Google vs Ue: è il giorno dell’accusa formale per abuso di posizione dominante?

Google nel mirino dell’Europa. Dopo anni di lunghe indagini le autorità del Vecchio Continente si appresterebbero ad avviare un’azione formale contro il colosso di Mountain View per violazione delle norme antitrust, aprendo la strada a quella che potrebbe essere la più grande battaglia a Bruxelles dai tempi del caso Microsoft, dieci anni fa. Le prime indiscrezioni secondo cui oggi il commissario antitrust europeo, Margrethe Vestager annuncerà il provvedimento, sono arrivate prima dal Financial Times e poi rilanciate da tutte le principali testate estere.

Quella dell’Antitrust della Ue è un’azione formale che potrebbe tradursi per Google in multe che teoricamente potrebbero superare i sei miliardi di dollari. L’avvio di un’azione formale da parte di Bruxelles chiuderebbe un’indagine iniziata nel 2010. E sarebbe una “cattiva notizia” per Google, perchè – afferma Ioannis Lianos, professore di Global Competition Law allo University College London – significa che le autorità europee non vogliono patteggiare”. “È un’indagine seria con conseguenze serie. Nei casi di abuso di posizione dominante – mette in evidenza Spencer Waller, professore antitrust alla Law School di Chicago – sono di solito previste multe ed è imposto il cambiamento di alcuni comportamenti”. Google ha cercato per due anni di patteggiare con l’Unione Europea, ma senza esito. Mountain View realizza – secondo alcune stime – il 35% dei suoi ricavi in Europa e la sua quota nella ricerca online supera il 90% in molti paesi europei, a fronte del 65% negli Stati Uniti.

E che l’annuncio potrebbe davvero portare cattive notizie per il colosso della ricerca lo conferma anche Re/code, entrata in possesso di un documento interno di Google del Google General Counsel Kent Walke diretto ai dipendenti, in cui si conferma l’indiscrezione del Financial Times e si chiarisce che la Ue ha prodotto un documento con gli argomenti preliminari cui poter rispondere. Google sottolinea che si tratta di una opportunità per raccontare il “nostro punto di vista sulla vicenda“. A conclusione di indagini simili, spiega, dopo uno o due anni, la Commissione a volte ha modificato le proprie richieste o trovato un accordo. Altrimenti l’iter continua. “Abbiamo ottimi argomenti

 

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