Monete virtuali: il progetto Criptoeuro

Quando si parla di criptovalute la memoria corre veloce verso racconti di speculazioni (o mancate speculazioni) legate ai bitcoin, sui quali per molti, giornalisti compresi, la confusione regna sovrana. Le criptovalute, compresi quindi i bitcoin, non sono altro che monete elettroniche basate sulla tecnologia blockchain, ovvero una banca dati distribuita costituita da blocchi di transazioni collegate tra loro (tramite un hash) a formare una catena che diventa sempre più forte al crescere del numero dei blocchi. Una tecnologia che rende gli scambi affidabili, trasparenti, convenienti, solidi e irrevocabili e che non è applicata soltanto alle monete virtuali ma in molti altri contesti.

I vantaggi delle criptovalute, secondo Fausto Jori di Reply, sono fondamentalmente tre: programmabilità della moneta, ovvero possibilità di definire le finalità di una valuta; possibilità di split transaction da n portafogli a n destinatari con un’unica transazione e auditabilità, ovvero tutte le transazioni sono tracciabili in un unico registro condiviso. A fronte di questo, però, diversi sono i limiti che rendono le criptovalute problematiche nella vita reale: volatilità,  difficoltà di acquisizione, riconoscimento parziale e politica monetaria assente.

E se si creasse una cryptocurrency ufficiale, regolata dalle banche centrali?

Si potrebbe, in questo caso, pensare a diversi vantaggi interessanti quali l’alta programmabilità, la vigilanza dell’autorità bancaria, l’elevata trasparenza data dalla distribuzione ledger e un valore che potrebbe essere di 1:1 con la moneta corrente. Questo porta a parlare di Critoeuro, un progetto su cui sta lavorando Reply in collaborazione con il PoliMi, Enel, Ania e Mediolanum, finalizzato a indagare la possibilità di rendere più efficienti le filiere in alcune industrie, quali energy, insurance, banking, che trarrebbero beneficio da sistemi di pagamento ‘programmabili’.

Il criptoeuro – ha affermato Valeria Portale, ricercatrice Polimi, durante la presentazione del progetto al Salone dei pagamenti di Milano – potrebbe ridurre l’economia sommersa, creare una maggiore efficienza nel sistema bancario e aiutare a diffondere una corretta cultura circa le monete virtuali di cui si avverte forte il bisogno”.

Quali gli ambiti di utilizzo del cripto euro?

Questa moneta virtuale sarebbe ideale in alcune filiere verticali quali  insurance, energy e banking, ma potrebbe trovare utilizzo, secondo Nicolò Romani, head of innovation di SIA,  anche per la social spending (ad esempio per i bonus cultura ai giovani).

Si deve partire dal concetto che – secondo Romani – prima si decidono le finalità di una criptovaluta e poi la si progetta e crea”.

Quali i limiti del cripto euro o di altre monete virtuali?

Non solo rose ovviamente per le monete virtuali, visto che nel distributed ledger e nella blockchain ci sono opportunità ma occorre prestare attenzione a diverse criticità.

C’è grande bisogno di consapevolezza – afferma Demetrio Migliorati, Innovation Manager e coordinatore del programma di sviluppo sulla Blockchain di Banca Mediolanum – perché Blockchain non è sinonimo di Bitcoin, e questa differenza nel grande pubblico non è ancora percepita. Oltre alle criptovalute, che hanno ormai grande diffusione (almeno 12 criptocurrencies hanno oltre 1 miliardo di market cap), ci sono migliaia di casi d’uso basati su blockchain e distributed ledger, con o senza criptomoneta dedicata, in ogni industry del pianeta. Noi crediamo fortemente che i distributed ledger e le blockchain possano essere utilizzati nel settore finanziario e in quello del credito con una positiva ricaduta sull’intero sistema Paese. Un esempio per tutti può essere una criptomoneta completamente dedicata alle SME per abbattere il rischio di credito e semplificare l’accesso al credito stesso.

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