GeoDigital Transformation: e l’Italia?

La Digital Transformation tema centrale del recente EUROGI Members Meeting sul tema “Geospatial & Digital Transformation key for Industrial Revolution 4.0 and Society”, organizzato presso l’Università degli Studi di Salerno in collaborazione con AM/FM GIS Italia.

EUROGI (European Umbrella Organisation for Geographic Information) rappresenta utenti e fornitori provenienti dal settore pubblico e privato europeo che si occupano a vario titolo di tecnologie e informazioni basate sulla posizione. La missione di EUROGI è facilitare la creazione di valore partendo proprio dall’informazione geografica per una Europa sostenibile, prosperosa e coesiva. Numerosi sono gli eventi che questa organizzazione realizza sul territorio europeo, non da ultimo una serie di appuntamenti nazionali itineranti dedicati al programma Copernicus, “Copernicus Training and Information Session”, destinato sia ad utenti esperti che a comunità di utenti intermediate.

Il programma dell’evento tenutosi a nella sede universitaria di Fisciano è stato organizzato in modo tale da presentare agli ospiti provenienti da EUROGI lo stato dell’arte italiano su questo tema, best practice comprese. A parlarne AgID, ISTAT, ISPRA, l’Università della Basilicata, ESRI Italia, Almaviva, Planetek e Studio Sit.

Partendo da cosa si è fatto e da cosa si sta facendo, la lezione appresa al termine della prima sessione è senza dubbio focalizzata su due aspetti fondamentali: la reale dimensione che deve assumere questo fenomeno e il ruolo strategico che rivestono al riguardo le competenze digitali.

Riteniamo importante menzionare i programmi che l’Agenzia per l’Italia Digitale sta portando avanti in conformità con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, azioni che rientrano nel Piano triennale per l’ICT con un focus specifico sull’informazione geografica.

Immagine tratta dalla presentazione di Daniele Intravaia

Osservando questo schema si comprende la complessità delle azioni intraprese da AgID che sono quindi una testimonianza dell’ampio contesto nazionale che viene impattato dal raggio di azione della digital transformation. L’ecosistema richiamato da Intravaia include la Sanità, lo Stato Sociale, la Scuola, la Mobilità, per citarne solo alcuni, e il modello di interoperabilità, più volte richiamato, assume un ruolo fondamentale per far dialogare istituzioni, tecnologie e utenti. Parlare di digital transformation significa uscire dai confini puramente tecnologi dell’evoluzione digitale. È vero che qualsiasi discussione fatta sui key topic della digital transformation non può prescindere dalle quattro tecnologie abilitanti: la cosiddetta Third Platform – mobile, cloud & big data analytics, social media, internet of things (IoT) – o, se vogliamo, da una differente prospettiva, non può prescindere dagli acceleratori di innovazione, ossia (oltre a IoT), robotics, cognitive computing / artificial intelligence, realtà aumentata / virtuale, blockchain. Tuttavia, la tecnologia deve essere vista come strumentale a questo obiettivo, poiché, come è stato affermato, il cuore della digital transformation deve essere visione a medio-lungo termine, basata su un approccio ampio e multi-culturale dove anche altri fattori devono entrare in gioco. Ad esempio la comunicazione, fondamentale per coinvolgere le persone a diversi livelli; la governance, funzionale alla progettazione di piani e metodi finalizzati a portare a bordo l’innovazione in modo sistematico; l’informazione, asset primario la cui disponibilità, insieme ai tool per gestirla, rappresenta uno stimolo all’attivazione dell’intero processo.

Un altro aspetto importante, richiamato spesso durante i lavori, è legato alle competenze digitali. Alla velocità del cambiamento non sempre corrisponde la capacità di formare competenze adeguate. Tenere il passo richiede un processo di polarizzazione delle professioni e quindi la richiesta di specifici livelli di skill, a cui ancora non si è in grado di dare una risposta strutturale. In questo caso, è necessario innanzitutto prendere consapevolezza di questo ostacolo affinché s’intervenga con un reale processo di trasformazione. Le scuole professionalizzanti e le Università dal canto loro stanno già da tempo mettendo in campo risorse per incrementare la loro offerta formativa e adeguarla a una domanda nuova del mercato del lavoro attuando un processo di innovazione che è implicito nella loro stessa missione. Le Istituzioni, così come il settore privato, scontano un ritardo che, sebbene motivato da cause diverse, oggi incide significativamente sui processi di digital transformation. Di fatto, la ricaduta effettiva di questi processi tarda a produrre i suoi effetti per una serie di limiti riscontrabili nella mancanza di un piano strutturato di reclutamento e di sviluppo delle competenze. Pensare tra le altre cose a un apprendimento continuo, collaborativo e autogestito sulla base della condivisione di best practice rappresenta senza dubbio una soluzione seamless verso la crescita delle professionalità interne che potranno giocare un ruolo importante anche nell’ottica di un processo di open innovation.

