10 anni di Twitter: ce ne saranno altri 10?

Era l’epoca di MySpace. L’epoca in cui YouTube era un rivale di Google Video e quasi tutti, per accedere al Web, utilizzavano Internet Explorer. L’epoca in cui in rete accedeva poco più del 16% della popolazione mondiale (oggi siamo al 46%). L’epoca in cui gli italiani passavano meno di mezz’ora al giorno on-line (oggi siamo ad oltre due ore). L’epoca in cui gli smartphone stavano nascendo, ma internet e mobilità erano – nei fatti – due mondi ancora separati. Era l’epoca dei cellulari e degli SMS.
Era un’altra epoca. Era l’epoca in cui nasceva Twttr, nome che stava nei cinque caratteri dello shortcode di un SMS. Perché era proprio l’SMS, nell’idea di Jack Dorsey, il vettore dei messaggi che avrebbero consentito a piccoli gruppi di amici di comunicare ed essere sempre aggiornati sulle reciproche vite. Cinguettii nati per tenere in contatto piccole cerchie e lontani anni luce, ormai, da quello che è poi diventato l’uso prevalente di uno dei più importanti social network site al mondo.
Non è un compleanno semplice, oggi, quello di Twitter. A dieci anni dalla sua nascita Twitter è in crisi. Una crisi che sta affrontando in modo disordinato e caotico, passando dai cambiamenti al vertice dell’azienda a quelli al modo in cui funziona il servizio ed arrivando a mettere in discussione tutto: persino i 140 caratteri sui quali ha costruito la sua storia e la sua iniziale fortuna. La fortuna di un social network site che è sempre stato caratterizzato dalla grande capacità di intercettare le tendenze dei suoi utenti, talvolta anticiparle, farle proprie e crescere con esse. Dagli hashtag al concetto di trending topic a partire dalla grande intuizione iniziale: quel grafo orientato che divide il mondo in follower e following e che ha determinato l’evoluzione di Twitter sancendone il successo.
Ad oggi  ancora nessun altro social network site è in grado come Twitter di sfruttare le peculiarità del suo grafo orientato.
  • La velocità con la quale l’informazione può diffondersi nella rete, che gli è garantita dalla struttura aperta del grafo che descrive le relazioni tra gli utenti; una struttura che facilita una veicolazione velocissima degli elementi memetici che costituiscono il vero valore di Twitter: i tweet dei suoi utenti.
  • La capacità di mettere in contatto mondi diversi e variegati perché non basati su ego-network; quell’ego-network che finisce – su social network site come Facebook – per il far percepire tutto il mondo come una replica del nostro mondo: viceversa Twitter fa parlare con grande semplicità mondi diversi, facendoci percepire una varietà di significati ed interpretazioni altrove impensabili.
  • La sua dinamica così profondamente basata sulla legge di potenza di Barabasi, per la quale l’asimmetria del grafo sociale, se si comprende che la dinamica delle relazioni non necessariamente è orizzontale ma rompe le barriere della verticalità, diventa un punto di forza consentendo non a tutti, ma al valore dei contenuti di tutti, di contare davvero.
Certo, poco vale tutto ciò se Twitter, come oggi, continua ad essere un business in cerca di modello. Ma solo partendo dalle sue peculiarità potrà trovare un modello in grado di farlo sopravvivere e crescere.
Per farlo potrà cambiare tutto, ma non la natura, che è la natura del modello di costruzione del grafo delle relazioni. È proprio quel grafo orientato, oggi, l’elemento critico dal quale Twitter dovrebbe ripartire. Non conta il fatto che i caratteri siano 140 o diecimila. Non conta il fatto che i tweet vengano visualizzati in ordine cronologico o attraverso un algoritmo. Non conta il fatto che si possano inserire o meno delle simpatiche gif animate nei tweet. Non è diventando come Facebook che Twitter troverà la sua nuova strada. C’è già Facebook a far bene Facebook.
Non abbiamo bisogno di un altro Facebook. Abbiamo bisogno di Twitter, quel sistema che dà voce ai costruttori di senso di tutto il mondo. Quel sistema che consente a tutti di diventare costruttore di senso grazie al valore delle proprie affermazioni, e che permette all’informazione di essere veicolata con una velocità inimmaginabile in altri contesti. Se Twitter comprenderà che il suo futuro non è nella costruzione di relazioni amicali ma nella sua capacità di supportare il sistema dell’informazione allora sicuramente, tra altri 10 anni, saremo qui a parlare di come – ancora una volta – è stato in grado di seguire l’onda delle esigenze dei suoi utenti. Diversamente, probabilmente saremo tutti altrove. Forse sentendo un po’ di nostalgia.

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