Cloud, agevolatore di innovazione e sostenibilità. Intervista a Domenico Alessio di Oracle

Fare innovazione, cambiare modello di business, scegliere un percorso di sostenibilità sono tutte scelte difficili da fare, sia per imprese di grande che di piccola dimensione. In genere si affiancano modelli di business nuovi a modelli preesistenti, in un susseguirsi di sperimentazioni in cui il cloud può fare da abilitatore e agevolatore, andando ad abbattere i costi necessari a digitalizzare processi, ma soprattutto consentendo di farlo in modo scalare”. Domenico Alessio, Direttore del Business Development per le soluzioni Cloud ERP e EPM di Oracle Italia, è convinto del ruolo strategico che il cloud può avere, anche in un momento in cui si parla di “nuova normalità”.

L’adozione del cloud – spiega Alessio – è cresciuta molto negli ultimi anni, e oggi ha raggiunto la maturità che serve ad avvicinare anche le realtà più piccole, che hanno bisogno non solo di soluzioni innovative ma anche di buone pratiche derivanti dalla disponibilità di competenze e dalle esperienze degli early adopter. Introdurre la tecnologia cloud significa spesso ridisegnare i processi, ripensare il modo di fare business, per esempio sposando modelli basati sulla vendita del servizio e non solo del prodotto. Le aziende in questo trovano degli alleati non solo nelle tecnologie digitali, ma anche e soprattutto nel riuso di pratiche sperimentate da chi ha risorse dedicate a lavorare in modo costante al miglioramento dei processi operativi, come le grandi aziende, e nell’assistenza da parte di fornitori di tecnologie e system integrator”.

C’è un legame tra Cloud e sostenibilità?

Il cloud non solo è un agevolatore di innovazione, ma anche di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Grazie all’introduzione di questa tecnologia le imprese, anche di piccola dimensione, possono efficientare i propri processi e liberare risorse umane da impiegare in attività a maggior valore aggiunto, riducendo anche il tasso di errore. Questo garantisce benefici di tipo economico, ma in più migliora anche la qualità del lavoro che le persone svolgono, con ripercussioni positive sull’intero sistema sociale. Se guardiamo poi al consumo energetico, nella consapevolezza che alcune tecnologie sono considerate “energivore”, tramite il cloud è possibile ripartire la capacità computazionale tra diverse attività, andando a minimizzare i tempi di mancato utilizzo delle macchine e bilanciando i carichi di lavoro – evitando così sprechi e colmare così picchi e valli di consumo. Sono dinamiche d’uso simili a quelle che, ad esempio, si potranno ritrovare nelle macchine a guida autonoma – che, anche secondo uno studio Gartner, potrebbero migliorare di molto l’uso razionale delle risorse disponibili. Oggi un’automobile in media è usata per un 10% delle sue potenzialità, dato che una volta giunto a destinazione la si lascia parcheggiata per un po’ di tempo. Quel tempo potrebbe essere utilizzato, nel caso di auto a guida autonoma, per fare altri viaggi e, per esempio, accompagnare altri membri della famiglia, andando a “saturare” in qualche modo il tempo di effettivo utilizzo. Questo è quello che succede anche negli Autonomous Database di Oracle, che grazie a risorse di AI e Machine Learning sono oggi in grado di adattarsi alle esigenze di chi li usa, di non sprecare risorse inutilmente, di autoaggiornarsi e autoproteggersi dal malware e soprattutto di scalare in modo semplice e veloce nella gestione dei carichi di lavoro. Sempre in tema di consumi e attenzione all’ambiente, il cloud rappresenta una grande opportunità anche perché oggi chi offre servizi di questo tipo è attento a questi aspetti e ha spesso le risorse per progettare soluzioni di “green data center”.

Quali sono i motivi che possono spingere una realtà, anche piccola, a ricorrere al cloud?

Negli ultimi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, molte realtà, anche di dimensione micro, hanno potuto toccare con mano non solo quanto il digitale possa fare la differenza, ma anche quanto sia importante poter accedere a potenza di calcolo e disponibilità di risorse con investimenti bassi, accessibili a tutti, anche per tecnologie quali la blockchain, aiutando a superare i limiti tecnici che le imprese di piccola dimensione possono avere.

È per questo che ritengo che il cloud possa garantire quelle capacità di base che consentono di colmare il gap di possibilità di accesso all’innovazione di grandi e piccole realtà imprenditoriali. Ovviamente i vantaggi non sono solo appannaggio delle realtà piccole, perché grazie al cloud anche le grandi aziende possono certificare i processi, innovare eliminando le stratificazioni di soluzioni tecnologiche e i cosiddetti “silos informativi”, ottenere maggiore efficienza. La tecnologia con il cloud è diventata accessibile, economica, disponibile per tutti.

Cosa ci riserva l’ormai tanto citato “new normal”?

Innanzitutto credo che una riflessione debba partire dal fatto che proprio la tecnologia digitale e la disponibilità computazionale che abbiamo stanno aiutando la ricerca nella individuazione di una cura e di un vaccino che possa debellare il virus. Grazie a cloud, intelligenza artificiale, machine learning, big data abbiamo la possibilità di trovare in tempi nemmeno pensabili fino a qualche anno fa una cura e renderla disponibile a tutti. Questo è un dato di fatto non trascurabile. L’altro elemento dal quale poter ripartire è che notiamo come, grazie alle tecnologie, anche i lavori intellettuali, e non solo quindi quelli ripetitivi e manuali, possano essere supportati da macchine. Non sostituiti ma supportati, migliorati, cambiati. Pensiamo per esempio agli algoritmi in grado di aiutare il lavoro di chi si occupa di finanza. O a quelli che oggi sono disponibili per i responsabili marketing. In questo quadro in cui tutto si sta trasformando, ciò che serve è tenere il passo, saper competere, non restare indietro. Ma per farlo è necessaria un’attenzione costante alla formazione e all’istruzione dei lavoratori e in particolare delle nuove generazioni. I ragazzi che frequentano le scuole oggi non possono entrare nel mondo del lavoro senza aver acquisito le competenze e gli strumenti che servono per competere in un mondo oggi più che mai in continua e rapida evoluzione.

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