Denuncia Vodafone: alcuni governi hanno accesso diretto a telefonate utenti

Vodafone ha rivelato che le agenzie governative di alcuni paesi in cui opera hanno un accesso diretto alla infrastrutture di rete e hanno quindi la possibilità di sorvegliare le comunicazioni dei suoi utenti. All’insaputa di tutti, almeno fino ad oggi. Il rapporto, disponibile sul sito della Vodafone, e pubblicato in anteprima anche dal Guardian nelle scorse ore, è lungo 90 pagine ed è al momento “il più preciso e completo documento riguardo la sorveglianza dei governi sui loro cittadini attraverso le compagnie telefoniche”.

Come si legge nel report di Vodafone dedicato al tema delle leggi e della tutela della privacy in 29 paesi in cui opera “nella maggior parte dei paesi, Vodafone mantiene il pieno controllo operativo sull’infrastruttura tecnica utilizzata per consentire un’intercettazione legale sulla base di una richiesta avanzata in da una agenzia o da un’autorità. Tuttavia, in un piccolo numero di paesi, la legge impone che alcune agenzie e autorità specifiche debbano avere accesso diretto alla rete di un operatore, bypassando qualsiasi forma di controllo operativo da parte dell’operatore sull’intercettazione”. In quel ristretto numero di paesi, si legge nel documento, “Vodafone non riceve alcuna forma di richiesta di accesso per l’intercettazione”. Quali siano, però, non è stato dichiarato per evitare eventuali ritorsioni verso i dipendenti.

In pratica, secondo le rivelazioni Vodafone, i governi e le loro agenzie di sorveglianza sono in grado entrare nelle reti ascoltare o registrare ogni conversazione e, in certi casi, anche localizzare i loro clienti. “La sorveglianza di massa può avere luogo su qualsiasi rete telefonica senza che i governi debbano giustificare alle azienda le loro intrusioni”, scrive ancora il Guardian. Per capire la portata delle rivelazioni, basti pensare che i dati così raccolti vanno ben oltre le informazioni durata e numeri interessati da una telefonata, raccolti dal governo americano e che hanno provocato lo scandalo Datagate. In questo caso si parla di un accesso continuo, diretto e segreto a milioni di telefonate ogni anno. “Il modello di accesso diretto alle telefonate esiste. E noi stiamo chiedendo di fermarlo”, ha detto al Guardian Stephen Deadman, che si occupa in Vodafone di privacy degli utenti.

E l’Italia? Nel nostro paese “Vodafone nel 2013 ha ricevuto 606.000 richieste di metadati”, ovvero informazioni sulla localizzazione dell’apparecchio, orari e date delle chiamate, che rappresenta il numero di richieste legali “più alto che in ogni altra nazione” dove opera Vodafone. Molto alto anche il numero delle richieste per intercettazioni legali, che si riferisce al 2012 ed è invece il numero complessivo: ben 140.557. Per fare qualche esempio, nel Regno Unito le richieste di questo genere sono state 2.760 nel corso del 2013.

Immediate le reazioni mondiali, anche da parte della Ue. Nelle intercettazioni, e in generale nella raccolta dei dati nella sorveglianza delle comunicazioni, è meglio “usare le pinzette invece dell’aspirapolvere“. Commenta così la vicepresidente della Commissione e responsabile per la giustizia Ue, Viviane Reding, dopo le rivelazioni emerse nel rapporto della Vodafone dopo una riunione del Consiglio giustizia in cui “si sono fatti passi avanti” nel negoziato sulla riforma della protezione dati europea.

 

 

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