Mentre l’agenda digitale in Italia corre il rischio di diventare come il ponte sullo stretto, ( molti ne parlano, pochi ci guadagnano, nessuno lo vedrà mai) l’UE continua sottolineare quanto innovazione e tecnologia, soprattutto nei suoi aspetti digitali, siano importanti per la ripresa e il futuro sviluppo di tutta l’area comunitaria. E l’agenda digitale in Europa continua a correre.
Ma come avanza il processo di digitalizzazione in Europa? E in Italia? E come procedono i singoli paesi membri su questo argomento?
Una fotografia completa ce la fornisce l’UE attraverso l’indice di digitalizzazione dell’economia e società – DESI (Digital Economy and Society Index). L’indice fornisce un’istantanea per paese di aspetti quali: connettività; attività on line; servizi pubblici digitali, riferiti al periodo 2013 – 2014. La presentazione dell’indice è avvenuta il 27 aprile, al Forum Digital4EU. La prima riflessione da fare è che la digitalizzazione in Europa è tutt’altro che uniforme.
I risultati variano tra un punteggio di prestazione digitale di 0,67 – su un massimo di 1 – della Danimarca, fino allo 0,31 della Romania. L’esperienza digitale dunque dipende dal paese in cui si vive. Il 93% dei cittadini del Lussemburgo ad esempio, usa internet regolarmente, quasi il 50% degli utenti europei di internet ha utilizzato o scaricato contenuti da internet mentre il 39% delle famiglie che possiedono apparecchi adeguati, guarda video on demand.
Le PMI sono ancora lontane dal raggiungere un risultato valido. Solo il 15% di queste infatti, vende online e meno della metà di questa percentuale vende all’estero.
I servizi pubblici digitali sono realtà affermata in alcuni paesi mentre in altri quasi questi stessi servizi sono quasi inesistenti: il 33% degli utenti europei di internet ha utilizzato formulari online per inviare informazioni alle autorità pubbliche, con percentuali che variano dal 69% della Danimarca al 6% della Romania. Il 26% dei medici di famiglia in Europa utilizza prescrizioni elettroniche che vengono trasferite ai farmacisti tramite internet, con percentuali che variano però dal 100% in Estonia allo 0% a Malta.
Ma l’Italia? Dai dati per paese è possibile generare delle classifiche dei principali protagonisti digitali. Sono evidenti dei miglioramenti compiuti dal nostro paese nell’ultimo biennio, nonostante questo l’Italia si piazza in fondo alla classifica, 25° su 28.
Le imprese italiane sono in gran parte non digitali (solo il 5,1 % delle PMI vendono online, e il fatturato del commercio elettronico delle imprese italiane è pari soltanto al 4,8 % del fatturato totale); le connessioni internet veloci sono un miraggio, disponibili solo per il 21% delle famiglie al dicembre 2013, dato peggiore in tutta la UE. Senza contare il problema derivante dalla domanda e quindi alle basse competenze digitali (il 31% della popolazione italiana non ha mai usato internet) o alla mancanza di fiducia verso il mezzo (solo il 42 % degli utenti di Internet fa uso dei servizi bancari online e il 35 % fa acquisti online).
L’argomento è assai interessante e l’Unione Europea sta concentrando sforzi enormi su questo. La Commissione europea sta sviluppando una strategia per il mercato unico digitale che sarà presentata a il 6 di maggio (#digitalSingleMarket Strategy) , e di cui ci occuperemo nei prossimi giorni all’interno di questa stessa rubrica.
Mentre in Italia si continua a discutere di forma e mai di sostanza, e a sprecare i fondi europei disponibili, tutti i paesi membri della UE continuano a correre.
E se guardassimo ai ritardi come opportunità di investimento e crescita?
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