Dal Registro ai Registrar: una filiera digitale per la protezione del nome a dominio .it

Per i ragazzi che oggi hanno 12-13 anni internet è una realtà assodata, uno di quei servizi come l’elettricità, il riscaldamento, la televisione, il collegamento telefonico, che ci sono, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma di tutto il lavoro che c’è dietro, degli enti e delle persone che lavorano affinché la rete resti in piedi e garantisca una continuità di funzionamento, probabilmente sanno poco o niente. Se quindi chiedessimo loro di definire addirittura cosa sia il “.it”* la domanda forse cadrebbe nel vuoto ma chi, come noi, era lì quando nacque Internet, sa bene perché ha senso quest’anno celebrare i suoi primi 30 anni di vita.

Sono arrivato al CNR nel 1984 con un corso di formazione cui ha fatto seguito un tirocinio, per poi entrare in sala macchine come operatore al mainframe (grande computer costituito da una potente unità centrale di elaborazione dati capace di gestire molti programmi contemporaneamente, alla quale erano collegati numerosi terminali) di IBM. Con il declino dei mainframe sono passato dapprima a un gruppo di ricerca dedicato ai servizi dei rete che collaborava strettamente con il GARR (Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti della Ricerca), dove i miei colleghi avevano fatto il primo ping per il primo collegamento a Internet italiano, e quindi al gruppo che si occupava della gestione delle prime registrazioni nel .it, avviate nel dicembre 1987, con la successiva nascita, alla fine degli anni 90, di Registro .it, l’anagrafe dei nomi a dominio “.it”, gestito dall’Istituto di Informatica e Telematica del CNR.

Oggi sono responsabile dell’Unità Operazioni e Servizi ai Registrar, ovvero di tutte quelle attività di raccordo e relazione con fornitori di servizi internet (provider) che hanno sottoscritto un contratto con Registro .it per poter anche assegnare i nomi a dominio .it: società di capitali, ditte, società in-house italiane ed estere ma anche istituzioni come l’AGID, come la regione Basilicata e Toscana o come la rete Lepida spa dell’Emilia Romagna. Tutti questi soggetti possono infatti essere Registrar e registrare nomi a dominio per se stessi o per altri enti collegati, per bisogni delle pubbliche amministrazioni e così via.

In generale, quando parliamo di Registrar parliamo di circa 1.200 operatori (il 91% dei quali italiani) che hanno a che fare con la gestione di oltre 3 milioni di nomi a dominio .it e che possono avere bisogni specifici al di là della semplice amministrazione. Per fare qualche esempio: come poter modificare il proprio Registrar? Come ci si deve comportare quando un’azienda assegnataria di un nome a dominio ingloba un’altra? E quali sono le procedure da seguire quando una persona fisica assegnataria di un nome a dominio muore?

Agli inizi, quando le richieste di registrazione dei nomi a dominio erano cartacee (modalità asincrona), l’interazione con gli allora Maintainer (precursori dei Registrar) era quotidiana: occorreva infatti accoppiare le richieste cartacee dei richiedenti con i moduli inviati dai Maintainer e verificare che non vi fossero incongruenze tra di loro a volte dovute alla leggibilità dei documenti ricevuti via fax e anche a trascrizione “errate” che andavano fissate una per una. Si trattava, come è facilmente intuibile, di un’attività molto time-consuming, che evidenziò i suoi limiti al momento del via libera alle registrazioni “illimitate” dei nomi a dominio .it per qualunque soggetto giuridico e/o persona fisica italiana o appartenente a un Paese europeo avvenuta a dicembre 1999 (prima il limite era fissato ad un solo nome a dominio per ogni soggetto giuridico italiano) che portò ad un’impennata delle registrazioni dei nomi a dominio .it e a un aumento del tempo necessario alla loro registrazione.

Fortunatamente nel 2009 è entrato in funzione il sistema sincrono e l’automazione delle procedure, che permisero ai Registrar di compiere autonomamente quasi la totalità delle operazioni di registrazione e di mantenimento di un nome a dominio (con l’adozione del nuovo sistema vi fu anche un aumento della presenza straniera di Registrar stranieri già abituati a usare operazioni sincrone con altri suffissi .com, .de, .eu) lasciando al Registro la gestione e la risoluzione delle questioni più delicate e complesse.

