Boom di Twitter a Wall Street: le prime impressioni

Il debutto in borsa del popolare sito di microblogging Twitter ha avuto successo e l’apertura delle quotazioni, al contrario di quanto accadde per Facebook, si è chiusa senza intoppi. Che ci fosse tensione e aspettativa nell’aria lo aveva dimostrato la scelta prudenziale di fissare il prezzo delle azioni a 26 dollari, ma anche l’eloquente “Uff” di sollievo twittato da Anthony Noto, il banchiere Goldman Sachs che ha guidato la IPO, la dice lunga sul clima di attesa dell’evento. L’IPO di Twitter è stata sotto osservazione per mesi da quando si sono diffuse le prime indiscrezioni che la davano per essere in procinto di sbarcare in borsa. Ma soprattutto da quando l’altro popolare social network Facebook ha debuttato poco brillantemente in borsa nel maggio 2012.

Ma quali sono  le impressioni degli esperti e come leggono lo sbarco di Twitter in borsa?

Alcuni lo giudicano severamente: TechCrunch, ad esempio, riporta l’opinione di Aswath Damodaran, il quale ritiene “che oggi Twitter, pur essendo una buona compagnia, con un potenziale per essere una grande, non sia un buon investimento a 27, a 35 o a 45 per azione. Questo finché la società non troverà un nuovo mercato o un modo innovativo per differenziarsi dai suoi concorrenti in modo tale da aumentare i potenziali ricavi e il suo valore”.

Non tutti sono dello tesso parere. “Quando la gente usa Twitter lo fa perché segue certe persone, perché è alla ricerca di informazioni specifiche“, ha dichiarato Mark Mahaney, analista di RBC Capital Markets. In questo “ci sono potenti segnali di marketing che sono qualcosa che Google+ e Facebook in realtà non hanno“.

Altri pensano che sia soltanto una “bolla” e fanno notare le analogie con il boom delle dot-com del periodo 1997-2000 e come sia finito disastrosamente. Un’esplosione di start-up nell’high tech, la creazione di migliaia di posti di lavoro ben pagati, condizioni di lavoro senza pari… Tutto questo finì dolorosamente nel 2001, quando moltissime start up si rivelarono incapaci di generare alcun reddito e fallirono in massa, licenziando migliaia e migliaia di lavoratori e facendo sprofondare l’economia americana in una recessione dolorosa che poi contagiò il resto del mondo, Italia inclusa.

È interessante sottolineare ciò che sostiene l’analista Scott Redler, T3 Traiding Group, sul debutto in borsa di Twitter: “I titoli dei giornali si sono divertenti su Twitter, come ad esempio «Twitter vola a + 70% nel primo giorno», ma la realtà è che ha aperto a 45,10 dollari e ha chiuso a 44,90 dollari. Immagino desse fastidio ai “buy side guys” ma non sarebbe rimasto nulla per gli investitori retail”.

Letture interessanti, a cui nei prossimi giorni se ne aggiungeranno certamente delle altre, ma la realtà è che, per ora, iI titolo, fin dai primi scambi, ha contraddetto, a suo vantaggio, le previsioni di numerosi analisti che pur ne consigliavano l’acquisto anche se a prezzi inferiori: dai 32 dollari di Cantor Fitzgerald ai 33 dollari di Rbc e ai 43 di Evercore. Il forte rialzo è stato favorito dal fatto che l’IPO è stata di dimensioni limitate e che solo il 20% dei titoli collocati è stato destinato a investitori retail, il resto è finito a un ristretto gruppo di una trentina di istituzioni e clienti.

Sicuramente per avere un quadro il più completo possibile dovremo considerare ciò che dice Lawrence Leibowitz, chief operating officer di NYSE Euronext che, commentando le variazioni del prezzo delle azioni di Twitter nei minuti di apertura delle contrattazioni da parte dei commercianti e dei banchieri, ha affermato: “è come una partita di poker gigante“. Perchè di fatto di una grande partita si sta parlando.

L’amministratore delegato Costolo per ora si gode ciò che sta succedendo e commenta  “è un momento di orgoglio per la società” senza dimenticare che “abbiamo un sacco di lavoro davanti a noi“. Per ora la mano di carte è stata dalla parte dell’amministratore Costolo e del co-fondatore e chairman Dorsey che possono comunque sorridere: le loro quote in Twitter sono stimate in 353 milioni e 1,1 miliardi di dollari. Ed allora stiamo a vedere come l’amministratore delegato Costolo giocherà il resto della partita.

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