Google verso un nuovo web

Google Plus non è l’ennesimo social network di cui non si sentiva la necessità, come qualcuno sostiene, né tanto meno un esperimento o un “percorso di avvicinamento” al mondo dei social da parte del gigante di Mountain View. Si tratta invece di un progetto strutturato e a lungo termine, che incorpora in una sola piattaforma tutti i servizi e i prodotti di Google, in sinergia e in simbiosi con i sistemi operativi e i device più moderni ed efficaci. Oggi G+ è troppo giovane per mostrare già tutto il suo talento, ma in prospettiva è la più imponente piattaforma che la rete abbia mai generato, la prima in grado di dare un nuovo volto e un nuovo senso alla ricerca. Una piattaforma universale che sfrutterà al meglio (e prima di chiunque altro) le più dirompenti tecnologie e opportunità di un futuro sempre più imminente. Qui una panoramica sulle opportunità.

Google+

Da quando mi occupo di media sociali e di marketing online, non ho mai avuto così forte la sensazione di essere alla vigilia di una vera e propria svolta verso un web nuovo, sempre più sociale e sempre più incentrato su dinamiche di ibridazione tra uomo e tecnologia.

Se penso alla storia del web e a tutti i progressi che sono concretizzati negli ultimi decenni, mi viene alla mente l’immagine di un razzo in rampa di lancio, il cui countdown è iniziato nel 1990, con la scomparsa di ARPANET (il prototipo della rete studiato e realizzato nel 1969 dall’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti) e l’avvento del linguaggio HTML. Quel missile era stato posto sulla rampa addirittura dal 1969, anno in cui avvenne il collegamento dei primi computer tra 4 università americane.

Fumo, rumore, forti vibrazioni, calore che cresce ed enorme tensione e attenzione mediatica; dal 1990 ad oggi, questo è stata l’evoluzione di internet, con accelerazioni ed evoluzioni clamorose (web 2.0, web mobile), ma senza ancora staccarsi da terra, come secondo me sta per avvenire in tempi molto brevi.

Il razzo sta per decollare, quanto abbiamo visto sin qui, non è che l’antipasto. Come scrisse Raymond Kurzweil, “nel 21° secolo non assisteremo a 100 anni di progresso: molto più probabilmente assisteremo a 20.000 anni di progresso”. Il progresso della civiltà umana, che fino alla rivoluzione industriale aveva viaggiato in modo lineare, è oggi lanciato su una curva di tipo esponenziale, che ci porterà presto in orbita.

Secondo un  report del McKinsey Global Institute, del 2013, stanno per mettersi in sinergia e a regime dodici “disruptive technologies: Advances that will transform life, business, and the global economy”. 12 tecnologie che cambieranno la vita, gli affari e l’economia globale. La prima delle 12 è internet mobile, che a breve sarà disponibile su tutto il pianeta e che farà da driver di conoscenza, tecnologie, informazioni e connessioni.

Già nel 1926, Nikola Tesla in un’intervista per la rivista Colliers aveva dichiarato: “Quando la logica wireless sarà perfettamente applicata, tutta la terra sarà trasformata in un enorme cervello, ovvero in ciò che è in realtà:  tutte le cose sono singole particelle di un unico e armonico insieme. E gli strumenti attraverso i quali si sarà in grado di fare questo saranno incredibilmente più semplici rispetto al nostro attuale telefono. L’uomo sarà in grado di portarne uno nel taschino del panciotto.” Non era solamente un visionario, Tesla, ma i suoi studi gli avevano fatto leggere il futuro come noi dobbiamo fare oggi, con la massima urgenza, prima che il razzo decolli e ci lasci a terra.

Ma dove ci porterà quel razzo? Torniamo alle 12 tecnologie dirompenti: internet mobile, automazione e intelligenza artificiale, internet degli oggetti, tecnologie cloud, robotica avanzata, veicoli autoguidati, genomica avanzata, tecnologie per l’immagazzinamento dell’energia, stampa 3D, nano tecnologie e materiali avanzati, tecnologie avanzate di estrazione di gas e petrolio, energie rinnovabili. Un mondo nuovo, ad oggi per lo più inimmaginabile.

E cosa c’entra Google? Nel 2011, in piena era mobile e cloud, il gigante di Mountain View ha lanciato Google Plus, la sua piattaforma sociale, che in pochi oggi ritengono degna di qualche interesse o particolarmente prospettica. Non pochi la giudicarono solamente l’ennesimo social network di cui non si sentiva il bisogno, ma personalmente non mi sono mai lasciato tentare da questa banalizzazione.

