Blockchain per favorire l’inclusione finanziaria

La tecnologia blockchain è in grado di creare sistemi democratici che garantiscono una maggior inclusione finanziaria, offrendo a tutte quelle persone "unbanked" prodotti e servizi finanziari altrimenti inaccessibili

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Given the current global climate and a dramatic shift to a digital world as a result of COVID-19, open-source solutions that address critical needs for society are more important than ever
(UNICEF Innovation Fund)

 

Secondo l’ultimo report del Word Bank Group, le persone unbanked nel mondo sono circa 1,7 miliardi, di cui la metà donne. Il termine – che si può tradurre in italiano con “non bancario” – si riferisce a tutti coloro che non possiedono un conto bancario o non hanno accesso ad alcun tipo di servizio finanziario. Quasi la metà di queste persone vivono in paesi in via di sviluppo come Africa, India, Indonesia e Pakistan. Strumenti finanziari che noi diamo per scontati come carte di credito, conti bancari, ATM spesso non sono disponibili o accessibili a tutti e di conseguenza la popolazione che vive in queste zone ha molte difficoltà, ad esempio, nell’inviare o ricevere denaro o nella costruzione di un conto di risparmio. La tecnologia blockchain può garantire una maggior inclusione finanziaria offrendo ai singoli individui e alle imprese accesso a prodotti e servizi finanziari in grado di soddisfare le loro esigenze: la possibilità di fare transazioni rapide, nuovi servizi peer-to-peer- (P2P) o la ridefinizione di asset class tradizionali attraverso la creazione di un sistema finanziario decentralizzato (DEFI).

Una tecnologia democratica per un sistema democratico

La tecnologia blockchain e le criptovalute che la usano stanno creando sistemi finanziari aperti e democratici

La trasformazione digitale del settore finanziario modifica anche il modello di azione che passa da un approccio top-down – in cui gli sforzi di inclusione finanziaria sono esercitati da governi, istituzioni e banche – ad un approccio bottom-up che fa sì che lo sviluppo della tecnologia open source e la rete “viva” siano la base per la costruzione di un’infrastruttura tecnologica per un sistema finanziario alternativo, aperto e inclusivo.

“La cripto economy sta portando allo sviluppo di un’infrastruttura finanziaria e tecnologica alternativa che sia globale, open source e accessibile a tutti coloro che hanno accesso a Internet, indipendentemente da nazionalità, etnia, razza, genere e classe socioeconomica”.

Come per i social network sites, la condivisione sembra essere alla base del meccanismo propulsivo che rende blockchain una di quelle più democratiche e collaborative. Questa tecnologia infatti è una Distributed Ledger Technology (DLT) ossia basata su un registro distribuito: un sistema che consente di ripensare in maniera nuova processi di transazioni che vedono coinvolti attori diversi. La sostenibilità digitale si realizza attraverso la tecnofinanza che rappresenta l’elemento abilitante e la chiave di lettura della tecnologia che assurge a elemento di supporto della sostenibilità economica (ma anche sociale) orientando lo sviluppo verso un preciso modello di senso, quello della finanza decentralizzata (DeFi).

La sostenibilità digitale si realizza attraverso la tecnofinanza che rappresenta l’elemento abilitante e la chiave di lettura della tecnologia che assurge a elemento di supporto della sostenibilità economica, ma anche sociale

Le soluzioni offerte dalla DeFi, grazie all’utilizzo della tecnologia blockchain, permettono di rimuovere gli intermediari e di automatizzare le transazioni attraverso gli smart contract. Questo significa che in certi casi e in determinati scenari, le transazioni peer-to-peer (P2P) rispondono alle esigenze critiche della società meglio delle istituzioni finanziarie, così queste ultime vedono il loro ruolo ridefinito dall’utilizzo di blockchain che abilita transazioni finanziarie che possono essere più sicure, più economiche e più efficienti delle alternative tradizionali. Questo tipo di tecnologia, oltre ad abilitare una prospettiva che contribuisce all’affermazione di un insieme di comportamenti sociali già fortemente diversi per via della crisi finanziaria, si “auto alimenta”. Da un lato si assiste alla trasformazione digitale della società che permette agli individui di vivere di questo processo trasformativo (basti pensare alle transazioni digitali che consentono di acquistare prodotti e beni di prima necessità o di aiutare i propri cari inviando soldi in un altro paese), e dall’altro si assiste alla trasformazione del digitale: si è discusso a lungo sull’uso di tecnologie blockchain per favorire l’inclusione finanziaria, di case studies per vederne gli effetti ma alla fine i problemi umanitari ne hanno accelerato l’applicazione. Una rivoluzione che sta ridefinendo il senso e il ruolo dei governi o delle banche, che devono comprendere come evolverà la loro posizione e il loro raggio di azione in un contesto sociale mutato dalle tecnologie digitali.

In questa direzione, ad esempio, sta lavorando UNICEF Innovation Fund che ha avviato diversi progetti volti a sviluppare soluzioni open source basate su blockchain proprio con l’obiettivo di favorire una maggiore inclusione finanziaria. ”La nuova coorte riceverà investimenti equity-free in USD e/o criptovaluta attraverso l’UNICEF CryptoFund – si legge in un articolo che titola proprio Leveraging Blockchain for Financial Inclusion. Questa fase di investimenti segna la prima volta che una coorte riceve sia USD che criptovaluta”.

