Edifici non residenziali, le priorità dopo la pandemia: “sani” e “intelligenti”

La pandemia ha cambiato il modo di vivere gli edifici non residenziali, che dovranno diventare sempre più sani ed energeticamente sostenibili, con l'aiuto delle tecnologie digitali: ce ne parla Saul Fava, Vice Presidente della divisione Digital Energy di Schneider Electric Italia

Come sarà il rientro in ufficio, dopo la pandemia? Come il Coronavirus ha cambiato le nostre priorità, a livello di edifici non residenziali? E quali sono le tecnologie digitali che ci stanno già accompagnando verso quella definita da molti come la “nuova normalità”? Ne parliamo con Saul Fava, Vice Presidente della divisione Digital Energy di Schneider Electric Italia.

Il modo di occupare, progettare o ristrutturare gli edifici non residenziali dopo questa pandemia non sarà più lo stesso. Luoghi di lavoro, attività commerciali, cosa si deve fare per ripensare questi luoghi?

Saul Fava, Vice Presidente della divisione Digital Energy di Schneider Electric Italia

Vivere gli edifici non residenziali non sarà più lo stesso, dopo la pandemia. Come in un film di fantascienza, siamo stati proiettati rapidamente in una nuova dimensione fatta Smart Working, South Working, Remote Working, Working Everywhere… la sostanza non cambia: abbiamo rivisto il modo di vivere gli spazi. Come frequentatori di ufficio abbiamo sperimentato questa nuova impostazione, la convinzione diffusa è che ci sarà “new normal” professionale con nuove modalità di gestione degli spazi.

In questi mesi abbiamo da un lato apprezzato la flessibilità del Remote Working, dall’altra ne abbiamo compreso i limiti: oggi si registra una forte propensione a tornare a vivere l’ambiente di lavoro, anche se indubbiamente con una maggiore flessibilità. La voglia di esserci di persona è forte: si vuole tornare a vivere l’ambiente di lavoro e a respirare la cultura aziendale. Oggi l’ambiente di lavoro rafforza il suo ruolo di testimone della cultura dell’azienda: questa si forma di fatto intorno a dei valori che devono essere vissuti dentro degli spazi che, oggi più che mai, rappresentano un luogo di incontro e di condivisione.

Di fatto l’ufficio è inteso non solo come un posto in cui svolgere dei compiti – quello abbiamo imparato a farlo anche da casa – ma diventa sempre più l’ambiente in cui avere dei momenti di confronto e di socializzazione, in cui stare con gli altri anche per condividere esperienze e appunto valori aziendali. A questa esigenza si potrà dare risposta dando una nuova centralità ai luoghi di lavoro, che di conseguenza porterà a far crescere le aspettative verso di essi e quindi a modificare il modo in cui potranno essere vissuti.

Quali solo le tecnologie chiave per vivere al meglio nella “nuova normalità”?

In questo nuovo scenario l’ufficio “mette al centro le persone”: tutte le tecnologie che coinvolgono gli individui, il loro comfort e la loro produttività diventeranno sempre più chiave. Nei tempi in cui l’alternativa all’ufficio è il salotto di casa propria, il dipendente cerca nell’ambiente di lavoro stimoli e confronti con un elevato livello di comfort, ma soprattutto di benessere.

In uno studio recentemente sviluppato da Schneider Electric in collaborazione con AECOM, che ha coinvolto 21 edifici ad uso uffici, il benessere degli occupanti è stato confermato come un elemento fondamentale per la produttività dell’azienda e la remunerazione dell’investimento immobiliare.

Quali sono i fattori chiave del benessere nell’ambiente di lavoro, e i vantaggi per le aziende di far lavorare i propri dipendenti in un ambiente sano?

Un edificio sano non è solo un edificio in cui non vi è presenza di malattie, come enfatizzato dalla pandemia COVID-19. Il concetto di “sano” abbraccia tutti gli aspetti della salute umana, inclusi il benessere fisico, emotivo, intellettuale, spirituale, professionale, ambientale e sociale.

I proprietari di edifici e gli operatori del settore che prendono in considerazione questa definizione olistica potranno trarre vantaggi per i loro occupanti, ma anche per l’azienda in termini di profitti e reputazione. Chi conosce la regola 30-300-3.000 sul reale costo di esercizio (energia, affitto e personale) coniata da JLL lo sa: le persone sono la risorsa più costosa in un edificio ad uso uffici, con un costo di circa 3.000 €/mq. Non sorprende quindi la notevole pressione da parte delle società immobiliari che competono per attirare inquilini in grado di apprezzare l’offerta di edifici “sani”, ad esempio certificando la qualità dei loro spazi sotto il profilo della salute e del benessere con protocolli quali WELL o Fitwel.

