#MoD: un MOOC sulla Cultura Digitale

I MOOC –Massive Online Open Courses – stanno entrando in una fase di assestamento anche se i numeri continuano a crescere in termini di enti che li forniscono, numeri di studenti e offerta: secondo Class-Central  sono di 1600 i MOOC in partenza  a settembre 2016, di cui 149 sono nuove edizioni.

Dopo una partenza un po’ in sordina nel 2008, quando alcuni ricercatori (David Wiley, George Siemens, Stephend Downes)   fecero qualche esperimento per giocare un po’ sul tema dell’apprendimento personalizzabile attraverso la rete, con il lancio del corso di AI della Stanford University, si è davvero aperta la  dimensione massiva dell’apprendimento online.

Grazie anche alle provocazioni di Thrun, che vaticinava la fine delle università  tradizionali a causa dei MOOC  dal 2012 si dibattono instancabilmente i seguenti temi:

  • l’alto tasso di abbandono dei MOOC
  • il fatto che con la formazione online si risparmia (si ancora!)
  • gli studenti abbandoneranno l’università tradizionale
  • i professori perderanno il lavoro
  • la pedagogia dei MOOC è scadente
  • l’e-learning in generale è poco efficace
  • il valore dei certificati offerti dai MOOC.

Non si può tuttavia ignorare che nonostante questo l’hype sui MOOC non si placa e sono ancora in ascesa nell’Hype Cycle 2016 for Education di Gartner.

Qui non affronteremo tutte queste annose questioni, su cui peraltro ci stiamo interrogando da un paio di anni, ma parleremo del progetto EMMAEuropean Multi MOOC Aggregator. EMMA è una piattaforma che è stata costruita per ospitare corsi online, ma è anche contenuti, culture, lingue, modelli pedagogici e persone. A partire dal tema della molteplicità (la seconda M dell’acronimo) si è lavorato per consentire approcci pedagogici diversi: oltre ai più conosciuti modelli cMOOC (c= collaborativo) e xMOOC (x=tradizionale), accogliendo e inventando modelli nuovi quali ad esempio  hMOOC dove h sta per hybrid, ovvero  corsi che ospitano anche momenti di formazione in diretta.

Nei suoi due anni e mezzo di vita, il progetto EMMA ha offerto una trentina di corsi, offerti da prestigiose Università europee su  temi che potevano essere raggruppati all’interno di un cluster multiculturale come ad esempio la valutazione dell’elearning e le competenze digitali, oppure su temi di interesse generale come la storia della città di Lisbona, degustazione del vino e il cambiamento climatico.

Nell’ultimo anno EMMA ha dato la possibilità a soggetti esterni di sperimentare la piattaforma offrendo gratuitamente una serie di servizi come traduzioni in varie lingue, supporto alla progettazione e alla realizzazione, formazione. Il corso Coding in your classroom Now con i suoi 7700 iscritti è stato il caso di maggior successo non solo per i numeri ma per la capacità di coinvolgimento dei destinatari – insegnanti e i loro alunni, ma soprattutto per aver dimostrato la fattibilità e l’efficacia di questa modalità d’intervento  (il corso è inserito nei 50 corsi di successo di Class Central da un paio di mesi). Il corso è proseguito con una  straordinaria Summer School, così straordinaria che svolgendosi nei giorni del terremoto ha  trovato il modo di piegare il coding alla solidarietà. Il corso è tuttora fruibile ed è già possibile iscriversi ad una nuova versione rivolta a insegnanti per formare  altri insegnanti.

Aprendosi al mondo esterno e accogliendo le proposte di vari enti, soprattutto Università, ma anche ONG e startup,  EMMA si è dimostrata una piattaforma flessibile e inclusiva.

Da EMMA è scaturita l’idea di un MOOC sulla cultura digitale per far conversare a distanza alcuni fra i più significativi esperti ed intellettuali sugli impatti del digitale sulla nostra vita.

I partner di EMMA hanno collaborato per individuare gli esperti e invitarli a partecipare:  la risposta è stata entusiastica. Gli esperti  si sono lanciati in una forma di dibattito online – da cui il titolo Digital Dis-Courses perché appunto si tratta di discorsi liberi, ma aperti al reciproco confronto.

La fruizione dei 12 mini MOOC (mini perché durano due settimane) che costituisco il “MOOC of DISTINCTION”#MoD –  è possibile in modo libero e secondo i propri interessi: utilizzando la serendipità e quindi partendo da uno qualsiasi dei contributi, oppure secondo set concettuali che per orientarsi nel mutevole panorama tecnologico e sociale.

