Tra big data e smart meter un solo linguaggio

Siamo arrivati ormai agli sgoccioli di quello che rappresenta il passo definitivo per cui una innovazione tecnologica diventa industria su larga scala la necessità di definire uno standard. Nel piccolo (le città) e nel grande (i collegamenti trasnazionali) mondo dell’energia c’è bisogno di scegliere come scambiare informazioni e segnali o almeno come interpretarli (la cosiddetta interoperabilità).

ambienteAlla fine dei conti è sempre la scienza del linguaggio che torna prepotentemente a muovere le leve economiche. Sì perché nella babele di standard, l’industria per crescere ed andare avanti davvero, ha bisogno di standardizzare i processi; soprattutto se si tratta di elementi che debbono interelazionarsi tra loro.

A questo punto però considerato che non stiamo parlando di come registrare le nostre videocassette ( ricordate? Vinse il VHS) o di standard televisivi (ntsc o pal)  ma di energia elettrica, acqua e gas, il dialogo transazionale dovrebbe coinvolgere non solo i costruttori o i distributori, ma anche centri ricerca e poli universitari. Sì, perché per quanto il libero mercato debba avanzare secondo le leggi del vinca chi è più forte, sveglio o che sa comunicarsi meglio. In servizi legati alla pubblica utilità sarebbe opportuno che vincesse davvero il migliore. Le direttive europee e le politiche degli stati in questo hanno un ruolo centrale, legato soprattutto alla necessità di capire cosa sta accadendo intorno a loro e assecondarlo. In questo, quando si impiegano anche tre anni per definire gli standard la velocità delle tecnologia sembra quasi un limite, forse va studiato un modo per far sì che diventi un punto di forza. Qualcuno ci sta provando approcciandosi con una lettura open source.

L’Unione Europea sta implementando task-force di ricerca in merito, lo stesso sta facendo la Cina (che è una task force da sola) come gli altri paesi in via di sviluppo. Nel frattempo nascono diverse associazioni ed alleanze tecnologiche tra industriali. Queste realtà davvero hanno in mandato di definire parametri strategici nello sviluppo tecnologico ed ambientale della civiltà del futuro, possiamo solo augurarci che vinca il “migliore”.

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