Skill Zone ovvero alta formazione per IoT

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Entro il 2020, secondo il Visual Index forecast di Cisco, gli oggetti connessi ad Internet saranno almeno 26,3 miliardi. Si stima che entro il 2025 solo in Europa i ricavi derivanti dalla vendita di questi dispositivi si attesteranno intorno ai 24 miliardi di dollari: un mercato enorme che, da un lato, richiede competenze altamente specialistiche ma, dall’altro, offre grandi opportunità professionali a chi possiede le capacità di operarvi. Per raggiungere questi obiettivi e offrire una alta formazione sulle tecnologie connesse all’IOT è nato SkillZone, il primo programma formativo in Europa, realizzato da Cisco con ELIS, con l’obiettivo di formare esperti nella progettazione di piattaforme IoT.

Dopo l’enorme diffusione della Network Accademy di Cisco che è arrivata a coinvolgere ormai oltre 1 milione di studenti all’anno, un paio di anni fa – inizia a raccontare Giuseppe Cinque Sr. Manager Emerging Technologies in Cisco Corporate Affairs – abbiamo iniziato ad analizzare i cambiamenti del mercato e in particolare a riflettere sulle nuove skill necessarie per i professionisti di domani che superassero la visione verticale di specializzazione solo su una determinata disciplina tecnica. Questo poiché ci siamo resi conto che per sviluppare ed implementare nuovi modelli di business aziendale sono necessarie nuove capacità che sappiano coniugare al contempo le competenze tecniche ed ingegneristiche con le expertise di business e innovazione”.

Da dove nasce l’idea di un programma formativo europeo?

Lo scorso anno – ricorda Cinque – abbiamo realizzato un primo Bootcamp pilota a San Francisco della durata di 7 mesi. Il recruiting è avvenuto via web e si è focalizzato sulla selezione di 33 persone di età variabile tra i 20 e i 40 anni senza un background specifico nel settore ICT, non occupate e provenienti da 16 Paesi differenti. I discenti sono stati impegnati nel programma articolato in tre fasi. Digital Artisan: è stata la prima fase di introduzione al mondo IoT per studiare le connessione di cose, dati e processi. In questa fase sono stati realizzati dei prototipi reali e funzionanti. L’IoT Data Analyst & Developer è stata la seconda fase considerata intermedia all’interno del programma poiché mirava a fornire conoscenze in ambito IoE (Internet of Everything). Oggi oltre il 99% del mondo non è connesso. Cisco stima che nel futuro ci saranno nuove persone, nuovi processi, dati e cose che potranno connettersi e interagire grazie a Internet of Everything. L’ultima fase è stata quella relativa all’Industrial Project in cui i discenti hanno lavorato su progetti reali dati dai partner in cui era prevista un’applicazione pratica su progetti di busines. L’aspetto positivo e che ci ha convinto a riproporre il percorso è stato che, ad un mese dalla fine dello stesso, il 60% dei partecipanti era già stato assunto nel settore.

Perché l’importazione del progetto in Italia?

Come Cisco abbiamo deciso di realizzare quest’anno 3 progetti pilota di cui 2 negli USA e uno in Europa. Dovendo scegliere una nazione sul territorio europeo all’interno della quale far partire il progetto pilota abbiamo scelto convintamente l’Italia in cui stiamo già attuando investimenti significativi per Digitaliani. Infatti siamo riusciti a trovare – afferma Cinque – un contesto molto ricettivo e pronto a sviluppare anche questa tipologia di progetto. La rivoluzione digitale ha necessità di essere fatta in partnership e la capacità di lavorare in co-design sono fattori determinanti anche nella scelta del partner principale. Sapevamo di poter affidare gli aspetti legati alla didattica ad ELIS il cui rapporto nasce nel 1999 con la prima Networking Academy.

Come sviluppare le competenze in modo efficace?

Sono state coinvolte al momento 18 imprese a livello nazionale come Almavia, Cisco, Enel, Ericsson, Eurotech, Ferrovie dello Stato, IBM, INDRA, Olivetti, Simav, Tim e molte altre – racconta Roberto Sorrenti Direttore dell’ELIS College. La modalità è stata quella di creare un advisory board per definire come impostare alcuni dettagli e feedback sul programma e per capire come potevano inserire meglio sul mercato del lavoro le professionalità sviluppate all’interno del programma. Per questo motivo abbiamo deciso di coinvolgere tutta la filiera del mercato perchè ricomprende imprese di sensoristica, imprese che gestiscono dati fino ad arrivare anche alle aziende fruitrici come settore energia, trasporti etc. E’ importante per sperimentare un programma che si costituisca un gruppo di imprese che copra l’intera filiera.

Come si articola il progetto italiano?

Anche in Italia il programma durerà 7 mesi, poiché se è importante lavorare già dalla scuola su questi temi è ancor più necessario iniziare a realizzare altri livelli di formazione – prosegue Sorrenti. Elis è costituito da un consorzio di imprese che ha la specificità di andare a mappare le esigenze e rendere il percorso formativo realmente efficace in termini di occupabilità sul mercato. Ovviamente siamo onorati di poter contribuire alla sperimentazione di un progetto così importante e unico su tutto il territorio europeo, anche per sensibilizzare il settore educativo alla necessità di formare al più presto professionisti validi in ambito data science e IoT.

Attualmente sono 33 i discenti selezionati di età compresa tra i 20 e i 35 anni. A differenza del progetto pilota statunitense abbiamo deciso di prediligere come destinatari studenti che avessero già un background tecnico con base scientifica. Il programma prevede un progetto industriale e come Elis abbiamo già chiesto alle imprese di prevedere effettive ricadute di business.

Skillzone è strutturato in 3 moduli generali – racconta Cinque – ciascuno dei quali comprendente una parte di apprendimento d’aula (circa 340 ore), una online (circa 300 ore) e una pratica/di progetto (circa 400 ore). La prima parte è comune a tutti i percorsi professionali, la seconda parte è differenziata attraverso formazione in aula e online. Al termine dei singoli moduli è previsto un hackathon per sviluppare un prototipo. Le aziende hanno infatti presentato delle challenge e parteciperanno con i loro mentor e i loro giudici per decretare, già a partire da gennaio, su quali progetti sarà possibile concentrarsi. Al termine della prima fase è stato previsto un hackathon, in cui i partecipanti hanno la possibilità di studiare soluzioni avanzate rispetto al tema delle Smart City, Smart Manifacturing, Predictive Maintenance, etc. Al termine del secondo modulo è stato previsto un secondo hackathon con Cisco DevNet, in particolare sulle tematiche di IoE Fundamentals, Curated Big Data, Cisco Big Data.

Quali gli sbocchi occupazionali?

Il Data Analyst è l’artigiano del futuro – evidenzia Sorrenti. Lavora all’interno di multinazionali, società di servizi, software-house, aziende, studi di consulenza, centri di ricerca o come libero professionista e si occupa dello sviluppo di soluzioni che rendono più semplice la vita delle persone. I settori di sbocco di questa figura sono molteplici: difesa e aerospazio, information technology, sanità, immobiliare (smart building, smart home), sicurezza, trasporti e settore pubblico.

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