Utente al centro: 3 esempi di content design efficace

Sono sempre più convinta che l’autoreferenzialità, come forma di branding, funzioni poco. Gli utenti, che non sono entità astratte e lontane (anche tu che leggi lo sei, come me d’altronde), non sono così sprovveduti da credere ad ogni cosa che le aziende affermano per magnificare i propri prodotti o servizi. Noi, che andiamo a caccia di informazioni online, stiamo pian piano imparando a capire quando viene messa al centro la nostra esperienza o se, al contrario, viene esaltata solo quella del brand che, leader a 360°, vuole mostrarci quanto è giovane e dinamico.

Sebbene sia paladina delle strategie individuali, anti copia e incolla per intenderci, e sia convinta che su quelle bisogna far leva, non nego certo la possibilità di trarre ispirazione da chi è riuscito a progettare e disegnare il contenuto mettendo al centro l’esperienza dell’utente. Ecco allora 3 esempi di content design che sanno valorizzare l’esperienza dell’utente.

McCormick

Nel sito del produttore di salse McCormik, l’utente creando il proprio account e rispondendo a qualche veloce domanda “personalizza” la sua esperienza con il brand e i suoi prodotti. A ciascuno, in base alle risposte fornite, sono offerti contenuti di proprio gusto. Si va oltre la semplice wishlist, per capirci: qui le informazioni del sito, e la sua interfaccia, si adattano al lettore.
Il vantaggio, ovviamente, non è solo dell’utente che fa proprio il brand e lo adegua alle proprie esigenze ma anche dell’azienda che raccoglie informazioni sulle preferenze e le abitudini dei propri consumatori.
Do ut des è la legge della reciprocità: ti regalo un’esperienza tua e tu mi offri informazioni preziose che potrò usare per migliorare i servizi che offro e monitorare il mio business.

Trulia

Trulia.com si muove sullo steso modello, progettando e architettando i contenuti in modo da offrire a chi va sul portale a cercare casa un quadro approfondito che non costringa a completare la ricerca di informazioni su Google.
Per ogni immobile il sito fornisce: descrizioni della casa e del quartiere, belle immagini/video, street view di Google, riferimenti dell’agente che vende l’immobile con tanto di rating sulla sua professionalità, prezzo, valore nel corso del tempo, considerazioni sul livello di accessibilità economica e, la cosa che in assoluto preferisco, una mappa interattiva tutta da esplorare.

Puoi calcolare il percorso lavoro > casa, vedere cosa c’è nelle vicinanze (ristoranti, palestre, etc), individuare le scuole vicine e il loro livello, farti un’idea dei tuoi vicini (single, famiglie, età media, etc) o conoscere la percentuale di criminalità con tanto di segnalazioni, in tempo reale, di eventuali misfatti.

Insomma, se cerchi casa, trovi online tutto quello che chiederesti “fisicamente” al tuo intermediario. L’esperienza vissuta tradizionalmente diventa digitale e si arricchisce, grazie all’uso sapiente di tecnologia e UX design che sa pensare e organizzare con armonia i contenuti.

 

Mindmate

Mindmate è il tipico esempio di quando content design, gamification e utilità si riuniscono in un’app, pensata per tenere in allenamento le persone anziane. E’ un ottimo esempio di come la tecnologia non sia – e non debba essere – solo cosa da e per millenials, ma un supporto concreto per tutti.
Il layout dell’app è semplice, usabile, piacevole. I contenuti sono intelligentemente studiati per i suoi fruitori e l’interfaccia è a prova di nonno. Un esempio efficace di infotainment, info(rmation) “informazione” e (enter)tainment “intrattenimento” a cui ispirarsi.
Non servono sovrastrutture per fare innovazione.


La vera innovazione, dal mio punto di vista, è la semplificazione. Un ritorno all’essenza delle cose, alla semplicità delle parole, alla purezza delle immagini, alla tecnologia che c’è ma non si vede o si percepisce come un pesante e ingombrante ostacolo, alla relazione tra le persone.

Mettere al centro l’esperienza dell’utente è un primo passo per costruire un legame con lui, accoglierlo, metterlo a proprio agio e abbattere le barriere del marketing pieno di buzzword e anglicismi (appunto) che ancora troppo vediamo dar mostra di sé.

Semplice non significa facile: la realtà è un’aggrovigliata matassa da sbrogliare, e non sempre il percorso, da capo a fine, è lineare, senza intrecci o nodi. Allora, a maggior ragione, iniziamo a togliere, con l’obiettivo di valorizzare l’essenziale.

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