Social Network: tutti li usano, ma cresce la preoccupazione per la privacy

Grande familiarità con il termine social network per la quasi totalità degli italiano, che pensano di conoscere questa tecnologia, nonostante il 71% degli italiani (un 3% in più rispetto allo scorso anno) affermi “finché useremo i social network i nostri dati personali non saranno al sicuro”. La ricerca Retail Transformation 2.0, realizzata da Digital Transformation Institute e CFMT, che ha indagato anche quest’anno il rapporto delle persone con le tecnologie nel settore retail e non solo, fa registrare una familiarità e conoscenza percepita del significato di social network più da parte di uomini che donne (96% contro un 93% che sa di cosa si stia parlando), di over 55 piuttosto che di 35-54enni (96% contro un 93%) e di persone con grado elevato di istruzione, consapevoli per il 99% delle opportunità dei social a fronte di un 91% delle persone meno istruite.

Conoscenza vera o simulata dei social network?

Incrociando i dati di questa ricerca con quelli di altre ricerche che abbiamo realizzato o con fonti dati pubbliche che rappresentano il livello di consapevolezza delle persone sull’uso di questi strumenti (ad esempio il DESI) – afferma Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Instituteemerge un quadro particolarmente interessante rispetto alla grande discrasia tra quello che le persone “pensano” di sapere e quello che sanno davvero. In altri termini il problema da evidenziare consiste nel fatto che si confonde la capacità di utilizzare degli strumenti con la cultura d’uso degli stessi. Le persone sono portate a credere di “conoscere” un social network site per il semplice fatto di avere un account su di esso. Ma se si va ad analizzare il dato con maggior dettaglio, ci si rende conto di come poi quelle stesse persone facciano fatica a comprendere come si verifica una fonte, siano facili vittime di fake news, vivano ancora nella ingenua illusione che “l’ho letto su internet” rappresenti una garanzia di veridicità. E’ questa percezione distorta di consapevolezza – che potremmo definire una conoscenza ingenua – a rappresentare un potenziale problema, perché fa abbassare le difese dell’utente di fronte alla convinzione di sapere qualcosa, quando in realtà il suo livello di consapevolezza è ancora basso. Per questo servono oggi più che mai iniziative promosse da società civile, istituzioni, sistema della formazione che siano volte a promuovere una reale media literacy rispetto a questi strumenti”.

Social network: quanto ti conosco?

Dalla ricerca emerge quanto per gli italiani social network sia sinonimo di Facebook, parola tra le più utilizzate per descrivere la tecnologia. Gettonate anche le parole piattaforma, interazione, comunicazione, condivisione e scambio.

La preoccupazione degli utenti emerge anche da alcuni commenti degli intervistati: “Stiamo praticamente mettendo la tecnologia al posto dell’uomo e il che mi spaventa” oppure “Ottimo per comunicare solo con persone distanti. Pessimo in generale”. Non solo preoccupazione e commento negativo, però, visto che alcuni hanno definito i social network site come strumenti “che ci permettono di condividere le nostre giornate e conoscere persone da tutto il mondo“.

Emerge in generale – commenta Giovanni Bocca Artieri, socio fondatore del Digtial Transformation Institute e Professore di Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo – una visione più disincantata dei social network come strumenti che probabilmente abbiamo sovrastimato nelle nostre attese rispetto alla funzione di socializzazione diffusa e che oggi costituiscono piuttosto mezzi utili per orientarci dal punto di vista delle informazioni nel mercato, ma con la consapevolezza che occorre tenere alta l’attenzione rispetto a recensioni e consigli che possono essere orientati dalle aziende. Una visione critica che si è andata consolidando dopo lo scandalo Cambridge Analytica e la discussione emersa nei media nella direzione di una preoccupazione crescente per la privacy che, secondo gli intervistati, viene messa a rischio quotidianamente dall’uso dei Social Network. In pratica, a livello delle nostre interpretazioni sociali, i social network costituiscono un ambiente simbolico in cui la tecnologia ha contorni orwelliani mentre quando ci concentriamo sulle analisi dell’uso gli utenti mostrano una confidenza consapevole che, tutto sommato, gli permette di orientarsi verso un uso critico”.

Social tra limiti e opportunità

L’utilità dei social network, misurata dagli utenti rispetto alle vendite on line dei prodotti, viene individuata nella possibilità di acquisire informazioni su un prodotto o servizio in modo molto più semplice che in passato (86% degli intervistati), nel farsi una idea rispetto alla affidabilità di un venditore (74%), farsi una idea precisa di ciò che si vuole acquistare (70%) e valutare la qualità dell’offerta e dei servizi a essa connessi (70%). In crescita rispetto alla edizione 2018 della ricerca, la percezione di attenzione nei confronti dei clienti in caso di gestione accurata dei profili social da parte dei venditori (+6%).

Tra i limiti dei social network individuati dagli intervistati quella alla difficoltà di “farsi una idea precisa di un venditore o di un prodotto, perché di fianco alle recensioni di utenti reali trovano moltissime recensioni false” (76%), una sorta di “fastidio” negli eccessi di attività dei venditori sui social (72%) e un po’ di disorientamento per un eccesso di informazioni presenti (67%).

Riconfermato, rispetto allo scorso anno, l’apprezzamento per l’integrazione dei canali di vendita on line e off line, in grado di produrre vantaggi per il cliente (74%) e la sensazione dei consumatori di ottimizzazione delle vendite per chi usa diversi canali di vendita (64%).

Anche su questo tema – conclude Epifani – è importante dare una lettura che sia focalizzata sugli obiettivi di sostenibilità, ed è necessario aggiungere alla sostenibilità ambientale, a quella sociale ed a quella economica il concetto di sostenibilità culturale. Guardando ad Agenda 2030 è difficile immaginare il perseguimento dell’SDG 4, legato allo sviluppo di ambienti di apprendimento equi ed inclusivi, senza rileggere il ruolo dei social media in questa dimensione. Così come pure è impensabile attuare gli obiettivi dell’SDG 8, che guarda ad una società che promuova una crescita economica duratura, senza che vi sia competenza diffusa su come costruirla in un contesto ove i social media hanno un peso sempre più importante. Per non parlare dell’SDG 11, che ci fa immaginare le città del futuro, rispetto al quale il ruolo dei social network site come strumenti a supporto della governance è sempre più importante”.

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