Catene di blocchi umanitari

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia inoltre ha promosso – e continua a farlo – vari progetti che sono stati accolti molto positivamente con più di 400 candidature da oltre 70 paesi del programma UNICEF.

Tra queste vi sono soluzioni come Rahat, ad esempio, una piattaforma basata su blockchain che utilizza dei token per gestire e monitorare il flusso delle transazioni. Nello specifico l’obiettivo di questa dashboard è quella di supportare le agenzie umanitarie in Nepal inviando loro fondi di soccorso che si possono riscattare dai venditori locali, poiché il paese è spesso vittima di catastrofi naturali come inondazioni e terremoti, con una popolazione che vive in estrema povertà. Rahart – che in nepalese significa proprio “sollievo” – consente la distribuzione decentralizzata rendendo tutto il processo di distribuzione degli aiuti più sicuro e trasparente grazie ad un portafoglio digitale che tiene traccia del riscatto dei token basato su QR cose ed SMS.

“Rahat spera di affrontare le disparità di finanziamento nella distribuzione degli aiuti, coinvolgere le comunità locali per costruire resilienza finanziaria e assicurarsi che le persone non debbano aspettare in fila o aspettare settimane per un sacchetto di riso”.

Un altro esempio di come la tecnologia blockchain sia utile a tutte quelle comunità con risorse insufficienti e unbanked è Leaf. Un wallet che offre servizi finanziari digitali a rifugiati, migranti e commercianti transfrontalieri che spesso non possiedono un conto bancario né documenti per aprirne uno nel breve periodo. Grazie a blockchain, Leaf consente di archiviare e portare con sé in maniera sicura denaro.

“Con il portafoglio digitale transfrontaliero di Leaf, gli utenti possono archiviare denaro in una o più valute, godere di trasferimenti Leaf-to-Leaf gratuiti, pagare beni e servizi (indipendentemente dal fatto che il commerciante abbia un account Leaf) e scambiare automaticamente valute durante le transazioni”.

Con un focus sull’Africa orientale – principalmente nello stato del Ruanda –, questa soluzione digitale permette di ricevere o richiedere denaro non solo attraverso uno smartphone, ma anche tramite un semplice cellulare digitando uno shortcode USSD (Unstructured Supplementary Service Data) e dunque risolvendo il problema di una connessione ad internet risultando accessibile a tutti anche nelle zone più estreme. Anche Kotani Pay si basa sugli stessi principi e modalità d’uso dichiarando che spesso le tecnologie non sono pensate avendo come benchmark di riferimento il paese che necessita di quegli strumenti.

“Nel processo di educazione delle comunità in Africa sui benefici della blockchain e delle criptovalute, ci siamo resi conto che molte di queste erano essenzialmente bloccate perché la tecnologia non era progettata per le comunità. Questo perché la maggior parte delle reti Blockchain pubbliche costruisce avendo in mente l’utente che possiede uno smartphone. Questo ci ha ispirato a sviluppare una soluzione che colmi questo ampio divario”.

L’implementazione di queste soluzioni technology based permette uno sviluppo sostenibile per cui la direzione dello sviluppo tecnologico e lo sfruttamento delle risorse hanno l’obiettivo trasformare digitalmente la società

Così l’implementazione di queste soluzioni technology based permette uno sviluppo sostenibile per cui la direzione dello sviluppo tecnologico e lo sfruttamento delle risorse hanno l’obiettivo trasformare digitalmente la società. I comportamenti economici e sociali vengono modificati e i casi appena citati dimostrano che è necessario parlare di sostenibilità digitale nel momento in cui – come abbiamo visto – le tecnologie blockchain vengono sviluppate sulla base di criteri di sostenibilità. L’inclusione finanziaria abilitata dalla FinTech diventa l’azione sviluppatasi all’interno del sistema economico che produce ripercussioni su altri sottosistemi, le cui dinamiche sono state analizzate: avere maggiori risparmi e accesso al contante permette di investire in attività, di accedere all’assistenza sanitaria, all’istruzione contribuendo al raggiungimento di vari Goal di Agenda 2030.

In questo contesto bisogna anche considerare come questi strumenti entrino a far parte della società e la consapevolezza di ognuno nell’utilizzarli – come per qualsiasi tecnologia digitale. Da un lato è necessario comprendere come si sviluppano i sistemi di regolamentazione dal momento in cui blockchain tende a cambiare degli equilibri di istituzioni, banche, governi; e dall’altro ragionare su come l’innovazione viene vissuta. Perché – come è stato più volte detto – non sono le tecnologie ad essere buone o cattive, ma è la responsabilità dell’individuo nel fare di blockchain, ad esempio, uno strumento di avidità o di attività illecita.

La sostenibilità digitale nell’ambito della DeFi permette dunque di costruire modelli economici e sociali sostenibili, e l’implementazione di blockchain rappresenta un vero e proprio strumento di liberazione dall’unbanked. Le Nazioni Unite in tal senso dimostrano che la trasformazione digitale è possibile solo se si ha un’idea della società che contribuirà a sviluppare, nel momento in cui UNICEF Venture Fund, ad esempio, dichiara di essere alla ricerca di soluzioni basate su blockchain per “costruire capacità e responsabilizzare le comunità” poiché “le soluzioni open source che rispondono ai bisogni critici della società sono più importanti che mai”.

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