Scelta con algoritmo non è scelta politica? Il caso dell’ospedale unico di Pesaro-Urbino

Al bar della spiaggia, in un torrido weekend di fine luglio, il dataKnightmare in incognito si diverte.

Celso detto Àinstain ha inventato un nuovo gioco che funziona così: lui pensa un numero, chi lo indovina vince mille euro, chi non lo indovina paga a Celso mille euro. Ma Mario detto La Testa non ci sta. “Bravo Àinstain,” dice, “e se te ti sbagli a dire che numero hai pensato?”

Ci crediate o no, non ho inventato niente. Quello che ho appena parodiato è in effetti un feroce dibattito politico sulla scelta del sito dove sorgerà il nuovo Ospedale Unico per la provincia di Pesaro-Urbino.

Un po’ di fatti. Dell’ospedale unico della Provincia di Pesaro-Urbino si parla da anni, senza risultati. Ci sono diversi siti candidati, ciascuno con i propri padrini. Il Presidente della Regione Luca Ceriscioli vuole ora affidare la scelta del sito a un algoritmo. Fin qui il dataKnightmare è d’accordo, viva l’oggettività. Ma il Presidente va oltre: secondo lui, un algoritmo serve a sostituire la scelta politica: “Se il percorso politico non arriva a una soluzione io devo decidere” dice, lasciando quasi intendere che il Presidente della Regione non sia parte del percorso politico.

Ecco le parole del Presidente da un’intervista sul Resto del Carlino di venerdì 29 luglio:

È semplice: si prendono i 59 Comuni della Provincia e si inseriscono due dati: popolazione e latitudine e longitudine. E si valuta la distanza da ognuno dei 5 siti proposti […]. Il risultato sarà la somma di quanti minuti ci vorranno per ognuno degli abitanti della provincia per arrivare all’ospedale unico.
Ci saranno altri criteri?
Ovviamente sì. Viene valutata la presenza dell’ospedale di Urbino che incide sulle distanze dei Comuni e poi dovrano essere valutati altri criteri specifici che saranno scelti direttamente dall’assemblea dei sindaci.
Addirittura?
Certo, la Regione ha individuato altri tre elementi di rettifica rispetto al dato semplice di ‘google maps’: la differenza fra area pubblica e area privata; la differenza fra area edificabile e area agricola; il peso del presidio unico o del doppio presidio (che riguarda sostanzialmente solo Muraglia, ndr). Su quanto debbano incidere questi elementi o se qualcuno de’essere eliminato deciderà l’assemblea di area vasta dei sindaci.
Non è più facile la scelta politica?
A quanto pare in questa provincia no.
[…]
Davvero seglierà il sito prima di ferragosto?
Ci conti.

Ma non è solo il Presidente ad avere un’idea molto peculiare del significato di algoritmo. C’è anche l’opposizione, rappresentata dal deputato fanese M5S Andrea Cecconi, che giustamente chiede l’accesso agli atti e la pubblicazione dell’algoritmo ma poi li giustifica con l’idea che l’algoritmo potrebbe essere sbagliato, confondendo così cause ed effetti; ecco le sue parole dal Carlino del 30 luglio:

[…] è noto a tutti che gli algoritmi non siano una formula assoluta e spesso si rivelino errati

Ci sono numerose cose che non stanno in piedi:

  1. è assurdo sostenere che l’uso di un algoritmo non sia una scelta politica, tanto più che si ammette da subito che la scelta dei parametri è affidata a un’assemblea politica; quando si tratta di data-driven il tecnico è politico; l’algoritmico è politico
  2. è altrettanto assurdo pensare, come sembra suggerire Ceriscioli, di usare un algoritmo per scaricare la propria responsabilità; se decido di tirare a sorte, ho la responsabilità della scelta del metodo, e anche quella delle conseguenze (pensate se avessi in tasca una moneta a due teste e “a sorte” vincesse mio cugino)
  3. un algoritmo non può essere sbagliato: se io dico che 3+2 fa sei, non è la moltiplicazione a sbagliare, sono io che faccio una moltiplicazione anziché una somma, la colpa è mia
  4. valutare la distanza è sbagliato, ciò che conta è il tempo di percorrenza
  5. la distribuzione anagrafica dei comuni deve avere un peso, dal momento che i giovani hanno statisticamente meno bisogni sanitari degli anziani
  6. anche il tempo di percorrenza non può essere calcolato da solo: a trent’anni e a 75 la stessa distanza richiede tempi e costi diversi, pensiamo a chi non ha più una patente, per esempio
  7. quale che sia l’algoritmo, mi pare evidente che questo debba essere sottoposto al pubblico scrutinio prima della decisione; innanzitutto perché come dicevamo l’algoritmo non solleva dalla responsabilità; e in secondo luogo perché per chi vuole governare con i dati, l’algoritmo deve essere come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto.

Cosa dovrebbe succedere adesso?

Mi aspetto che il Presidente:

  1. renda pubbliche le specifiche dell’algoritmo, per evidenziare i criteri di valutazione utilizzati
  2. renda pubblica anche l’implementazione dell’algoritmo; non fosse mai che qualche programmatore sprovveduto non abbia compreso le specifiche.

Mi aspetto anche che tutte le parti in causa si preparino un po’ meglio sul significato del data-driven. Se sostenere che un algoritmo non sia una scelta politica (e quindi sollevi dalla responsabilità della scelta) è fare l’Àinstain della situazione, straparlare di algoritmi sbagliati è fare un po’ la figura del La Testa; ma almeno al bar della spiaggia c’è la birra.

 

Qui l’intervista del Presidente Ceriscioli RdC20160729e qui quella del deputatoM5S Cecconi RdC20160730

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