Ogni set offre diverse prospettive e sfide per riflettere e approfondire:

  • Collocare menti individuali all’interno di un paesaggio (Bogliolo, Sorrentino, de Waard, Webster)
  • Mappare i territori emergenti e dirigere l’individuo all’interno dei nuovi regimi socio-tecnici (Orban, Weinberger, Downes, Miranda)
  • Descrivere paradigmi e ri-descrivere e realtà (Boyd, Kerckhove, Powe, van Heusden).

Questi i 12 esperti:

  • Barend van Heusden introduce una teoria della cultura e dei media che è stato sviluppato nel corso di un progetto che supervisiona la cultura l’istruzione nei Paesi Bassi. Alla luce della sua teoria, la sua seconda lezione esamina come l’istruzione possa evolvere in futuro.
  • Bruno Sorrentino guarda l’elemento umano nei processi documentali e riflette sulle implicazioni delle nuove tecnologie e dei social media nel giornalismo e film-making.
  • W. Powe esplora e descrive gli aspetti visionari del teatro mondiale (aka il villaggio globale), gli effetti dell’elettricità, del ruolo dell’immaginazione nella scoperta e la creazione di significato, e il codice identificativo che è al centro della nostra ricerca. Nella sua seconda lezione condivide la sua visione del futuro dell’istruzione.
  • Inge De Waard descrive un esperimento di contenuti e l’apprendimento delle lingue con le scuole secondarie attraverso MOOCs multilingue, e condivide approcci, materiali e riflessioni
  • Derrick De Kerckhove, considerato l’erede naturale di McLuhan, discute come sta cambiando il rapporto con il potere gli schermi. Nella sua seconda lezione egli applica le sue teorie all’istruzione, per darci un assaggio di come l’educazione del futuro potrebbe essere.
  • David Orban discute lo sviluppo esponenziale delle tecnologie e come questo si riferisce al decentramento politico. Nella sua seconda lezione, applica le sue teorie all’istruzione.
  • David Weinberger si chiede perché qualcuno pensa che Internet ci renda stupidi, e guarda alla natura mutevole della conoscenza nell’era di Internet. Nella sua seconda lezione egli applica le sue teorie per il futuro dell’istruzione.
  • Danah Boyd parla della vita nella cultura deglialgoritmi e la misura in cui i big data e l’intelligenza artificiale possono influenzare la società.
  • Cristina Miranda esplora un modello teorico per analizzare e facilitare il dialogo transdisciplinare e la collaborazione tra l’arte, la scienza, l’ingegneria e scienze umane. Nella sua seconda lezione lei guarda l’impatto delle nuove materialità sul futuro dell’istruzione.
  • Stephen Downes parla della nascita di un nuovo tipo di conoscenza nell’era della rete.
  • Juliet Webster affronta le questioni che circondano il divario di genere nel settore delle TIC.
  • Alessandro Bogliolo esplora algoritmi.

IL #MOD offre uno spazio di dibattito su un gruppo FB a cui parteciperanno anche gli esperti: tutti si possono proporre per diventare animatori volontari del #MoD, un’occasione per conoscere da vicino il pensiero di questi esperti. E’ già possibile iscriversi ai diversi corsi del #MoD che inizieranno il 19 settembre  e sono gratuiti.

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Mi occupo di innovazione tecnologica nell’educazione presso CSP, applicando la metodologia dei living lab ed in progetti internazionali sull’apprendimento declinato sui videogiochi, sui MOOC e sull’ambiente marino. Collaboro alle iniziative promosse dalle associazioni di cui faccio parte: l’Associazione Culturale Dschola per tecnologia e scuola, l’Associazione Europea Media & Learning, per media digitali nell’educazione, il Centro Studi di Informatica di Ivrea - Torino per l’uso consapevole della rete, il Museo Piemontese dell’Informatica, per donne e STEM. Ho contribuito all’avvio della sezione italiana di Global Voices Online ed ho organizzato il primo evento italiano sui citizen media e la prima iniziativa italiana di crowdfunding a sostegno del giornalismo di inchiesta. Nell’informatica dal 1981, ho progettato e realizzato le prime versioni dei siti web della pubblica amministrazione piemontese ed ho lavorato nella formazione professionale. Mi occupa di Internet ed educazione dal 1996. Per l’editore Apogeo ho scritto “Internet per la Didattica” e collaborato a “Gens electrica”. Scrivo sul mio blog Puntopanto.

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