In estrema sintesi, questi sono alcuni dei gap ancora da colmare e che rappresentano dei mattoni importanti per costruire innovazione – obiettivo finale di questa rivoluzione – in ogni tipo di organizzazione e aspetto della società umana. Di fatto, come è apparso subito evidente sin dai primi interventi, il grande impegno (e i tanti investimenti) che le Istituzioni governative e pubbliche, la ricerca scientifica e il settore privato hanno messo e continuano a mettere in campo per alimentare questa evoluzione digitale non possono rappresentare dei silos ai quali si chiede di avere un effetto di disruption, di rottura appunto con il passato nelle fasi finali del processo generale. Occorre comprendere che abilitare la digital transformation significa impattare anche sulle attività che attengono alla sfera personale e privata della vita quotidiana di ciascun individuo. Il concetto di “Società 5.0” – una nuova società intelligente che aiuta a risolvere i problemi sociali piuttosto che semplicemente migliorare la produttività – è fortemente connesso a quello di digital transformation, l’uno non può prescindere dall’altro, poiché i benefici dell’informatizzazione e delle nuove tecnologie saranno tali nella sfera industriale del Paese, con l’ottimizzazione delle risorse economiche e materiali, ma saranno incentrati e indirizzati verso le persone.

Di digital transformation si continuerà a parlare alla conferenza annuale di AM/FM GIS Italia in programma a Roma il 5 luglio prossimo.

Facebook Comments

Previous article2020: il 35% delle app aziendali userà la voce come interfaccia
Next articleSanità e cybersecurity rapporto difficile
Gli autori condividono la partecipazione a due Associazioni impegnate da alcuni anni nella promozione della Geo-ICT e la valorizzazione dei dati geospaziali: Stati Generali dell’Innovazione (SGI) e Automated Mapping/Facility Management GIS Italia (AM/FM GIS). FULVIO ANANASSO. Ingegnere elettronico, ha ricoperto varie posizioni manageriali nell'industria e nei servizi -- Direttore Marketing e Regolamenti Internazionali, Dir. Studi, Direttore Iridium Program Office, DG/AD di Iridium Italia (società del gruppo Telecom Italia per la resa di servizi Iridium in Europa e Sud America). E’ stato Professore Associato all’Università di Roma-Tor Vergata dal 1987 al 1990 e DG Studi AGCOM dal 2007 al 2012. Dal 2013 è imprenditore e mentore di iniziative ICT-driven, curando formazione imprenditoriale e open innovation per lo sviluppo e accelerazione di startup e piccole-medie imprese (PMI). Ha 40+ anni di esperienza nelle telecomunicazioni / ICT - general management, negoziati e operazioni internazionali, innovazione e trasferimento tecnologico, marketing, promozione e sviluppo business, … -, con copertura di aspetti tecnologici, giuridici e socio-economici. E’ Presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, Consigliere del Club dei Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma e socio di AM/FM GIS Italia. SERGIO FARRUGGIA. Laurea in Fisica, è consulente Geo-ICT. Collabora a progetti nazionali ed europei inerenti: Geographic Information, Spatial Data Infrastructure, GIS. In precedenza, dirigente responsabile del Sistema Informativo Territoriale del Comune di Genova, dal 1995 al 2007. Membro del Comitato Esecutivo dell’Associazione Geographic Information Systems International Group (GISIG), dal 1996 e, dal 2014, in rappresentanza di ANCI, membro del GdL8 “Reti di Sottoservizi” e GdL 2 “DB geotopografici”, promossi dall’Agenzia per l’Italia Digitale, AgID. Attualmente è v-presidente di SGI e Segretario Generale di AM/FM GIS. MONICA SEBILLO. PhD, professore associato di Ingegneria Informatica, afferisce al Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno. E’ responsabile scientifico del laboratorio GIS dove è tutor di tirocini formativi e relatore di tesi di laurea e di dottorato. Svolge attività didattica per i corsi di laurea in Informatica. I suoi interessi scientifici includono: i database spaziali, i sistemi informativi geografici e la Human-GIS interaction. È iscritta all'albo degli esperti per il MISE e per il MIUR. E’ ACM senior member, Segretario ASITA, Presidente AM/FM GIS e socio SGI. E’ membro di comitati di programma di conferenze internazionali ed è responsabile scientifico di progetti e convenzioni con aziende ed enti pubblici. E’ autrice di oltre 100 pubblicazioni.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here