L’informatica non è solo cosa da uomini: parla Tiziana Catarci

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Tiziana Catarci è professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni alla facoltà di Ingegneria Informatica all’Università La Sapienza di Roma.

Tiziana Catarci, ingegnere elettronico e professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni alla facoltà di Ingegneria Informatica all’Università La Sapienza di Roma, è il motore di PinkInfoDay, una interessante iniziativa di orientamento finalizzata a convincere le ragazze ad iscriversi alle facoltà di ingegneria e informatica.

“La tecnologia è troppo importante per essere lasciata agli uomini”. Con questa frase, pronunciata da Neelie Kroes in occasione del lancio di ICTLadies, si presenta la giornata di orientamento che intende portare ad una inversione di tendenza il numero di donne iscritte a ingegneria informatica e informatica, davvero troppo basso oggi.

“In Sapienza – dice Tiziana Catarci – il 59% della popolazione studentesca è rappresentata da donne ma pochissime sono le ragazze iscritte a informatica (solo il 10%) e a ingegneria meccanica, informatica ed elettronica (13, 14 e 15%). E il fatto ancora più triste è che queste percentuali riflettono la situazione a livello nazionale, europeo e addirittura mondiale”.

Ma perché le ragazze preferiscono iscriversi a facoltà di aree umanistiche? Ci sono moltissimi studi che cercano di dare una risposta definitiva a questa domanda – risposta che spazia dagli stereotipi di genere alla maggior presenza di modelli femminili –  ma il motivo principale è purtroppo ancora ignoto ed è pertanto difficile individuare un vero correttivo a questa situazione che diventerà tanto più limitante per le donne quanto più, in futuro, la maggior parte dei nuovi posti di lavoro sarà legata all’ICT.  Un recente studio della Commissione Europea, già oggi, afferma che ci sono circa 900.000 posti di lavoro vacanti in ICT in Europa e che con una percentuale femminile in ICT pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9 miliardi l’anno.

Ma le prospettive di carriera sono sufficienti a motivare le studentesse? “Numerose evidenze empiriche – afferma la Catarci – mostrano l’impatto pervasivo di stereotipi e pregiudizi secondo i quali bambine e ragazze non sarebbero “portate” per gli studi delle materie scientifiche, matematica in primis. E questo di certo non aiuta visto che il pregiudizio negativo opera insidiosamente producendo nelle donne una sottostima delle capacità possedute, al di là di quelli che sono i risultati effettivamente conseguiti e conseguibili”. La combinazione stereotipi negativi, dubbio sulle proprie potenzialità e propensione al perfezionismo rappresenta un freno importante.

In questi ultimi anni diverse sono state le iniziative a livello mondiale, europeo e nazionale finalizzate ad avvicinare le donne all’ICT. “In Sapienza – continua la Catarci – nell’ambito del progetto NERD (Non E’ Roba per Donne) abbiamo proposto seminari divulgativi e giornate hands-on alle scuole superiori per mostrare alle studenti la natura creativa dell’informatica. Abbiamo poi organizzato giornate di celebrazione dedicate ad alcune madri della scienza come Rita Levi Montalcini e Ada Lovelace proprio per favorire l’incontro con modelli femminili di successo e contrastare alcuni stereotipi, come l’hacker e il nerd nei quali le ragazze non si possono identificare”. Nonostante gli sforzi non si può certo dire di aver assottigliato di molto il gap uomo-donna in ICT. “Andrebbero implementate azioni che intervengono precocemente e a livelli più profondiafferma Tiziana Catarci – per mostrare che il bagaglio di capacità tecnico-scientifiche è patrimonio anche delle ragazze che spesso sono, ad esempio, meglio orientate al problem solving rispetto agli uomini”.

E il PinkInfoDay si poneva proprio questo obiettivo: far capire alle donne che l’informatica non è cosa da maschi. E per chi si chiedesse il perché del “pink”, anch’esso vecchio stereotipo, nel nome dell’iniziativa Tiziana Catarci risponde: “Perché si può essere ingegnere, informatiche, donne che lavorano in ICT senza mai rinunciare alla propria femminilità, alle proprie propensioni e modi di essere”.

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