Firma anche tu per il nazista

Anche oggi parliamo di petizioni. Proprio loro, quelle che oggi non sembrano più giungere da Marte. Non le usano più solamente i comitati di quartiere. Da qualche tempo lo fanno anche i partiti e le istituzioni, generalmente online. E che, proprio per questo motivo, da qualche tempo vengono “raccontate” in chiave ironica. Un po’ perché gli errori fanno notizia. Le cose che funzionano invece molto meno. Un po’ perché gli errori sono frequenti. Il che è un bene, ma fino a un certo punto. Superato quello, bisognerebbe riflettere.

Dicevamo delle petizioni. Cominciate da questo video:

C’è un ragazzo che ferma le persone, per strada, presentandosi come il rappresentante di un movimento che si oppone ai tagli al budget per la sicurezza. Per questo ha intenzione di presentarsi davanti all’amministrazione con le firme dei cittadini a favore di uno Stato di polizia in stile Orwelliano, che richiami da vicino la Germania nazista. È incredibile vedere le persone prive di qualsiasi reazione a parole come “vorremmo uno Stato di polizia” o, peggio, “vorremmo uno Stato nazista, per migliorare la sicurezza”. Tutti firmano e vanno via.

Ci sono tante spiegazioni allo scherzo. Sicuramente c’è chi non ha idea di cosa significhi stato Orwelliano. Diciamo anche un 50%. C’è chi, per liberarsi dello scocciatore, firmerebbe qualsiasi cosa. Succedeva anche da noi in Italia qualche anno fa. Firmavi e scoprivi di aver comprato un’enciclopedia di 40 volumi. Diciamo pure che i “frettolosi” sono il 20%. Resta fuori un 30% che, per ragioni ignote, non ha ascoltato quello che gli veniva detto. Ha firmato e basta. Alcuni di loro saranno stati ferventi attivisti, convinti di aver fatto una buona azione. Il punto, comunque, non è quello. Il punto è che 1 su 3 (o la metà, se includiamo i frettolosi) ha firmato una petizione con una causa aberrante.

Si potrebbero fare tante morali. La gente non ascolta, la gente è distratta, la gente crede al primo imbonitore che incontra. Tra le tante, una riflessione interessante riguarda la trasposizione sull’online. Sappiamo (ufficiosamente) che la consultazione sulle riforme istituzionali ha raggiunto le 200mila firme. Un ottimo risultato. Sappiamo anche che una consultazione non è una petizione, ma il principio è sostanzialmente lo stesso. Firmi (o metti la crocetta) perché aderisci a un progetto. La domanda è: quanti dei firmatari o “crocettatori” hanno agito consapevolmente? Tutti sapevano cos’è una riforma costituzionale, un sistema elettorale proporzionale o maggioritario, un collegio elettorale? Non mettiamo in dubbio la buona fede. Ma conserviamo il beneficio del dubbio sulla consapevolezza dei partecipanti.

Il tutto accade in un momento in cui non abbiamo ancora il rapporto ufficiale sulla consultazione (a proposito: a quando?) e un’altra consultazione è iniziata, senza che nessuno se la filasse. Riguarda “Destinazione Italia”. Sarà mica che si sono spaventati all’idea di chiedere ai Mario Rossi e le casalinghe di Voghera cosa ne pensano della competitività del Paese?

 

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