Mai come oggi infatti è importante tutelare la propria identità digitale, anche se non sempre vi è una totale comprensione e informazione al riguardo. Regna ancora confusione, per esempio, tra nome a dominio e sito web: i due termini non sono affatto sinonimi. Se per esempio viene segnalata una attività illecita su una pagina web di un determinato “nomedominio”, non è possibile, per il Registro, “spegnere” solo quella pagina: il provvedimento di sospensione adottato dal Registro si applicherebbe a tutti i servizi legati a quel nome a dominio, dalla posta elettronica all’e-commerce fino da ultimo al sito web.

Spesso riceviamo anche notifiche per cybersquatting – l’accaparramento di nomi a dominio per successiva rivendita a prezzo maggiorato – oppure per lo storpiamento di nomi a dominio esistenti al fine di convogliare il traffico web a proprio vantaggio in caso di immissione accidentale di typo.

Per fortuna il nostro Paese è molto attento e motivato nel mantenere alto il livello di veridicità dei dati di assegnazione e questo emerge durante le verifiche dei requisiti soggettivi, in genere su richiesta di terzi o a seguito di azioni di richiesta da parte delle autorità in caso di indagini in corso. Ci relazioniamo infatti costantemente anche con i corpi di polizia, come la Guardia di Finanza o la Polizia Postale, per una attività costante di verifica e sorveglianza che si sviluppa su tutta la filiera.

La protezione del nome a dominio oggi è una attività straconsolidata ma occorre anche una maggiore presa di coscienza da parte degli utenti finale: confinare in maniera esclusiva la propria presenza digitale su servizi terzi – dai social network alle caselle freemail – significa delegare ad altri il futuro della propria identità e la tutela dei propri dati, che può trovare invece proprio nei nomi a dominio una dimora affidabile e duratura.

Ecco perché abbiamo intrapreso una serie di progetti che da una parte preservano l’affidabilità e la sicurezza dei dati che passano da noi, attraverso attività di R&D interna che operano a livello di reti e protocolli; dall’altra promuovono un uso più corretto e consapevole della rete, a partire da scuole, PMI e libere professioni, affinché la presenza digitale dell’economia italiana possa crescere e possa farlo rendendo conto anche delle sue peculiarità, dal food al design fino al turismo e all’artigianato.

I risultati sono incoraggianti. Ed ecco perché ha davvero senso, oggi, festeggiare.

 

*Cos’è il .it e come nasce?

Visivamente è uno dei modi in cui si può manifestare la parte terminale di un indirizzo internet, come nel caso di Tech Economy. Tecnicamente è un ccTLD ovvero un particolare tipo di Top Level Domain (dominio di primo livello, conosciuto comunemente anche come “estensione”) chiamato “Country Code” che ci indica in due lettere il codice di un particolare Paese del mondo in cui un certo nome a dominio (“techeconomy”) è assegnato. Esistono infatti anche altri tipi di TLD, come i gTLD (generic top level domain, domini generici di primo livello di almeno tre lettere come .com o .net) o i new gTLD (new generic top level domain come .paris, .berlin, .xyz, .apple, .pizza). 

Il nome a dominio nasce dall’esigenza di semplificare la sequenza di cifre che caratterizza gli indirizzi IP (indirizzi numerici utilizzati da qualsiasi dispositivo connesso a Internet) assegnandole univocamente un nome testuale, una sequenza di lettere e/o numeri, combinate dagli utenti, che possano essere facilmente memorizzate. Un Registro (o Registry) è l’organizzazione incaricata dell’assegnazione e gestione di domini e della relativa infrastruttura tecnica sotto una determinata estensione (.it, .eu, .com, .apple, ecc.) da parte di Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers). Nel 1987, Icann ha incaricato il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di gestire i domini Internet a targa .it, dando vita a quello che oggi è Registro .it, che ha sede all’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa. 

Chiunque – persone fisiche, società, liberi professionisti, enti no-profit, enti pubblici o altri soggetti, detti tutti “Registranti” – può richiedere l’assegnazione di un “nome a dominio .it”  rivolgendosi a un Registrar, un fornitore di servizi Internet che ha un contratto con il Registro per gestire i domini .it. Il Registro non si occupa, infatti, di registrare direttamente domini per conto degli utenti finali. Ciascun Registrar, nella massima autonomia, offre servizi di ogni livello e prezzo, dalla semplice registrazione di un nome a dominio alla realizzazione di siti web, alla fornitura di connettività Internet, all’erogazione di servizi altamente specializzati. Ogni Registrar stabilisce in autonomia anche i costi della registrazione e del mantenimento dei domini .it. 

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