Elegia del fare.13: PagoPA

Una gran bella notizia, nella direzione di ciò che la PA dovrebbe fare per diffondere le tecnologie dell’informazione: nasce “PagoPA”.
Ovvero: come abilitare un mercato aprendoti agli operatori privati e generando effettivo valore sia per i “paganti” (cittadini e imprese) che per i “ricettori di pagamenti elettronici” (la PA).
logo_pago_pa“PagoPA” in estrema sintesi non è che un logo e un circuito: il logo viene ceduto in licenza d’uso ai prestatori di servizi di pagamento che abbiano sottoscritto con AgID uno specifico Service Agreement per l’adesione. Ovviamente il logo (e l’ingresso nel circuito) è reso disponibile a tutte le PA che ne fanno richiesta attraverso la sottoscrizione di una lettera d’adesione.
I soggetti aderenti si impegnano a rispettare regole e standard tecnici per l’effettuazione e il ricevimento di pagamenti elettronici, potendo così adottare il logo “PagoPA” garantendo ai cittadini e alle imprese di poter effettuare pagamenti attraverso una pluralità di canali e strumenti di pagamento.

Siamo sulla strada giusta: finalmente, una PA che definisce standard, sancisce regole e abilita servizi di terzi, in perfetta sintonia con l’evoluzione dei servizi di Digital Government di tutto il mondo civile.
Anche se non sempre è così, se è vero che altrove rispetto ad AgID qualcuno sta immaginando di sviluppare software applicativo da imporre (gratuitamente, tanto paga lo Stato!) a dentisti e medici specialistici per la gestione della loro contabilità di studio. Il tutto sotto il titolo “agevoliamo il 730 precompilato”.
Motivazione nobile, per carità. Ma si potrebbe raggiungere il medesimo obiettivo semplicemente definendo standard e abilitando l’erogazione di servizi (magari in cloud) da parte degli ISV che già “abitano” coi loro applicativi nei PC di dentisti e medici.
Perché è questo, che ci aspettiamo dalla PA: standard, regole, dati e API. Stop.
Il resto, lo faccia il mercato.
E vinca il migliore. Quello che riesce a fornire servizi migliori, a prezzi congrui.
Anche perché, non dimentichiamocelo, il “gratis” non esiste. Perché se per offrire ai dentisti un software “gratuito” ci deve essere un “qualcuno” (lo Stato) che paga il conto, alla fine sono sempre soldi del contribuente.

Quindi: benvenuto, “PagoPA”.
E complimenti all’AgID. Siete sulla strada giusta.

 

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