Non era la prima volta, infatti, che Google si cimentava con un progetto sociale. Nel 2009 con Wave e nel 2010 con Buzz, Big G aveva già fatto qualche esperimento. Ma Google Plus non è un test. Da subito (dal suo lancio in beta privata, il 28/06/2011) ci ho visto potenzialità incredibili e l’ho considerato l’hub sociale di tutti i servizi Google, che infatti sono stati poi integrati nella piattaforma.

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Facebook, Twitter e gli altri erano già in pista da diversi anni, ma quasi tutti i progetti di successo in ambito social appartengono ad un’era precedente a quella del web mobile e del cloud, mentre G+ e i suoi antesignani nascono proprio in questo periodo e all’interno di queste logiche.

Google Plus nasce su desktop, è vero, ma le sue logiche sono già proiettate verso il prossimo step e Google ha già esperienza in molte delle 12 tecnologie che cambieranno il mondo, o quanto meno ha messo un piede nelle più importanti. Pensate ai veicoli autoguidati, di cui  Google è sto pioniere. O al progetto Google Glass, che renderà la realtà aumentata alla portata di tutti, facendo combaciare la realtà virtuale con il mondo reale, cui essa potrà essere sovrapposta in tempo reale e su più livelli.

Con Google Plus, Big G sta spostando il focus dalle macchine (gli spider del motore di ricerca) agli esseri umani che, interagendo in rete con altri esseri umani, con le tecnologie e con le macchine, contribuiranno a dar vita a quelle che oggi definiamo smart cities, le città intelligenti in cui lo sfruttamento in tempo reale dei Big Data e il coordinamento di macchine e uomini (intelligenza collettiva supportata da intelligenze artificiali), renderanno possibili nuovi modelli di società e di sviluppo.

Chi più di Google, infatti, sarà in grado di disporre di quantità enormi di dati in tempo reale? Chi altri potrà farsi provider di informazioni e tecnologie per fornire informazioni che, sempre di più, anticiperanno le ricerche degli utenti? Sarà proprio questa, la nuova rete. Intelligente, evoluta, sociale, in grado di anticipare e prevenire eventi, tendenze, emergenze e avvenimenti di varia natura, attraverso l’interpretazione e la manipolazione di grandi volumi di dati reperiti in rete o attraverso le macchine ad essa collegate.

Ecco perché credo che Google (non da solo, ovviamente) stia per cambiare tutto, ridefinendo non solamente il modo in cui gli utenti cercano e trovano informazioni in rete, ma la rete stessa e le dinamiche della condivisione, della collaborazione e delle interazioni tra uomini, macchine, tecnologie e modelli di sviluppo, che sempre più saranno determinati da intelligenze artificiali e tecnologie pervasive, interconnesse tra loro e in grado di generare nuove macchine, di perfezionarle, di ripararle e di metterle in rete tra loro.

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6 COMMENTS

  1. Ciao Claudio, analisi impeccabile come al solito. Uso poco GooglePlus (solo ed esclusivamente per l’account aziendale) ma avevo già programmato di approfittare della pausa natalizia per aggiornare e rendere presentabile il mio account proprio perchè capisco l’importanza del progetto e sono d’accordo con te quando sostieni che si tratta di qualcosa di ben più grande di un semplice social.
    Solo il tempo ti darà ragione ma sono praticamente certa che non dovrai aspettare molto.

  2. Jaap, even een bovenlokale gedachte: als je een portaal maakt op het niveau van Woerden en Heino, worden dat er landelijk uiteindelijk honderden. Ieder portaal benodigt een prof zoals jij neem ik aan om e.e.a. te coördineren en op en uit te bouwen. Dat is dus werk voor honderden ‘nieuwe’ journalisten want dit gebeurde voorheen niet. Dat is nogal wat. Komen er inderdaad zoveel nieuwe banen bij of deden deze journalisten voorheen iets anders bij de Telegraaf? Of zijn dat ‘binnenlandse aangelegenheden’ die ons niet aangaan.

  3. Hmmm I’d take him out for coffee!!!!I was a bit disappointed in the ABV (Aussie Breathe Version) of Undine, she didn’t fit my image of her (which is kind of the ethereal, pixie like look that you had when you were a teenager – that I was always so jealous of!)I do love the Blind Assassin cover, I’d love that on a t-shirt or a bag!

  4. लेख चांगला आहे .अवयवांची विक्री अगदी मुंबई सारख्या ठिकाणी सुद्धा सर्रास चालू आहे. चेन्नई, गुरगाव , दिल्ली आणि हैदराबाद ह्या ठिकाणी हि असे अनेक अवैध विक्री करणारे “दवाखाने ” आहेत ! नुसते नावाला कायदे आहेत एवढेच.

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