L’influencer e l’hotel di Dublino gratis: chi di viralità ferisce, di viralità perisce

Una ragazza scrive ad un hotel chiedendo un soggiorno gratis per se stessa e il suo ragazzo in virtù del suo essere una “influencer” e l’hotel risponde pubblicamente definendola una “scroccona”: una risposta che attira l’attenzione del web. La storia diventa virale, ma nessuno dei due protagonisti della storia sembra uscirne bene.

Le cose sono andate così: lo scorso 16 gennaio sulla pagina Facebook del The White Moose Cafè – un ristorante di Dublino – compare il post di Paul Stenson, general manager del Charleville Lodge Hotel (l’hotel connesso al ristorante White Moose). Nel suo lungo post, Paul Stenson racconta una storia tipica dell’era social: una ragazza inglese, che si dichiara una “influencer” da 87mila iscritti sul suo canale YouTube e 76mila follower su Instagram, scrive all’hotel chiedendo di poterci soggiornare, gratis, insieme al suo fidanzato, per quattro notti, nel weekend precedente a San Valentino in cambio di visibilità alla struttura attraverso video e foto pubblicati sui suoi canali social, assicurando che questo avrebbe portato più traffico al sito dell’hotel e un incremento delle prenotazioni presso la struttura.

elle darby hotel gratis dublino
facebook.com/WhiteMooseCafe

Ma ad attirare l’attenzione è la risposta di Stenson che, con un pizzico di retorica, chiede alla ragazza se fosse davvero convinta che i “Like” dei suoi followers bastassero a pagare gli stipendi del personale dell’albergo che si sarebbe preso cura di lei e del suo ragazzo durante il loro soggiorno nell’hotel. Non solo: Stenson afferma che la richiesta della “influencer” è sfrontata e poco dignitosa e sottolinea che l’hotel ha già un seguito abbastanza nutrito di follower sui social, ma che mai era venuto in mente a nessuno di chiedere qualcosa gratis. La risposta diventa virale, accendendo l’ormai annoso dibattito sugli influencer e la loro ormai consolidata prassi di “vendersi agli sponsor”.

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facebook.com/WhiteMooseCafe

La storia potrebbe anche finire qui se non fosse che, nonostante Stenson abbia oscurato il nome della ragazza, in molti riescono a identificarla in Elle Darby, 22enne inglese con un discreto seguito nell’area britannica, che sui suoi canali social parla principalmente di moda e cosmetici oltre che a raccontare la sua vita pubblica e privata come nella migliore tradizione degli influencer.
Così, su Elle comincia a cadere la solita pioggia di insulti di rito, tanto che la ragazza finisce per pubblicare un video in cui, affranta e in lacrime, racconta lo shitstorm subìto dopo essere stata messa alla mercé del web da Stenson.

Ma poi succede qualcosa di piuttosto interessante. Perché se Elle continua a prendersi la sua parte di insulti, la situazione non è tanto tranquilla nemmeno dalle parti di Paul Stenson: nei commenti al suo post pubblicato sulla pagina del The White Moose cominciano ad apparire commenti piuttosto aspri che giudicano la sua risposta “poco elegante”, per aver esposto una ragazza al pubblico ludibrio del web quando avrebbe potuto semplicemente rispondere no, e “poco saggia” la decisione di bandire le personalità del web dal suo albergo in un momento in cui gli influencer rappresentano (che piaccia o meno) un nuovo modo di fare marketing:

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facebook.com/WhiteMooseCafe
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facebook.com/WhiteMooseCafe
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facebook.com/WhiteMooseCafe

 

Stenson tiene botta e risponde nello stesso modo caustico a quasi tutti i commenti critici, ma comincia a venire il sospetto che i suoi 15 minuti di popolarità siano finiti una volta esauritasi la prima ondata di “sbornia social” causata dal suo post, che ha permesso un po’ a tutti di concedersi i soliti due minuti d’odio quotidiani contro il personaggio di turno.

Insomma, un’improvvisa ondata di visibilità che però sembra aver messo nei guai anche lo stesso ristorante e l’hotel oggetto del contendere tra Elle Darby e Paul Stenson. Questo almeno a giudicare dall’avviso che campeggia attualmente nella sezione “Informazioni” della pagina del White Moose Café:

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«Tutti i post sulla nostra pagina sono effettuati da Paul Stenson e non rappresentano il pensiero della Celestine LTD, del Charleville Lodger o del White Moose Cafè» facebook.com/WhiteMooseCafe

In un certo senso Stenson sembra essere rimasto vittima del suo stesso gioco: e quella visibilità offerta da Elle Darby da lui snobbata si è trasformata in una visibilità negativa per se stesso e per il brand che gestisce.

A quanto pare il problema di fondo è sempre lo stesso: non si può pensare di ottenere una risposta completamente positiva partendo da una comunicazione connotata negativamente come quella di Stenson: per quanto sagace, il post che ha dato il via a tutta la faccenda aveva i classici toni da hater e probabilmente è stato pubblicato senza pensare a che tipo di impatto avrebbe avuto sull’immagine dell’albergo e sulla sua percezione da parte del pubblico.

Inoltre, essere “virali” non significa necessariamente incontrare il favore del pubblico, ma essere semplicemente “più visibili” per un dato intervallo di tempo. Sia per Elle Darby che per Paul Stenson e il suo hotel la visibilità ottenuta ha messo in luce l’altra faccia della medaglia dell’essere virali: ovvero, essere esposti a critiche, più o meno fondate ed espresse in modo civile, e bersaglio dell’azione di coloro che fanno dei flame online una specie di hobby quotidiano. Il punto, quindi, è saper gestire questo inevitabile effetto collaterale dell’essere improvvisamente “famosi” sul web.

Lesson Learned: Raggiungere la viralità significa, anche, ottenere una sovra-esposizione del proprio brand in modo rapido e incontrollato. Sei certo di saper gestire questa improvvisa popolarità, sopratutto quando arriverà qualcuno a criticarti? (Perché fidati: questo qualcuno arriva sempre).

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