Basta contraffazione grazie alla Blockchain?

Un hackaton su blockchain finalizzato a difendere la proprietà intellettuale e i consumatori dalla contraffazione. Questo è Blockathon, maratona informatica di 48 ore organizzata dall’ufficio decentrato dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, Euipo, in cui si è classificato primo un team tutto italiano, Cryptomice, coordinato da Thomas Rossi 

Siamo venuti a conoscenza dell’hackaton – racconta Rossi – da una società che segue a livello strategico vari brand di lusso, una delle categorie che soffre il problema della contraffazione. E’ stato un hackaton organizzato benissimo, molto stancante per via del tempo contato per preparare la proposta, però impeccabile da tutti i punti di vista. Il problema era chiaro e c’erano molti mentor a disposizione per spiegarci i dettagli di come funzionano oggi gli scambi tra proprietari dei brand, operatori logistici, dogane e distributori.

L’evento, che ha coinvolto undici gruppi di programmatori, ha visto affermarsi il team costituito da Thomas Rossi, Luca Vaccaro e Valerio Vaccaro, ingegneri del Politecnico di Milano, accompagnati da Fabian Niederkofler, UX designer dallo IED. “Ci interessiamo tutti del mondo crypto dal 2014″ – racconta Thomas Rossi. “Inoltre Luca e Valerio operano in Opentimestamp, un protocollo per la certificazione temporale su Bitcoin”. 

In cosa consiste il gemello virtuale, idea con la quale avete vinto il blockaton?

Il gemello virtuale è il pezzo centrale del protocollo che abbiamo ideato. La base è molto semplice: non accettare un oggetto fisico se non viene consegnato anche il suo gemello virtuale. L’osservazione è che nel mondo reale l’oggetto si può anche clonare, ma le blockchain garantiscono invece unicità e immutabilità. In un mondo ideale dove tutti aderiscono a questo protocollo non c’è più incentivo economico per rubare/clonare oggetti poiché non troverei compratori.

Nel mondo reale ovviamente abbiamo dovuto estendere questa base con altre capacità per rafforzare l’efficacia. In particolare le catene dei possessori di un certo oggetto virtuale possono essere marcate con un warning se l’oggetto fisico è mancante/falso. Tante più volte qualcuno ruba o scambia oggetti, tante più volte sarà attraversato da righe rosse, che sono un indicatore per dogane e operatori logistici per capire che controlli fare e che sanzioni dare. L’incentivo a premere il pulsante di warning sarà che, in caso non lo faccia direttamente una persona ma qualcuno a valle, in un momento successivo, le righe rosse indicheranno anche chi ha omesso la segnalazione.

Il concetto di gemello virtuale si può ampliare a insieme di oggetti, cioè un cargo: non accetto un cargo se chi lo manda non riesce a dimostrarmi che è in possesso di tutti i virtual twin necessari. Bloccare cargo “prima” è molto meglio poiché una volta accettati sono responsabilità di chi li accetta. Abbiamo realizzato il prototipo con Ethereum ma è possibile farlo anche in Bitcoin.

Quale il futuro della tecnologia blockchain in generale e nella lotta alla contraffazione nello specifico?

Le blockchain sono dei protocolli che orchestrano scambi di informazioni tra entità che non si devono necessariamente conoscere tra loro. Inizialmente erano informazioni di natura contabile, oggi si stanno allargando ad altre informazioni. Diventeranno un layer su cui costruire più velocemente prodotti e servizi che richiedono l’interazione di varie entità.

Ci sono due modi per sfidare la contraffazione: uno è rendere più difficile la copia di un oggetto autentico, ad esempio aggiungendo un chip, l’altro è creare un sistema di incentivi/disincentivi. Le blockchain, con la loro immutabilità, vanno molto bene per registrare azioni su cui poi vengono prese decisioni. Quindi sicuramente avranno un ruolo chiave nel creare un sistema stabile e affidabile di incentivi/disincentivi.

 

 

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