#IoE, app economy e la velocità dell’innovazione: l’intervista ad Agostino Santoni

Agostino Santoni
Agostino Santoni è Amministratore Delegato di Cisco Italia

Lo abbiamo ricordato molte volte: la cifra distintiva della digital distruption è il fattore tempo o meglio la velocità con cui le innovazioni non solo si susseguono ma impattano sui processi decisionali, di business e anche quelli produttivi della aziende. Basti pensare che il 40% delle imprese oggi leader di mercato, svela una ricerca Cisco, è destinato a perdere la sua posizione a vantaggio di realtà nuove, innovative ma soprattutto con una elevata capacità di adattamento e di reazione ai cambiamenti di contesto. Perché l’innovazione è sempre più veloce, e la velocità spinge essa stessa sull’acceleratore dell’innovazione.

Ne è una prova l’app economy, economia delle applicazioni, che chiama in causa il mondo dell’IT e del software: “oggi usare device mobili attraverso app e smartphone vuol dire essenzialmente una cosa” ci spiega Agostino Santoni, Amministratore delegato di Cisco Italia “vuol dire interagire con il mondo connesso attraverso software che sono soggetti ad aggiornamenti ormai settimanali.”  Per i consumatori vuol dire avere a che fare con upgrade e miglioramenti, per l’industria del software tale accelerazione ha avuto diverse ricadute: “Fare software è un’attività sempre più veloce: i tool di sviluppo permettono di ridurre drasticamente il tempo con cui si realizza una qualsivoglia applicazione e gli standard legati allo sviluppo permettono a molti attori diversi di diventare produttivi in questo settore”. Due fattori che impattano già in prima battuta sulle startup e sulle aziende innovative che molto spesso partono proprio da tali premesse per poter iniziare il loro business.

Ma è una velocità che impatta fortemente sull’hardware, datacenter in primis, e poi ovviamente sulle reti. La velocità delle applicazioni e la facilità con cui miliardi di persone, migliaia di imprese interagiscono giornalmente con prodotti e servizi via mobile, sono la premessa necessaria, e insieme i fattori abilitanti, dell’IoE: “connettere tutto vuol  dire avere un migliore e più facile eccesso ai dati e informazioni. In questo ecosistema, la rete diventa il nuovo sensore diffuso che ha il compito di catturare i dati in ambienti hardware, automatizzati proprio grazie allo sviluppo del software: questa “quadratura” fatta di reti, software e hardware Cisco la chiama Internet of Everything.”

L’Italia ha modo di giocare la sua parte nella partita dell’innovazione e lo dimostrano diversi aspetti, spiega Santoni, del piano Crescita Digitale. Gli investimenti sull’ultrabroadband ne sono un esempio, perché diventano asset strategici per migliorare il sistema infrastrutturale del Paese. Ma è Italia Login a incarnare l’esempio più tangibile delle potenzialità che app economy e mobile possono avere nel ridefinire il modo con cui cittadini e imprese si relazionano con la PA grazie alle reti: “Italia login è un esempio di come si possano integrare i dati in tutti i database di tutta la PA e renderli fruibili, partendo da una mobile application, in modo semplice a cittadini, studenti, Pa stessa e anche impresa. E’ l’esperienza tangibile di come, attraverso l’app economy e le tecnologie si possa cambiare davvero un modello di interazione rendendolo più immediato e più semplice per tutti gli attori in gioco.”

Ecco perché ha senso parlare, quando si parla di IoE, di velocità del digitale: una velocità che fa si che anche le competenze adatte a vivere ed esperire le nuove opportunità si muovano rapidamente per essere altrettanto velocemente inserite a supporto del mondo produttivo: “L’Italia deve dare subito voce digitale alle best practice del maifatturuero, dell’agroalimentare, del turismo, del fashion e del design.” Servono data scientist ma anche esperti di reti che abbiano competenze distribuite tali da essere strumenti per dare loro voce digitale. “In Cisco abbiamo una lunga tradizione di Networking academy, con cui anche quest’anno formeremo tantissimi studenti, circa 20 mila, proprio sulle competenze giuste per entrare nell’economia dell’IoE e per essere attori di innovazione in tutti i settori.”

Infine la velocità della PA, che deve aumentare e che deve essere centrale in questa rivoluzione: “Ecco perché arriveremo a Roma, il 17 novembre, con la nuova tappa dell’IoE Talks. Dopo l’esperienza di Milano e del Triveneto a Roncade, dove abbiamo fatto incontrare gli imprenditori con startup di H-farm, arriviamo a Roma per coinvolgere nella riflessione multidisciplinare dell’innovazione dell’IoE anche la PA insieme a industria e innovazione. Completiamo idealmente un cerchio che comprende tutti e che si apre a tutti, anche alla dimensione culturale che è la cifra, da sempre, degli IoETalks, per muoversi sempre di più su un percorso di innovazione possibile.”

L’accelerazione dell’innovazione pone sfide e opportunità che possono essere colte solo aprendosi a logiche di collaborazione tra attori diversi: creare ecosistemi aperti anche nel business è fondamentale così come lo è per l’app economy: l’adozione di standard open dà la possibilità a nuove idee e nuovi modelli di business di emergere.

La contaminazione è ancora la chiave per realizzare l’IoE. E per innovare.

 

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