La difesa integrata si basa sull’applicazione di metodi di lotta agronomici, biologici e chimici, cercando di minimizzare (ma non evitare completamente) gli input chimici, che sono utilizzati soltanto al momento dell’effettivo bisogno. L’idea alla base è rispondere il più possibile alle necessità della pianta.
I principi di lotta integrata sono stati ampiamente accettati dagli Stati dell’Unione Europea, tanto che, dal 2014, alcune pratiche agronomiche che affondano le proprie radici nella lotta integrata, sono state rese obbligatorie negli Stati stessi.
Una ricerca dell’università del Wisconsin afferma che “i monitoraggi in campo sono la spina dorsale di programmi di controllo fitosanitario. Prima di prendere decisioni appropriate sul controllo fitosanitario, si deve eseguire una valutazione dettagliata della popolazione infestante. […] L’obiettivo dello scouting è quello di fornire una valutazione accurata e imparziale della popolazione dei patogeni”.
L’applicazione delle tecniche di difesa integrata non può prescindere quindi da un monitoraggio accurato della coltura.
Nel 2002, P.C. Robert, nell’articolo “Precision agriculture: a challenge for crop nutrition management”, pubblicato sulla rivista scientifica “Plant and soil”, descrive le barriere all’applicazione dell’agricoltura di precisione in Minnesota. Parlando delle modalità di crop scouting di quel periodo, sottolinea che “gran parte del monitoraggio eseguito dai produttori e dai consulenti aziendali è generalmente rappresentato da veloci osservazioni visive eseguite dalla strada e in una piccola frazione del campo. Le tecniche di campionamento sono raramente adeguate a diagnosticare la distribuzione spaziale o l’intensità di un fabbisogno o problema delle colture.”
Il crop scouting in Italia
18 anni dopo, in Italia, si percepisce una situazione simile: i tecnici e gli agricoltori, con poco tempo a disposizione, raramente applicano un protocollo di monitoraggio affidabile, che preveda il rilievo di campioni statisticamente significativi ai fini di prendere decisioni basate sui dati raccolti. Ancora più raramente, le operazioni di crop scouting permettono di definire la distribuzione spaziale delle problematiche, e quindi delle zone di gestione dell’appezzamento.
Per eseguire il crop scouting in modo più efficiente ed efficace sono nate nuove tecnologie e applicazioni che permettono di ridurne i tempi di esecuzione e, soprattutto, di utilizzarne al meglio i risultati. Tali tecnologie sono orientate ad un approccio “smart” dell’azienda agricola. Lo smart farming è un approccio olistico dell’azienda agricola che prevede l’introduzione delle nuove tecnologie per ottimizzare il monitoraggio delle colture e condurre l’agricoltore verso decisioni data-centriche.
Tecnologie innovative e crop scouting
Le tecnologie dedicate a ottimizzare il crop scouting permettono la geolocalizzazione delle osservazioni, e quindi l’immediata visualizzazione sotto forma di mappa. Inoltre, permettono la visualizzazione dei risultati in diverse modalità di sintesi, sia grafica che numerica, e la comparazione con i risultati di dati provenienti da altre fonti, come ad esempio le stazioni meteo, i dati satellitari, i risultati dei modelli previsionali ecc.
Di stagione in stagione, l’integrazione dei dati porta a una determinazione delle aree del campo in cui ha effettivamente senso svolgere attività di crop scouting, e altre aree che invece possono essere evitate, in quanto i risultati possono essere dedotti, poiché simili ad altre aree già campionate. Quest’aspetto riduce notevolmente i tempi di esecuzione.
Inoltre, non dimentichiamo, un crop scouting accurato può essere anche un ottimo punto di partenza per la zonizzazione del campo e l’applicazione di pratiche differenti nelle diverse zone, permettendo quindi di definire in modo semplice, veloce e personalizzato le aree per l’applicazione di tecniche che attualmente sembrano relegate soltanto in pochi, fortunati, casi aziendali.
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