Innovazione ed Economia Digitale: a che punto siamo?

Il World Economic Forum ha diffuso qualche giorno fa a Ginevra l’edizione 2016 del Global Information Technology Report – Innovating the Digital Economy – che ha esaminato in 139 Paesi del mondo i fattori chiave che consentono alla digitalizzazione di sviluppare appieno il proprio potenziale per la società e l’economia.

Sin dal 2001 il World Economic Forum, in collaborazione con l’INSEAD e la Cornell University ha pubblicato una serie di Report misurando attraverso il Networked Readiness Index (NRI), ovvero i livelli della rivoluzione delle ICT a livello globale. L’indice si è evoluto nel tempo e attualmente valuta lo stato di avanzamento dei processi di digitalizzazione attraverso 53 singoli indicatori: accesso e disponibilità di infrastrutture e competenze digitali, tasso di utilizzo delle tecnologie a livello individuale, aziendale e pubblico, livello di impatto socio-economico delle tecnologie tanto per fare qualche esempio.

Le aree di intervento prioritarie

Quattro importanti aspetti emergono dalla lettura del Rapporto 2016:  in primo luogo che l’innovazione si basa sempre più sulle tecnologie digitali e su nuovi modelli di business per raggiungere attraverso l’uso intelligente delle ICT migliori impatti sociali e maggiori risultati economici; in secondo luogo, il modo in cui le aziende stanno adottando le ICT risulta una leva fondamentale per lo sviluppo. In tal senso una priorità da parte dei Governi nazionali dovrebbe essere quella di incoraggiare sempre di più le imprese ed i settori ad abbracciare pienamente le opportunità offerte dalle tecnologie digitali. In terzo luogo, per migliorare gli impatti sulla società sia il settore privato che quello pubblico devono intensificare gli sforzi per investire in soluzioni digitali innovative. Infine che un’economia digitale realmente sostenibile dipenderà dal  quadro di governance in rapida evoluzione che consentirà alla società di anticipare e guidare gli sviluppi delle tecnologie emergenti e di reagire rapidamente al mutare delle circostanze.

I cambiamenti in atto

Nell’ambito del tema “Innovare nell’economia digitale” The Global Information Technology Report 2016 mette in evidenza le modalità in cui la rivoluzione digitale sta cambiando sia la natura di innovazione sia la pressione crescente per le imprese di innovare continuamente. L’analisi ha evidenziato quattro risultati principali:

  1. la rivoluzione digitale cambia la natura stessa dell’ innovazione: una delle caratteristiche principali della rivoluzione digitale è che si nutre di un diverso tipo di innovazione, sempre basato sulle tecnologie del digitale che si accompagna a nuovi modelli di business;
  2. le imprese si trovano ad affrontare una pressione crescente rispetto alla necessità di innovare. Sette sono i Paesi che si distinguono in termini di impatto economico e innovazione digitale: Finlandia, Svizzera, Svezia, Israele, Singapore, Paesi Bassi e Stati Uniti, tutti e sette caratterizzati da livelli molto elevati di adozione delle ICT. Questo poiché la tecnologia a sua volta scatena nuove pressioni competitive che richiedono più spinte verso l’innovazione tecnologica;
  3. le azioni delle aziende e dei Governi sono insufficienti su una popolazione digitale in rapida crescita. Negli ultimi anni, l’innovazione digitale è stata principalmente guidata dalla domanda dei consumatori: le aziende devono poter (re)agire ora adottando le tecnologie digitali per ricavarsi la propria posizione all’interno del mercato in crescita;
  4. una nuova economia si sta imponendo e richiede innovazioni urgenti in materia di governance e regolamentazione che saranno cruciali per assicurare la sostenibilità del nuovo settore economico digitale. Le tecnologie digitali stanno dando vita a nuove dinamiche economiche e sociali che dovranno essere adeguatamente gestite se la trasformazione digitale della industrie dovrà fornire a lungo termine ampi guadagni e impatti positivi e sostenibili alla società. Una economia digitale resistente e persistente richiede nuovi modelli di leadership, governance e comportamenti.

Quali i 10 migliori Paesi digitali?

