PA digitale: abbiamo un piano (ma anche buoni esempi)

Entro il 2018 la PA dovrà risparmiare circa 800 milioni di euro sulla spesa corrente annuale in ICT a livello. Questo è uno dei principali obiettivi del Piano triennale presentato di recente da AgIDe che intende aiutare le pubbliche amministrazioni a pianificare gli investimenti tecnologici in maniera coordinata e strutturata con una visione strategica di medio-lungo periodo.

Per la prima volta nel nostro Paese viene realizzato un documento di indirizzo strategico ed economico sulla base del quale coordinare le attività relative a 4,6 miliardi di euro circa, provenienti da fonti di finanziamento nazionali e comunitarie e stanziate per il raggiungimento degli obiettivi fissati lo scorso anno dalla strategia Crescita Digitale.

Il documento, redatto da AgID, è incentrato sulle componenti del modello strategico di evoluzione dell’ICT e sulle indicazioni rispetto alla spesa e allo sviluppo dei progetti pubblici.

La digitalizzazione dei servizi pubblici, nonostante veda l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa secondo il DESI, presenta però alcune eccellenze come quella della introduzione tra i primi in UE della fatturazione elettronica obbligatoria verso le pubbliche amministrazioni. Del resto anche nel 2014, l’eGovernment Benchmark dava una immagine dell’Italia a doppia faccia: da una parte risultava tra i migliori Paesi in termini di disponibilità dei servizi, dall’altra la situazione era negativa in termini di facilità di utilizzo, accesso e livelli di prestazione.

Tra le cause più rilevanti del ritardo italiano nel settore digitale c’è la frammentazione degli interventi che ha portato a duplicazioni e uso inefficiente e inappropriato  delle risorse, oltre che a una non interoperabilità e integrazione dei servizi sviluppati: il piano triennale per la PA fornisce invece importanti spunti sulle strategie che le pubbliche amministrazioni devono attuare in maniera integrata. In quest’ottica l’esperienza della collaborazione pubblico-privato avviata da Cisco prima in Regione Friuli Venezia Giulia e successivamente nel Comune di Palermo sembra stia funzionando e sia rispondente all’attuale impianto dettato dal piano triennale soprattutto per gli ambiti relativi alla Mobilità, all’Inclusione sociale, alla Eco-sostenibilità e all’Agenda digitale, incidendo su settori nevralgici come quello della scuola in cui gli enti territoriali profondono impegno per formare il capitale  necessario alla la crescita e all’innovazione.

Dopo il Friuli Venezia Giulia, che è stata la prima Regione d’Italia a sperimentare il modello di accelerazione di sviluppo tecnologico #digitaliani messo in campo da CISCO, anche altre realtà territoriali stanno cercando di trasformare le proprie città in “laboratori a cielo aperto” tra innovazione tecnologica e sociale che offra a cittadini, imprese e start up una base tecnologica sicura ed efficiente per sviluppare prodotti e servizi innovativi.

Le best practice del Friuli e di Palermo, quindi, suggeriscono di ripartire dal territorio attraverso infrastrutture, sviluppo territoriale e start up, formazione ai giovani e inclusione sociale.

Non di secondaria importanza l’aspetto di promozione e crescita di nuovi progetti imprenditoriali, facendo leva sul know-how tecnologico, con l’obiettivo di trasformare un territorio in un laboratorio di innovazione tecnologica e sociale espressione di smart community intelligente e interconnessa.

Nella città di Palermo, ad esempio, attraverso il protocollo d’intesa sottoscritto con Cisco si è avviato un processo che porterà alla creazione di nuove opportunità per i giovani, le imprese e il territorio attraverso lo sviluppo di tre filoni di attività principali legati alla formazione, alla implementazione di tecnologie smart city e al supporto per lo sviluppo territoriale e le startup. Nell’area metropolitana palermitana è presente oggi una infrastruttura tecnologica digitale, protetta con moderne soluzioni di cybersecurity, pervasa da connettività a larga banda e corredata da una potente piattaforma tecnologica in cloud. Il progetto è stato ideato traendo ispirazione dalle esperienze di successo a livello internazionale come l’iniziativa dei living lab di Copenaghen. 

Altro esempio di successo di digitalizzazione della PA quello che ha visto il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche del Porto di Trieste, elemento centrale all’interno del quadro economico della Regione Friuli Venezia Giulia. Ad oggi è stata realizzata una rete Wi-Fi nell’area del Porto dedicata agli sbarchi delle grandi navi turistiche, che consente ai visitatori di potersi connettere immediatamente ai loro contenuti e a servizi dedicati alla città. Nell’area commerciale del porto è stato avviato un progetto dedicato al tracciamento delle merci durante le procedure doganali che, grazie all’adozione di soluzioni evolute di sensoristica e controllo, permette oggi di seguire e monitorare in tempo reale le merci sbarcate con importanti vantaggi in termini di sicurezza e di efficienza per tutte le operazioni.

La nostra esperienza locale e internazionale – afferma Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e responsabile del piano di investimenti Digitaliani di Cisco italia – evidenzia chiaramente che visione strategica e capacità di coinvolgere in modo concreto e partecipativo la cittadinanza sono due elementi fondamentali per l’evoluzione smart di una città o di una intera comunità. Non a caso questi sono anche alcuni dei fattori chiave identificati dalla recente ricerca che abbiamo realizzato con il Digital Transformation Institute.  C’è bisogno di un certo rigore e allo stesso tempo di una grande capacità di ascolto. In questo modo si potranno cogliere al meglio anche le opportunità di sfruttare, in ottica di innovazione cittadina, la spinta generale alla digitalizzazione di processi e servizi amministrativi che oggi ci viene dal nuovo Piano per la PA da poco presentato”.

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