Assinform: mercato digitale italiano in ripresa, ma ancora arretrato

L’analisi dei dei dati sul mercato digitale italiano 2015, presentati da Assinform ed elaborati insieme con NetConsulting nell’anteprima del suo rapporto annuale, lascia intravedere qualche boccata di ossigeno per il digitale in Italia: le stime per il prossimo anno, infatti, parlano di una crescita del mercato ICT dell’1,5% arrivando a comprendere un valore di ben 65.882 milioni di euro (contro i 64.234 milioni del 2014 e i 64,908 milioni del 2015). La crescita più forte, in termini percentuali, sarà quella dei contenuti e della pubblicità online che nel 2016 aumenterà del 7,5% (perdendo un punto percentuale di accelerazione rispetto al 2015, ma rimanendo comunque ben stabile nella crescita).

È un cambio di passo rispetto alla discesa che si registrava a partire dal 2012. Il vero punto forte sembra essere quello dell’Internet of Things e i processi e le tecnologie che reggono le dinamiche evolutive della Digital Transformation, anche se guardando i dati è facile affermare che quasi tutti i reparti hanno contribuito alla ripresa (ad eccezion fatta per i servizi di rete TLC, che registrano un calo del 2,4% nel 2015 con una stima di un calo ulteriore di 1,4% alla fine di quest’anno): nel 2015 i servizi ICT a +1,5%, Software e soluzioni ICT a + 4,7%, Dispositivi e sistemi a + 0,6%.

L’anteprima dell’edizione di quest’anno presenta una inversione di tendenza dell’Economia Digitale italiana rispetto agli anni precedenti, con il ritorno al segno più dopo tanto tempo, ma mostra ancora una sostanziale arretratezza dell’Italia rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea” è il commento di Maria Rita Fiasco, Vice Presidente di Assinform. “Basta pensare che il nostro PIL digitale è circa la metà di quello dei paesi di punta come la Francia o la Germania”. Una situazione positiva rispetto agli anni precedenti, ma in assoluto ancora molto arretrata.

mercatodigitale

Due cavalli di battaglia del mercato: Internet of Things e Cloud Computing

I settori che trascinano il mercato verso questi numeri positivi sono il Cloud Computing e l’Internet of Things: il primo è passato da un valore complessivo di mercato di 788,8 milioni di euro registrato nel 2013, ai 1.227,8 miliardi registrati alla fine del 2015, una crescita di oltre il 40% in due anni; l’Internet of Things ha conosciuto invece una crescita più modesta ma comunque importantissima, passando da un valore di 1.430 milioni di euro nel 2013 agli odierni 1.845 milioni con un’accelerazione, proprio nel 2015, del 13,9%.

Sono numeri, in particolare per quanto riguarda il cloud computing che trovano conferma anche nelle tendenze europee: nel “vecchio” continente il cloud computing è stato adottato dal 74% delle organizzazioni europee, di cui la maggioranza, il 47% afferma di avere preferito soluzioni di cloud privato.  È quanto sostiene una ricerca commissionata da Easynet e realizzata da Vanson Bourne, secondo la quale al secondo posto nelle preferenze di chi ha adottato il cloud si collocano le soluzioni di hosting on-premise (26%) mentre l’approccio ibrido – ossia la combinazione di cloud privato e pubblico – è un’alternativa significativa: quasi un’azienda su cinque (17%) lo utilizza come forma principale di cloud computing.

L’instant messagging e il modo di comunicare e relazionarsi sta cambiando tantissimo il mercato”, afferma Fiasco, collegando a questo anche i Big Data che sono un elemento nuovo, che le aziende non sanno ancora bene come sfruttare al meglio. “Il trend della mobilità e la dinamica conversazionale sono dirompenti e abbracceranno i settori in modo trasversale, andando a toccare anche l’Internet of Things, che avrà però dei risvolti soprattutto dal punto di vista delle industrie.”

mercatodigitale2

Ma il gap Nord-Sud non accenna a diminuire

Anche se complessivamente il rapporto parla di dati positivi, è necessario soffermarsi anche su un altro aspetto evidenziato da Assinform: il divario nord-sud cresce ancora lasciando il centro-sud e il Mezzogiorno al palo con dati che presentano un bassissimo tasso di digitalizzazione delle imprese. Anche dal punto di vista dei consumatori le cose non vanno meglio, con un livello di fruizione dei servizi digitali decisamente più bassi in tutto il meridione (dove però gioca anche un ruolo importante l’assenza di banda larga).

La mia opinione personale” sottolinea la vicepresidente di Assinform “è che è vero che si tratta di un gap culturale, ma a monte il problema è di sviluppo economico. Bisogna cominciare a pensare a delle politiche che riportino i giovani a lavorare al sud, perché il cambiamento culturale va di pari passo con quello generazionale. C’è bisogno di interventi strutturali dell’economia sugli attori primari, come la cultura, la ricerca, l’agrifood, buttando le basi per un concreto ricambio generazionale”.

In conclusione, “al di là dei numeri secchi delle statistiche (l’Italia nell’attuale indice DESI europeo sulla digitalizzazione del paese è al 25° posto su 28, ndr), abbiamo del terreno da recuperare e questo è particolarmente evidente”, sostiene Fiasco. “Per fare un esempio, basta guardare al ritardo che abbiamo nell’e-commerce per metterci in condizione di allarme: indipendentemente dall’angolo di visuale che scegliamo per osservare i dati, riscontriamo sempre una velocità di accelerazione non adeguata alla corsa che stanno facendo gli altri Paesi, compresi quelli delle nuove economie”.

mercatodigitale3

 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here