La composizione del gruppo dei 10 migliori performer in termini di innovazione digitale è rimasta invariata rispetto allo scorso anno. Il gruppo è costituito da un mix tra i Paesi ad alto reddito del sud-est asiatico (Singapore e Giappone) e Paesi europei (Finlandia, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e
Lussemburgo) insieme ovviamente agli Stati Uniti. Appare evidente che l’indice della connessione resti ancora fortemente correlato al reddito pro capite. Sette tra i migliori perfomer sono in Europa malgrado nella regione si riscontrino diversi livelli difformi con la Grecia, ad esempio che perde 4 posizioni scivolando al 70° posto e la Bosnia Erzegovina che chiude il gruppo dei Paesi del continente al numero 97. Invece diversi Paesi dell’Europa Orientale, in particolare la Repubblica Slovacca, la Polonia e la Repubblica Ceca stanno facendo passi da gigante, raggiungendo una posizione tra le prime 50.

La regione Eurasia continua la sua ascesa con il punteggio medio NRI per la regione che cresce in maniera significativa con il Kazakistan, che prosegue il percorso positivo intrapreso negli ultimi anni per giungere quest’anno alla posizione 39.
A guidare le economie  emergenti e in via di sviluppo dell’Asia è invece la Malesia, che continua a funzionare bene fino a classificarsi alla posizione 31; questa performance è indubbiamente sostenuta anche da un Governo impegnato nello sviluppo e implementazione dell’agenda digitale. I migliori cinque Paesi nella regione asiatica  in termini di sviluppo ed uso delle ICT restano Cina, Malesia, Mongolia, Sri Lanka e Thailandia, come nel 2015.

Le prestazioni dei Paesi latino-americani e della regione dei Caraibi permangono ampiamente lontani dalle prime 100 posizioni.

Gli Emirati Arabi Uniti (26) e il Qatar (27) continuano a guidare la classifica del mondo arabo; la regione MENAP (Medio Oriente, Nord Africa e Pakistan) è stata teatro dei due migliori risultati raggiunti quest’anno con la risalita del Kuwait e del Libano di ben 11 posizioni raggiungendo rispettivamente il 61° e 88°  posto.

Infine il report di quest’anno rileva anche diversi Paesi africani e della regione sub-sahariana presentano buone performance di crescita come il Sud Africa che raggiunge il 65° (+10), l’Etiopia (120° posto, in crescita di 10 posizioni), e la Costa d’Avorio (106°, + 9). Malgrado diversi stakeholder stiano spingendo per l’adozione e un maggiore sviluppo del digitale nella regione si riscontrano forti criticità e barriere relative all’accessibilità e alle infrastrutture.

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Italia: presente e futuro

In questa classifica, lItalia ha guadagnato complessivamente 10 posizioni in un anno, raggiungendo il 45° posto, e nell’analisi del WEF è stata inserita  fra i Paesi “top mover”, ovvero quelli che stanno dimostrando una maggiore dinamicità e crescita. I numeri che emergono dal Networked Readiness Index quest’anno sono i numeri di un Paese in cui il percorso di digitalizzazione e innovazione nel 2015 sta producendo un importante valore economico, soprattutto in termini di impatto che il digitale ha sulla società e sull’economia. In relazione all’analisi del WEF è nel gruppo specifico degli indicatori (Impact Subindex) che l’Italia ha raggiunto i migliori progressi risalendo di ben 18 posizioni rispetto agli anni precedenti. Dal confronto in relazione agli indicatori le aree su cui è necessario lavorare maggiormente nel futuro restano l’infrastruttura, il contesto normativo e politico, la capacità di investimento in innovazione, la diffusione nell’uso delle tecnologie ICT a livello individuale e soprattutto a livello di imprese e di pubblica amministrazione. Infatti per ottenere il massimo dei risultati lo sforzo da compiere secondo gli autori del Report deve essere collettivo, ovvero deve coinvolgere e convogliare insieme Governo, aziende e società civile nel suo complesso poiché solo se tutti gli acceleratori interagiranno tra loro potranno creare un circolo virtuoso mettendo a fattore comune tutte le risorse necessarie allo scopo.

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