La diffusione dei dispositivi mobili, smartphone e tablet sta cambiando i paradigmi della comunicazione non solo nel mondo consumer ma anche all’interno del mondo sanitario. Se a fare notizia sono gli usi medici dei famosi Google Glass, infatti, è nel quotidiano che l’uso delle tecnologie mostra le sue potenzialità di sviluppo. Lo dimostrano i numeri riportati della ricerca 2014 dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentati al Workshop “Mobile Health: le prospettive e le opportunità offerte dalle tecnologie mobili in Sanità” tenutosi nel corso di Exposanità, manifestazione dedicata ai temi della sanità e dell’assistenza che si concluderà il 24 maggio a Bologna.
Nel 2013 le strutture sanitarie hanno speso circa 7 milioni di euro nello sviluppo di soluzioni mobile a supporto degli operatori sanitari e di applicazioni mobile per i cittadini: una spesa marginale se confrontata con la Cartella Clinica Elettronica, per cui le aziende hanno speso, nel 2013, 58 milioni di euro, anche se per il 2014 si ipotizza una leggera crescita sul fronte del Mobile Health (+ 4%). Tra le soluzioni di Mobile Hospital, in quasi un terzo delle strutture sono presenti soluzioni che consentono la prescrizione e la somministrazione delle terapie e l’accesso alle informazioni di riepilogo sul paziente a bordo letto, con evidenti vantaggi di efficienza, qualità e riduzione del rischio di errori. Nel 28% delle strutture sono presenti soluzioni che consentono al personale sanitario di effettuare l’anamnesi e la consultazione di referti e immagini su dispositivi mobili.
“L’utilizzo dei device mobili da parte del personale medico e infermieristico in corsia e nelle stanze dei pazienti è però un prerequisito fondamentale per la sostituzione delle tradizionali cartelle cliniche cartacee con quelle elettroniche – afferma Chiara Sgarbossa, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio ICT in Sanità-. Solo in questo modo è possibile rendere disponibili in qualunque momento l’accesso condiviso alle cure somministrate e, in generale, a tutti i dati clinici dei pazienti, riducendo la possibilità di errori e incomprensioni tra i vari operatori che, in momenti e luoghi diversi, seguono lo stesso paziente. Non si tratta quindi solo di operare “senza carta” e di avere una maggiore produttività del personale sanitario, grazie all’ottimizzazione dei tempi, ma soprattutto di ridurre il rischio di errore, attraverso una migliore gestione e controllo dell’intero processo di cura e una migliore qualità del servizio offerto al paziente.”
Per quanto riguarda i medici di medicina generale il 61% utilizza un PC portatile per svolgere la propria professione al di fuori dello studio, il 51% uno smartphone e il 35% un tablet soprattutto per inviare i certificati di malattia online, come avviene già per il 28% dei medici di Medicina generale. Seguono la gestione della scheda individuale del paziente e i sistemi a supporto delle visite a domicilio su smartphone e tablet (15%).
Oltre alle soluzioni per i professionisti, le aziende sanitarie stanno ponendo forte attenzione allo sviluppo di applicazioni che consentano ai cittadini un accesso multicanale ai servizi e alle informazioni sanitarie, non solo tramite sito web, ma anche grazie all’utilizzo di dispositivi mobili (smartphone e tablet) e totem. Tra i servizi di maggiore interesse – seppure con livelli di utilizzo ancora piuttosto limitati – sono proprio quelli legati all’utilizzo di app per smartphone inerenti alla propria salute/benessere/stile di vita (il 16% dei cittadini dichiara di averle utilizzate almeno una volta nell’ultimo anno e il 2% lo fa quotidianamente), segnale del fatto che, soprattutto per gli strati più giovani della popolazione, il mondo del Mobile stia prendendo piede come importante canale comunicativo.
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