Ma il “new normal” apre nuove opportunità anche sul fronte della Sostenibilità Energetica degli edifici: se è vero che da una parte gli ambienti di lavoro devono modificare la propria impostazione per “metter le persone al centro”, dall’altra l’uso discontinuo degli spazi e la flessibilità nella presenza ci pongono la sfida di gestire in modo altrettanto flessibile ambienti ed impianti tecnologici adeguando il consumo energetico all’effettivo fabbisogno. L’edificio, insomma, oltre ad esser “sano” deve diventare anche “intelligente”, ed è proprio grazie all’intelligenza che gli edifici riusciranno a diventare sani ed energeticamente sostenibili. Questo è il ruolo ed il contributo che i sistemi di automazione, gestione e monitoraggio degli edifici sono chiamati a svolgere.

In cosa consiste la visione “Building of the Future”, e su quali pilastri si basa?

Nella visione di Schneider Electric, Building of the Future è un edificio che, grazie ad un’infrastruttura IoT che integra soluzioni digitali, diventa più sostenibile, resiliente, efficiente e in grado di garantire comfort e benessere alle persone.

Ad esempio, una struttura di questo tipo è in grado di assicurare la disponibilità ottimale degli spazi attraverso sistemi di Space Management evoluti che consentono inoltre di identificare le sale riunioni occupabili, le più salubri, ad esempio grazie al monitoraggio della CO2 in ambiente, con la possibilità di adeguare di conseguenza il tasso di ricambio dell’aria per assicurarne le migliori condizioni termoigrometriche. Non solo, può anche gestire la luminosità di queste sale, ottimizzando il dispendio energetico in base alle esigenze, e regolando gli impianti di climatizzazione in virtu’ del benessere degli occupanti, se presenti.

Quando parliamo di “Building of the Future” parliamo di edifici intelligenti, che assicurano comfort ed efficienza energetica, ma che sono anche inseriti in un contesto di energie rinnovabili, autoproduzione e sistemi di veicoli elettrici che, soprattutto nei centri urbani, diventeranno bisogni sempre più diffusi.

Come possiamo coniugare l’innovazione, la riqualificazione degli edifici per renderli al contempo più adatti alla nuova normalità e più sostenibili, dato che abbiamo obiettivi e spinte ben definiti e possibilità di investimento maggiori collegate ai piani di rilancio e resilienza, alla transizione green ecc.?

Gli edifici del terziario privato sono stati finora i grandi assenti nel PNRR. Eppure questi possono contribuire in modo importante a ridurre le emissioni di CO2 del 55%, obiettivo che ci si è dati a livello europeo. In Europa il terziario rappresenta il 23% dello stock degli immobili, che contribuiscono per circa il 9% alle emissioni. Gli obiettivi della decarbonizzazione degli edifici che possiamo raggiungere con il terziario sono importanti, anche e soprattutto se li confrontiamo con altri, come quelli del residenziale pubblico. In Italia il settore non residenziale rappresenta circa il 37,5% delle emissioni di CO2 degli edifici, mentre l’intensità energetica del terziario è di circa il 55% più alta di quella di altri ambiti.

L’attenzione su questo tema è oggi un po’ disorganica. Nel documento del Ministro dello Sviluppo Economico viene definita la strategia per la riqualificazione degli edifici: per rispettare il piano avremmo bisogno di un tasso di sostituzione o di riqualificazione energetica del terziario di circa il 4% su base annua, mentre oggi siamo solo allo 0,85%!

Abbiamo quindi bisogno di strumenti che incentivino la riqualificazione energetica anche nel terziario privato. Per coniugare innovazione, riqualificazione e sostenibilità la tecnologia è pronta, ma serve qualche incentivo per coniugare i fondi con la tecnologia. Oggi abbiamo da un lato i fondi del Next Generation EU, presto disponibili, dall’altro una direttiva EPDB che è prevista essere cogente, e che fa riferimento ad un indicatore oggettivo a livello Europeo, lo Smart Readiness Indicator (SRI), che definisce il livello di intelligenza dell’edificio in modo oggettivo. Peccato che oggi incentivi e tecnologia viaggino su strade parallele e non convergenti.

Con Enea abbiamo fatto delle sperimentazioni su edifici di nostri clienti sparsi per l’Italia: con una buona progettualità che sfrutta lo stato dell’arte è possibile raggiungere facilmente edifici con un indice SRI tra il 95 e il 98%. È la conferma che la tecnologia oggi c’è, ma manca la dovuta attenzione nei confronti di un settore che può contribuire in modo importante al contenimento delle emissioni.

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