuno che non siano i nostri amici, il nostro modo di vedere la vita e interpretare la realtà.

Poi possono capitare due cose: o hai successo o non lo hai. Per il blog e per il blogger possono essere due avvenimenti ugualmente devastanti, anche se in forma diversa. Se non hai successo, nel senso che dopo anni che blogghi e scrivi e ti sbatti, rimani assolutamente invisibile sulla rete e ti leggono sempre i soliti quattro amici che conoscevi anche prima (magari perché costretti con ricatti ignobili, tipo email in cui chiedi “Che ne pensi del mio ultimo post?”), ti scocci. E’ umano. A nessuno piace portare avanti una attività che non regala un minimo di soddisfazione. Se hai aperto un blog è perché volevi essere letto: altrimenti avresti tenuto i tuoi scritti e le tue opere nel cassetto e amen. Se ti accorgi che il blog non ti dà quello che speravi, molli o cerchi qualcosa di meglio, tornando ad assillare gli editori cartacei con i tuoi manoscritti o aprendoti un account su Fb o Twitter per cercare di farti notare da là.

vip2Ma anche se hai successo le cose cambiano. Anzi, cambiano di parecchio. Prima eri tu, sconosciuto nella tua stanzetta, e con un sacco di tempo libero da dedicare al tuo blog. Poi sei tu che sei diventato un personaggio noto, e quindi hai molto meno tempo libero. Perché i giornali ti chiedono di scrivere per loro. Perché le case editrici ti propongono di scrivere libri. Perché ti invitano a convegni, ti chiedono consulenze. Molto spesso, pure, ti pagano. E allora cambia. Cambia perché per prima cosa hai meno tempo: hai scadenze da rispettare con i giornali, gli editori, i clienti. Hai anche meno tempo perché entri in cerchie nuove, frequenti posti che prima non conoscevi. Vedi anche ambienti che prima avevi solo intuito esistessero o toccato solo di striscio. Hai anche il peso di una nuova responsabilità, perché ora ti leggono in molti e non puoi più scrivere quello che ti salta per il capo perché sei consapevole che le conseguenze sono differenti, e, a meno che tu non sia un incosciente, non puoi non tenerne conto.

E questo, umanamente, prima di tutto, fa di te una persona diversa. Non migliore o peggiore, ma diversa sì. Quindi il tuo modo di bloggare, o meglio il tuo rapporto con il blog si modifica. Poco o tanto, a seconda del carattere personale, e delle circostanze della vita. Ed è giusto, perché del resto nella vita si cresce e si invecchia, e neanche il rapporto con il diario segreto è lo stesso che potevi avere a sedici anni. E come qualche volta, superati i sedici anni, si decide di non tenere più un diario segreto, capita anche che puoi decidere di rallentare o di abbandonare il blog.

Di solito i lettori si arrabbiano. Pensano che tu li stia tradendo. Si domandano se tu non abbia usato il blog come mezzo per farti notare, diventare qualcuno e poi avviarti verso altri tipi di successo. Ma non è proprio così. E’ che non sei più quello che eri, e i lettori, soprattutto quelli fedeli della prima ora, ti vorrebbero invece come ti hanno conosciuto. Ma tu non puoi rimanere bloccato lì, altrimenti diventi una patetica macchietta, come certi cantanti degli anni ’60 che vengono in Tv sempre a cantare solo la loro vecchia canzone.

E l’effetto Cugini di Campagna è terribile, e tu preferisci chiudere tutto che ridurti così.

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4 COMMENTS

  1. Un post del genere avevo in mente di scriverlo anche io. ci stavo riflettendo, ora lascio stare, lo hai fatto tu e mi basta!
    Io comunque non credo affatto alla crisi del blog, per me non è mai andato così bene.

  2. Un post dannatamente acuto, che mi ha fatto pensare molto su quanto sia complicato (anche mentalmente) mantenere un Blog (…magari di successo) per molto tempo.
    Io sintetizzerei in una frase: “La difficoltà di saper evolvere senza cambiare”.
    Molto brava Mariangela. Grazie per lo spunto!

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  4. In questi giorni mi stavo giusto occupando di fare delle ricerche sui blog, contenuti e seguito reale rispetto a Facebook e Twitter. Condivido pienamente la tua riflessione e la difficoltà di coloro che si dedicano alla scrittura di un blog. Chi scrive mette se stesso ed è naturale e sano non voler essere forzatamente la copia di quello che eri.

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