Gabriella Paolini: per le donne in IT doppio sforzo ma doppio risultato

Cosa significa fare il tecnico di rete ed essere una donna? Un doppio sforzo nel dimostrare la propria competenza“. Lo dice ridendo Gabriella Paolini, responsabile formazione di Consorzio GARR, considerata una delle massime esperte di IPv6 in Italia. “Quando lavoravo per un Internet Service Provider e facevo assistenza tecnica telefonica, appena sentivano la voce di una donna chiedevano: mi passa un tecnico per favore? E come facevo a spiegare che il tecnico ero io?“. E ride di nuovo Gabriella. Ci è abituata, ironizza e non si fa certo scoraggiare dai pericolosi stereotipi di cui non ci accorgiamo ma che “sono più pericolosi delle polveri sottili” dice la presidente di EWMD Nadia Caraffi.

Cassandra digitale e untrice di nuove tecnologie, così si definisce sul suo blog. Ed è proprio sulla formazione che secondo Gabriella si deve puntare, non solo per abbattere il digital divide di genere. “Nasco come programmatore. Dopo aver lavorato per diversi ISP nel ruolo di tecnico addetto alle reti, nel 2000 sono approdata a GARR dove ho seguito inizialmente la parte operativa su reti, domini e IP, seguendo poi la parte IPv6 su cui siamo stati tra i primi in Italia a farci formazione e parlarne“. Tanto da conquistare il soprannome di “Lady IPv6” che Gabriella cita con orgoglio.

La formazione – continua Gabriella – è una delle mie passioni. Ci credo tanto da pensarla in ogni contesto e per ogni target. Interessante una iniziativa che abbiamo portato avanti di recente utilizzando finanziamenti su fondi infrastrutturali, legata alla promozione di Internet, che abbiamo rivolto ai docenti e ai ragazzi delle scuole. Per Conoscere Internet abbiamo reso disponibili le lezioni su specifica piattaforma Moodle e su Youtube. In quel caso abbiamo fatto un lavoro importante finalizzato a rendere i contenuti il più accessibili possibile, semplificando il linguaggio ma facendo attenzione a non banalizzare i contenuti”. 

Quali le barriere che limitano l’accesso delle donne alle professioni più tecniche legate all’ICT?

Devo dire che da quando lavoro al Consorzio GARR non mi sono mai sentita in difficoltà in un ruolo tecnico: il mio primo responsabile della parte operativa era proprio una donna, Claudia Battista. Ma molti sono stati i tavoli tecnici ai quali ho partecipato e dove l’unica donna ero io. Dovremmo lavorare molto sulle nuove generazioni: l’interesse per l’informatica e l’elettronica è uguale per tutti i bambini, ma a una certa età purtroppo è come se salisse una barriera che porta le ragazze ad allontanarsi dalle STEM. Credo molto dipenda dal ruolo delle famiglie che contribuiscono ad alimentare stereotipi legati alla “scarsa predisposizione delle donne per le materia scientifiche” o, peggio ancora, al catalogare lavori come da uomo e da donna.

Quale la parte più bella di questo lavoro? Perché le ragazze dovrebbero considerarlo un bel lavoro?

Lavorare in informatica è un po’ come essere sempre avanti, nel futuro. Sei di una versione che è più aggiornata rispetto agli altri e questo è un vantaggio. E’ un vantaggio perché devi conoscere, non puoi mai smettere di informarti e leggere, devi studiare il futuro, cercare di capire come evolveranno le cose. Lavorare nei settori scientifici mostra tutta la bellezza della ricerca, del non accontentarsi, del guardare oltre. E, soprattutto, la bellezza del fare qualcosa che ti appassiona.

Un messaggio per le ragazze che devono scegliere il percorso di studi alle superiori o all’università?

Ragazze, avete tante potenzialità e avete a disposizione strumenti nuovi che vi consentono di sfruttarle al meglio. Dovete essere consapevoli delle vostre capacità e pensare che ciò che vi diverte potrebbe diventare il vostro lavoro. Succede quando vi piace fare i video e diventate delle esperte in questo settore. Succede quando fate di una cosa che vi piace la vostra professione. Io l’ho fatto, di questo sono contenta.

 

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