GARR e l’importanza delle reti di conoscenza: intervista a Federico Ruggieri

Prima di essere infrastruttura, GARR è una comunità”. Federico Ruggieri, laurea in fisica e direzione del GARR dal 2015, rimarca fin da subito l’importanza delle reti di conoscenza, i cui nodi sono facilmente congiungibili grazie alle infrastrutture tecnologiche che GARR, la rete nazionale a banda ultralarga, dedicata alle comunità della ricerca e dell’istruzione, mette a disposizione.

La rete è nata in tempi non sospetti, quando non erano ancora nate le grandi reti commerciali – afferma Ruggieri – ma quando era già chiara l’importanza di avere una infrastruttura dedicata che consentisse ai ricercatori di tutto il mondo di poter lavorare a distanza, condividendo progetti scambiando anche grandi quantità di dati ad elevate velocità”. Tutto il lavoro è incentrato sul trovare soluzioni tecnologiche che possano diminuire o annullare le distanze, facilitando la condivisione e quindi la ricerca “impossibile ormai da programmare in singoli laboratori”.

Tra gli strumenti più importanti che mettiamo a disposizione – continua Ruggieri – c’è IDEM, che sta per IDEntity Management federato per l’accesso ai servizi, che consente non solo il riconoscimento degli utenti, come avviene per esempio con SPID, ma permette anche di individuare la qualifica dell’utente che accede e riconoscere così le attività che questo può svolgere. Non solo una identità digitale che risponde al chi sono, ma anche al cosa posso fare”.

Quali gli elementi indispensabili a costruire reti di conoscenza?

Per fare comunità c’è bisogno di esigenze comuni alle quali si ha consapevolezza di non poter far fronte da soli. Nel nostro caso, ad esempio, sappiamo perfettamente che le sfide scientifiche attuali non sono possibili da raccogliere da parte di un solo gruppo di ricerca: servono investimenti in tecnologia e risorse umane. La spinta a mettersi insieme è pertanto naturale, insieme alla consapevolezza che non si potranno avere risultati e ritorni a breve termine.

Costruire consenso intorno a bisogni comuni è quindi ciò che serve a fare comunità. Il “dover collaborare” per sopravvivere e vincere sfide. Una cosa che si deve essere in grado di riconoscere prima che diventi bisogno impellente, visto che per costruire reti ci vogliono tempo e risorse. GARR, spesso è in grado di anticipare le necessità della comunità scientifica con soluzioni personalizzate, proprio grazie al dialogo quotidiano con i propri utenti.

La nostra conferenza GARR, in programma dal 15 al 17 novembre a Venezia, sarà un’occasione di ascolto, utile a raccogliere le necessità dei membri della nostra comunità.

Problema di collegamenti delle scuole a Internet: quale il possibile ruolo di GARR?

La nostra rete offre la possibilità alle scuole italiane di collegarsi e sfruttare velocità che arrivano fino ai 100 Mbit/s simmetrici, ovvero sia in upload che in download. Al momento abbiamo oltre 500 scuole che fruiscono di questo servizio: circa 150 direttamente connesse in fibra, prevalentemente collocate geograficamente nel sud Italia grazie ad un progetto specifico finanziato dal MIUR. Molte anche le scuole dell’Emilia Romagna per un progetto regionale che sta gestendo Lepida che veicola le scuole verso la nostra rete. Potenzialmente potremmo “ospitare” tutte le scuole, anche se alcune Regioni non hanno fatto questa scelta, ma ciò è possibile solo attraverso una sinergia con il MIUR e i soggetti che gestiscono fondi infrastrutturali che garantisca non solo un investimento iniziale ma anche la sostenibilità del progetto nel tempo. Non si può pensare di aver risolto i problemi di connessione alle scuole collegandole ad una rete e non garantendo la possibilità di fruire del servizio per un periodo medio-lungo.

Oggi molto si parla di ecosistemi digitali aperti e interoperabilità: quanto sono importanti gli standard?

Gli standard nella tecnologia hanno grande importanza, anche se l’ostacolo più grande non è tanto nell’adottarli quanto nel farli adottare da chi poi li deve utilizzare. È per questo che nel tempo si sono diffusi molti “standard de facto”: un esempio è anche il TCP/IP diventato standard prima di essere codificato.

Orientarsi nella scelta di standard aperti è indubbiamente da preferire perché garantiscono competizione oltre che interoperabilità e indipendenza, ma non sempre si riesce a farlo. Diciamo che, vista anche la velocità con cui cambia la tecnologia, si possono prendere in considerazione diverse soluzioni e più di uno standard, non limitandosi a guardare soltanto a quelli aperti.

Quali i progetti GARR in corso a suo avviso più interessanti?

Difficile fare una selezione, diciamo che tra i tanti in cantiere ci sono quelli che prevedono una evoluzione della rete. Il primo con INRIM, che si occupa di standard e misurazioni, con cui stiamo sperimentando la possibilità di veicolare attraverso la rete dati segnali speciali utili a fare misurazioni precise. Il secondo, con il Conservatorio Tartini di Trieste, è il progetto LOLA (Low Latency) che consente di usare la rete per permettere a persone geograficamente distanti di suonare insieme. Per farlo è necessario abbassare la latenza del segnale, rendendo impercettibile il ritardo. È una sfida già avviata che ci consentirà in futuro di usare la rete anche per cose diverse da quelle che siamo abituati a vedere oggi.

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