Caro Zanonato, non uccidete l’economia digitale!

Quando, agli inizi dell’800, le prime automobili arrivarono in Inghilterra, vi fu una vera e propria rivolta. La rivolta dei postiglioni, che vedevano minacciato lavoro e futuro dalla nuova tecnologia che – di fatto – rendeva superflua la loro figura. Di fronte alle prevedibiliproteste, per risolvere il problema bastò una legge. Una legge che obbligava ogni “carro a vapore” ad essere preceduto da un servitore a piedi che, correndo davanti alla vettura ed agitando una lanterna, avvisasse i passanti dell’arrivo del mostro meccanico.

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Un palliativo che durò poco. Un modo un po’ miope per salvaguardare posti di lavoro con la scusa della sicurezza. E fu sempre una legge a tranquillizzare la corporazione degli stampatori che – alla vigilia della nascita della stampa a caratteri mobili – vedeva minacciato il suo potere dall’ondata delle nuove, piccole tipografie in grado di competere con quelli che allora erano i colossi dell’editoria. Startupper, li chiameremmo oggi, che grazie ad un’innovazione disruptive vedevano aprirsi nuove strade di business e di sviluppo. Fu per arginarli che venne introdotto con un editto il “diritto di copia”, ossia quel copyright che non difendeva gli autori, ma gli editori. Li difendeva dalla concorrenza del nuovo.
Come non farsi cogliere da un inquietante senso di deja-vu nel leggere una delle recenti dichiarazioni di Zanonato sulla triste vicenda della #webtax?

“non vogliamo in nessun modo limitare l’accesso a Internet, ma le aziende che vendono un prodotto su Internet devono essere messe nelle stesse condizioni delle aziende che vendono lo stesso prodotto in modi tradizionali”

Una dichiarazione che, nella sua semplicità, spiega benissimo perché Destinazione Italia preveda agevolazioni per i libri cartacei e non per gli e-book. Che rende molto chiara la ratio sottesa al nuovo regolamento AGCom sul copyright, e che fa capire perfettamente il principio dell’Equo Compenso imposto dalla SIAE. Una dichiarazione che espone chiaramente la volontà politica di difendere il vecchio dal nuovo; il preciso obiettivo di tutelare i modelli consolidati a discapito di chi propone innovazione.
Mettere per legge chi coglie le opportunità del nuovo nelle stesse condizioni di chi non lo fa vuol dire tentare di uccidere la digital economy. Alla faccia di quell’ecosistema di startup innovative che si dice di voler creare, ma che troppo spesso rappresentano soltanto una foglia di fico che nasconde la profonda mancanza di volontà di sfruttare realmente quella risorsa, il digitale appunto, che non a caso  rappresenta in Italia meno del 5% del PIL contro una media europea dell’7%, con picchi di più del doppio per i paesi più avanzati.
Insomma, questa dichiarazione di Zanonato vale più di mille Agende Digitali. Proprio perché è spontanea, sincera e probabilmente non meditata. Perché rappresenta il vero modo di pensare di una classe di governanti che continua a vedere nella rete una minaccia dalla quale tutelarsi, piuttosto che un’opportunità da cogliere.

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