Velocità, sempre velocità

La pubblicazione dei dati Akamai sulle performance di Internet nel mondo è diventata un appuntamento fisso per monitorare lo stato di salute della Rete. Gli ultimi dati, riferiti al terzo trimestre 2013, confermano il trend di crescita dell’utilizzo di Internet nel mondo, ma presentano qualche novità che ci vede direttamente coinvolti.

velocità connessioniThe winner is Asia.  La classifica viene vinta dalla Corea del Sud, con un valore di picco pari a 63,6 Mbps di download e un valore medio di 22,1 Mbps. Seguono Giappone e Hong Kong (rispettivamente 13,3 e 12,5 Mbps di download) a conferma del primato asiatico nella sfida della banda ultra larga. Ancora più impressionante è il fatto che la Corea del Sud presenti anche uno degli incrementi maggiori nell’ultimo anno (+51% nel valore medio e +30% nel valore di picco).

Un’Europa a più velocità. In realtà, nella parte alta della classifica compaiono anche  quattro paesi europei, anche se relativamente “piccoli” (dall’Olanda alla Lettonia) con velocità comprese tra 12,5  Mbps e 11,1 Mbps, davanti agli Stati Uniti che sono solo ottavi, con 9,8 Mbps. Nella speciale classifica dei cinque  principali Paesi dell’Unione Europea vince invece il Regno Unito (9,1 Mbps), davanti ai 7,6 Mbps della Germania, ai 6,9 Mbps della Spagna e ai 6,5 Mbps della Francia. I valori di picco sono attorno ai 40 Mbps, ma superiori alla soglia dei 30 Mbps anche  nel Regno Unito e in Germania.

Solita Italia. L’Italia, con 4,9 Mbps di velocità media di download, occupa il 48esimo posto nel mondo e fatica a stare al passo (aspetto più preoccupante) anche nella crescita anno su anno. In effetti, nell’ultimo trimestre il dato di download appare in leggero calo, ma anche la crescita su base annua è tra le più basse in Europa. Al solito, troviamo parziale consolazione nei dati sulla rete mobile, dove le prestazioni medie dei tre operatori analizzati variano da 2,9 Mbps a 4,5Mbps, con valori di picco che superano i 25 Mbps, vale a dire meglio di Germani e Francia.

Diritto di cittadinanza. Una cosa è ormai chiara ed sancita anche dal “rapporto Caio” sullo stato della banda larga. Tutti gli italiani possono, in un modo o nell’altro, collegarsi alla rete, se solo ne hanno voglia (soprattutto) e/o mezzi (per le fasce di popolazione più disagiate). Ciononostante, siamo in coda alle classifiche europeo sull’utilizzo di Internet.

Doveri di cittadinanza? E’ un po’ come se l’acquedotto portasse l’acqua in tutte le case, ma una parte ancora significativa della popolazione rifiutasse l’allaccio. Metafora impropria? Non proprio se pensiamo che senza la rete si è condannati ad una fruizione lineare e passiva di contenuti e informazioni.

Ci possiamo accontentare?

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