UE, Vestager respinge le accuse di “pregiudizi anti-USA” nelle inchieste antitrust

Il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager ha respinto con forza le accuse di nutrire pregiudizi anti-americani che le sono state rivolte in seguito all’apertura delle inchieste contro Google, Apple, Amazon e altri colossi tecnologici statunitensi. Vestager ha dichiarato che le accuse sono completamente infondate e si basano su una poco attenta analisi dei casi aperti dalla commissione anti-trust.

Le critiche rivolte alla Vestager non sono però di poco conto: nello specifico, riporta Reuters, una buona parte di analisti d’oltroceano ritiene che la Vestager stia cercando di proteggere le imprese europee dalla concorrenza statunitense. Il commissario ha ovviamente respinto tutte le critiche, sostenendo che la nazionalità delle imprese non ha svolto alcun ruolo nella sua valutazione.

Alcuni sostengono che le nostre inchieste sui giganti di Internet come Apple o Google siano frutto di un atteggiamento imparziale. Beh, questo è un errore”, ha dichiarato nel testo di un discorso che è stato consegnato alla Foreign Policy Association di New York. “Sì, le aziende statunitensi sono spesso coinvolte quando indaghiamo il settore digitale, ma come si vede sono presenti anche molte imprese giapponesi nei nostri casi,” ha concluso, ribadendo che la nazionalità delle imprese non ha niente a che vedere con l’apertura delle procedure.

La Commissione Europea ha già avviato un procedimento contro Google lo scorso aprile, dopo aver accusato il motore di ricerca di aver “sistematicamente favorito” i suoi prodotti nelle pagine di ricerca generali; sotto accusa anche il servizio Google Shopping, che secondo la Commissione “favorirebbe il proprio prodotto per gli acquisti comparativi nelle sue pagine generali che mostrano i risultati delle ricerche.” 

Ma la Commissione Europea non si limita solo alle azioni anti-trust e la pressione da parte dell’UE sul colosso di Mountain View non accenna a diminuire: pochi giorni fa inoltre è nata una vera e propria piattaforma di segnalazione (che si chiama GRIP Google Redress and Integrity Platform), aperta a quanti ritengono di essere stati vittime di presunti atteggiamenti non concorrenziali da parte del colosso Usa.

Su Amazon la Commissione ha indagato all’inizio dell’anno per il cosiddetto “Tax ruling”, ovvero gli accordi fiscali concessi dal Lussemburgo ad Amazon che costituiscono un aiuto di Stato, e che ha sollevato dei dubbi sulla sua compatibilità con le regole del mercato unico UE. In seguito all’indagine, Amazon ha annunciato un cambio nella propria politica fiscale, cominciando a pagare le tasse in alcuni paesi europei in cui opera maggiormente. Un discorso simile è avvenuto per Apple e la sua scelta di aprire la sede europea in Irlanda, in cui gioverebbe di benefici fiscali che potrebbero essere in contrasto con le normative europee.

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