Resilienza sostenibile e sostenibilità resiliente

Resilienza, in coppia con la sostenibilità, come condizione necessaria e sufficiente per il turismo: la vision di Rodolfo Baggio

Ci sono due parole che ricorrono sempre più spesso, soprattutto in questi periodi poco felici: resilienza e sostenibilità. Di sostenibilità ho parlato in un altro contributo, qui mi occupo di resilienza e del suo rapporto con la sostenibilità.

Cominciamo con una definizione. Il termine resilienza nasce in ambito ingegneristico e della scienza dei materiali e indica la capacità di un materiale di tornare allo stato iniziale dopo una deformazione (elastica, ovviamente, altrimenti si ha una rottura). Nel tempo il concetto è stato esteso poi a diversi altri ambiti, dalla sociologia alla psicologia alle scienze naturali e l’ecologia. Le diverse accezioni riproducono più o meno fedelmente il significato originario.

Quando ci si confronta con sistemi e fenomeni complessi come il turismo bisogna però tener presente le caratteristiche peculiari di questi mondi. In breve, un sistema complesso è un sistema che comprende un certo numero di elementi, anche diversi fra loro, interconnessi con relazioni non lineari e le cui strutture e comportamenti non sono riconducibili a semplici combinazioni di quelle dei suoi elementi. Questa situazione genera organizzazioni spontanee (auto-organizzazione) che fanno sì che nessun singolo coordinatore o amministratore riesca a governarne completamente il comportamento, ma che il controllo sia in qualche modo diffuso fra le parti che interagiscono fra di loro. La situazione di complessità è ritenuta essere una via di mezzo fra configurazioni completamente stabili (che però portano alla ‘morte’ del sistema) e il caos che renderebbe un sistema avvero poco comprensibile e gestibile. Un effetto di questa complessità è che, a volte in maniera del tutto imprevedibile, piccole perturbazioni possano avere effetti catastrofici o che forti shock vengano assorbiti in maniera abbastanza indolore. E per un sistema socio-economico come una destinazione turistica, fra gli shock ci sono, ovviamente, gli eventi naturali.

Una piccola digressione. Il lettore avrà notato l’espressione “eventi naturali”. Benché usatissima quella che di solito viene citata è “catastrofe (o disastro) naturale”. Che è scorretta. Terremoti, uragani, eruzioni, e perfino virus e batteri sono del tutto “normali” in natura e hanno cause (di solito) ben note. I loro effetti possono dare origine a disastri per via di vulnerabilità che sono processi sociali. I disastri sono causati da organizzazioni e processi socio-politici ed economici, che formano e perpetuano le vulnerabilità che li causano attraverso attività, atteggiamenti, comportamenti, decisioni, paradigmi e valori.

La declinazione più corretta di resilienza per questi sistemi è allora quella che nasce in ambito ecologico con Holling e che viene poi estesa ai sistemi combinati ecologici e sociali dei quali quelli turistici sono rappresentanti tipici. In questi sistemi resilienza, allora, indica la misura in cui un tale sistema è in grado di auto-organizzarsi, apprendere e adattarsi a seguito di shock interni o esterni. Questa interpretazione si basa sulla nozione di non-equilibrio e quindi sulla necessità di adottare un approccio sistemico per comprendere meglio le complesse dinamiche in gioco. Resilienza, dunque, non implica un ritorno ad uno status quo o di equilibrio, ma un continuo adattarsi, apprendere e trasformarsi in modo da mantenere le funzioni necessarie a che il sistema continui a funzionare: un sistema resiliente non ‘guarda’ indietro, ma guarda avanti.

Le dimensioni di scala, modello, integrazione e interazione sono fondamentali per la nostra comprensione della resilienza e di tutti i suoi aspetti, sia che riguardino ecosistemi, comunità, famiglie, o istituzioni o che derivino da eventi inattesi o processi di lungo termine come globalizzazione o cambiamenti climatici. Creare resilienza vuol dire potenziare le capacità di un sistema di anticipare, assorbire o recuperare uno shock e adattarsi a tali condizioni per migliorare il sistema e renderlo più sicuro. Ciò, abbastanza ovviamente, implica adottare principi di equità, correttezza e accessibilità alle risorse ed evitare di privilegiare un singolo individuo, gruppo, settore o istituzione. Inoltre dobbiamo inevitabilmente considerare la resilienza non come concetto assoluto ma relativo e chiederci resilienza a che cosa e per chi.

Ora, in un sistema resiliente un certo livello di conservazione avviene naturalmente. Diventa un modo per ristabilire quel minimo livello di funzioni e controlli necessari alla sopravvivenza del sistema. Resilienza vuol anche dire che i cambiamenti sono naturali. Quando si verificano, il sistema si riadatta se le sue condizioni sono gestite da procedure appropriate.

Riconoscere le differenze tra sostenibilità e resilienza e il modo in cui possono lavorare in tandem permette di elaborare politiche vincenti per la conservazione di risorse limitate. L’accoppiata impone però che le politiche di sostenibilità (nell’accezione completa che include, e forse mette in primo piano, le questioni sociali ed economiche) debbano essere pensate e attuate in maniera adattiva. In maniera, cioè, non rigida e assolutistica, ma in grado di adeguarsi di volta in volta alle condizioni esistenti e provando a tener conto, nei limiti del possibile, degli effetti sul sistema.

Il turismo è da tempo considerato un fenomeno resiliente, prove ne abbiamo avute in occasione di tutte le crisi, alcune anche notevoli, del passato. E, l’aumentare dell’interesse verso pratiche sostenibili adattive non fa che giocare a favore di questa caratteristica. Infatti, come alcune ricerche mostrano, le destinazioni più sostenibili sono quelle con più alti livelli di resilienza. Resilienza e sostenibilità giocano quindi un doppio ruolo di condizione necessaria e sufficiente. E anche abbastanza assodato poi che approcci simili nella gestione di strategie e di operazioni responsabili portano poi a massimizzare le condizioni che creano uno sviluppo sociale ed economico equilibrato.

Nonostante quanto detto fin qui sia basato su alcuni studi empirici e considerazioni teoriche, le questioni relative a stabilità, vulnerabilità, sostenibilità e resilienza a varie scale spaziali (sistema turistico, destinazione, organizzazione e comunità) e temporali e per diversi gruppi o parti interessate (turisti, organizzazioni, aziende, popolazioni temporanee e residenti) sono aree di ricerca ancora relativamente poco esplorate e sulle quali sarebbe necessaria una maggiore attenzione.

E ciò diventa importante e necessario soprattutto in tempi critici come quelli che stiamo vivendo.

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