Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in Telemedicina: il punto di vista dell’IMIS

Un documento realizzato dal Ministero della Salute si pone l'obiettivo di regolamentare i requisiti minimi delle iniziative di Telemedicina a livello nazionale: l'IMIS ha analizzato con un position paper le indicazioni nazionali e le possibili ricadute della loro applicazione

La pandemia da Covid-19, con le criticità che ha portato in tutti i settori, può e deve essere considerata – paradossalmente – una forte opportunità, soprattutto per quanto riguarda il Sistema Sanitario Nazionale. Opportunità che deve essere sfruttata, quindi, attraverso una solida regolamentazione di quelli che sono i requisiti minimi che le diverse iniziative di Telemedicina a livello nazionale devono rispettare, soprattutto in un momento come questo in cui i fondi provenienti dal piano Next Generation per l’Italia – che per la Telemedicina e l’integrazione delle reti territoriali ammontano a 4,5 miliardi di euro – possono permettere una diffusa definizione di questi progetti: è proprio per questo motivo che il Ministero della Salute ha emesso, alla fine del 2020, un documento intitolato “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in Telemedicina”, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni.

Il documento sopra citato è stato oggetto di un position paper appena pubblicato dall’IMIS – Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità, associazione presieduta da Paolo Colli Franzone e partner di TechEconomy2030 per il canale Healthcare2030, con l’obiettivo di analizzare in maniera dettagliata le indicazioni nazionali e le conseguenti ricadute della loro applicazione: in questo articolo ne delineiamo i punti salienti

Telemedicina: tipologie di prestazioni e requisiti necessari

Il documento realizzato dal Ministero della Salute identifica, con l’obiettivo di fornire indicazioni a livello nazionale sulle modalità di erogazione, i principali tipi di prestazioni erogabili in Telemedicina. Tra queste:

  • La Televisita, atto di interazione tra il medico ed il paziente a distanza e in tempo reale e che tuttavia, si precisa, non può essere considerata sostitutiva della prima visita medica in presenza, quanto invece un’attività di controllo per pazienti la cui diagnosi è già nota. Quello della Televisita è l’ambito maggiormente affrontato all’interno della pubblicazione ministeriale, e di fatto quello che presentava ancora, secondo l’IMIS, i maggiori punti ancora poco chiari negli elementi tecnici e di processo necessari per la sua attivazione.
  • Il Teleconsulto medico, che presuppone la condivisione via telematica sotto forma di file digitali di dati clinici, referti, immagini riguardanti il caso specifico, e che è una modalità implementabile soprattutto nel caso di necessità di second opinion.
  • La Teleassistenza da parte di professioni sanitarie come infermieri o fisioterapisti, che è in grado di agevolare lo svolgimento di prestazioni di assistenza eseguibili a domicilio
  • La Telerefertazione, cioè la trasmissione per mezzo di sistemi digitali e di telecomunicazione delle refertazioni, rispetto alla quale le strutture sanitarie devono valutare ciclicamente le attrezzature, hardware e software, per garantire efficienza e permettere l’archiviazione del materiale prodotto dall’esame facilitando la collaborazione territoriale.

L’attivazione dei servizi di Telemedicina, come emerge dal documento, richiede tuttavia l’adesione preventiva da parte del paziente, che deve essere a sua volta preceduta da un’informativa circa – tra le altre – le finalità della prestazione, i vantaggi ed eventuali rischi, le modalità di gestione delle informazioni, dati personali e clinici. Una volta erogata la prestazione, chiaramente, questa deve raggiungere degli obiettivi, senza i quali il valore aggiunto apportato dai sistemi di telemedicina sarebbe nullo: qualora questi non vengano raggiunti, è nella responsabilità del sanitario l’obbligo della riprogrammazione della prestazione in presenza.

Il documento definisce, infine, degli standard di servizio per le strutture erogatrici di prestazioni in Telemedicina. Centrale risulta la designazione di un Direttore/Responsabile Sanitario che garantisca l’organizzazione e gli standard prestazionali per le attività, e di un soggetto professionale con specifiche competenze per la gestione e manutenzione delle tecnologie dell’infrastruttura informatica necessaria, oltre che un piano di formazione periodico per il personale; l’adozione di politiche di tutela per la sicurezza, conservazione e integrità dei dati e di sistemi per la gestione della cybersecurity.

È evidente – sottolinea Stefano Epifani, Presidente del Digital Transformation Institute – come l’inserimento di queste pratiche nell’ambito dei servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale debba passare per la definizione di un modello complessivo di assistenza che non trascuri la sostenibilità sociale delle soluzioni scelte. Agire sulle leve della sanità vuol dire spesso toccare le fasce più deboli della popolazione, anziani, portatori di handicap, persone in condizioni di momentanea o stabile difficoltà. L’attenzione quindi deve essere massima. L’orientamento all’accessibilità, all’inclusività, all’abbattimento delle barriere consentito dagli strumenti della tecnologia deve essere il centro dell’attenzione del gestore del servizio pubblico. Perdere questa dimensione rischia di rendere telemedicina e telediagnostica strumenti di cost saving piuttosto che di miglioramento complessivo del servizio, ed è un rischio che non possiamo permetterci”.

Il parere dell’IMIS

Le Indicazioni Nazionali si pongono l’obiettivo di far in modo che le prestazioni di telemedicina rappresentino “un elemento concreto di innovazione organizzativa nel processo assistenziale”, definendone le modalità e le azioni necessarie perché possano contribuire ad un efficientamento dei processi esistenti, integrandosi ad essi. Da questo punto di vista, il documento ministeriale rappresenta per l’IMIS un utile punto di partenza, un riferimento per le Regioni e le Aziende Sanitarie e Ospedaliere pubbliche che hanno in atto progetti specifici: tuttavia, secondo l’IMIS è necessario adesso procedere ad una normazione, passando per la risoluzione di alcuni punti irrisolti.

Paolo Colli Franzone, Presidente di IMIS, sottolinea in proposito “la necessità di definire un modello di riferimento per le modalità di pianificazione dei servizi di telemedicina, oltre che per l’efficacia clinica e gestionale: modello che dovrebbe essere mutuato dall’Health Technology Assessment.”

Utile anche, secondo l’associazione, disporre di una procedura standard a livello nazionale per la definizione dei criteri valutativi dei Telemedicine Service Provider privati, superando le attuali procedure di accreditamento su base regionale. Altro rischio che deve essere mitigato è quello della confusione circa la certificazione/non certificazione dei software di telemedicina: in questa direzione, per l’IMIS, sono necessari documenti di indirizzo in grado di regolamentare questo aspetto, evitando così che vengano poste, da parte delle stazioni appaltanti, errate “barriere” nell’accettazione dei software. Ultimo aspetto individuato, non certo per importanza, è quello della necessità di interoperabilità tra sistemi e piattaforme di telemedicina, le singole applicazioni specifiche di telemedicina specialistica e i dispositivi medici utilizzati: in questo modo si garantirebbe la creazione di piattaforme in grado di incorporare al proprio interno soluzioni verticali di telemedicina specialistica, mantenendo però un’unica base di dati alla quale afferiscono software e dispositivi utilizzati.

Dunque, in un contesto di emergenza che ha necessariamente velocizzato il processo di digitalizzazione anche nel sistema sanitario, il documento realizzato dal Ministero della Salute si rendeva quanto mai necessario. Un punto di partenza che, secondo IMIS, necessita di una normalizzazione tramite la definizione di pratiche e modelli di riferimento coordinati a livello nazionale.

 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here