Tlc: il panorama dopo l’affare Vodafone-Verizon

L’accordo tra Vodafone e Verizon oltre a portare nelle casse dell’operatore del Regno Unito 58,9 mld di dollari in contanti, 60,2 miliardi in azioni Verizon e altri 11 mld da transazioni minori, sta di certo avendo ripercussioni in Borsa che, dopo i fortissimi acquisti di venerdì, ha fatto guadagnare (in previsione di un interessamento al dossier Telecom) un altro 3,87% al titolo del gruppo guidato da Bernabè.

Ancora molto intensi gli scambi: in Piazza Affari sono passate di mano 255 milioni di azioni Telecom, contro una media quotidiana dell’ultimo mese di Borsa di 95 milioni di ‘pezzi’. Gli analisti finanziari hanno cominciato a emettere i loro report dove vedono “elementi speculativi di breve periodo”, ma rimangono cauti sulla struttura finanziaria del gruppo e su quanto potranno ancora decidere le agenzie di rating.

Intanto, sul fronte delle tlc internazionali, America Movil si trova in difficoltà nella sua scalata per Kpn e potrebbe far rotta sull’Italia. Ciò che potrebbe incrementare il valore del gruppo Telecom è la famosa separazione della rete, che però non potrà mai avvenire senza l’avallo del governo, che si trova adesso impegnato in tutt’altre faccende.

Mentre Vodafone paga 2,65 miliardi di euro per il 23% della sua branca italiana e tornarne in pieno controllo, l’amministratore delegato Vittorio Colao, sembra pensare a ben altro per eventuali acquisizioni ma banche d’affari come Bernstein pensano che i rischi di aumento di capitale per Telecom Italia siano remoti e che qualunque governo ci possa essere è e sarà meno restio a ingressi dall’estero.

Inoltre, la holding di controllo Telco a breve potrebbe sciogliersi, con Generali e Mediobanca che vogliono liberare le partecipazioni. L’incubo per Telecom sarebbero nuovi downgrade (specie da parte di Moody’s) e si attende la convocazione di un Cda strategico per metà mese. Intanto ha cambiato il direttore delle risorse umane (Mario Di Loreto per Antonio Migliardi), che dovrà gestire i circa 3mila esuberi concordati con i sindacati e strutturare il collocamento di almeno 20mila persone se davvero ci sarà lo scorporo della rete.

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