Figli virtuali: cosa fare? Intervista a Annalisa D’Errico

Annalisa D’Errico è laureata in lettere moderne, mamma e giornalista, ma è anche comunicatrice istituzionale e social media manager. Un approccio misto tra classico e tecnologico utilizzato anche nel libro “Figli virtuali“, scritto a quattro mani insieme a Michele Zizza, con l’obiettivo di analizzare l’approccio dei ragazzi ai nuovi media e dare qualche suggerimento sul come accompagnarli. “Il libro – afferma Annalisa – è nato da un’esigenza e dall’osservazione del mondo in cui siamo immersi. Come madre e come professionista delle nuove forme di comunicazione, mi premeva indagare al meglio i rapporti tra questi due mondi; capire la genesi del nostro legame col web e aiutare mio figlio e altri genitori ad approcciarsi al meglio a social e app. Il percorso di scrittura si è poi rivelato anche molto utile da un punto di vista personale: studiare e approfondire il web anche dal punto di vista psicologico e sociologico mi ha permesso di conoscere meglio me stessa in rapporto alla tecnologia e al suo uso. Una specie di catarsi che ho cercato di narrare, un po’ come si fa in un romanzo“.

I pediatri non lasciano spazio a dubbi per i più piccoli, ma i genitori devono raggiungere un equilibrio. Come fare quindi?

Il buon senso. L’unica risposta valida è questa. Occorre da un lato conoscere i rischi e i pericoli del mondo virtuale, essere consci degli ostacoli in cui i nostri figli possono imbattersi navigando nel web. Dall’altro è fondamentale aver intrapreso un percorso di conoscenza e complicità con i nostri ragazzi. Fissati questi due paletti, genitori ed educatori possono “giocare” a fare gli equilibristi all’interno dei singoli casi e delle diverse situazioni. Bandendo ogni aspetto categorico o intransigente, grazie a un dialogo sempre vivo ed efficace, l’adulto potrà essere in grado di adattare i suggerimenti degli esperti alla realtà quotidiana. Giorno dopo giorno.

Qual è il rapporto con i grandi player IT? Come non restare intrappolati nelle maglie di Facebook, Google, Apple e altri?

Conoscendo il loro funzionamento e le strategie (spesso di marketing) sottese, possiamo adottare un uso consapevole e non passivo delle app e del web più in generale. Il timone deve essere sempre saldo nelle nostre mani, a noi compete aggiornarci e imparare ad usare correttamente questi strumenti con lo straordinario obiettivo di vivere la tecnologia con positività. 

Non sei favorevole a app o altri strumenti di controllo si legge nel libro. Ma i genitori spesso chiedono come poter monitorare e controllare a distanza. Perché non è corretto farlo?

Non sono gli strumenti in sé a non essere efficaci, ma l’uso che ne viene fatto. Le forbici, ad esempio: possono essere pericolose e allo stesso tempo molto utili. Così, strumenti di controllo invasivi o a distanza possono inficiare il rapporto di rispetto e fiducia che dobbiamo cercare di creare con i nostri figli. L’educazione (digitale o non) non è controllo. La strada è sempre il dialogo. 

Qual è il comandamento più difficile da rispettare tra i 10 dati?

Paradossalmente il primo, “Avrai una vita all’infuori di me”: questo social comandamento, infatti, racchiude tutti gli altri perché tocca la parte più intima di tutti noi, le nostre relazioni, i nostri affetti. C’è ormai una corrispondenza fortissima e una vicinanza indistricabile tra la nostra vita on line e quella off line. I due aspetti spesso coincidono e non riescono più a essere indipendenti l’uno dall’altro. Ritagliare però dei momenti privati, soprattutto familiari, in cui la gioia e la profondità vissuta non si rispecchiano subito in un post o in tweet, ci consente di abbassare i livelli di aspettativa esterni e di concentrarci solo sulle emozioni che stiamo vivendo. Un approccio, questo, che i nostri figli sapranno apprezzare perché, per loro, l’unica attenzione davvero importante è la nostra.

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