L’Intelligenza Artificiale per lo sviluppo sostenibile: la Fondazione per la Sostenibilità Digitale presenta il suo “Manifesto”

"Intelligenza Artificiale e Sostenibilità Digitale", il racconto del Webinar presentato giovedì 14 dicembre con i commenti degli esperti intervenuti

L’intelligenza artificiale, intesa come l’insieme delle tecnologie finalizzate a realizzare algoritmi che mostrino abilità tipicamente umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, è destinata ad avere un enorme impatto su economia, società e ambiente, ridefinendo profondamente processi sociali e modelli economici con ripercussioni anche sull’ecosistema. Ed è proprio in considerazione di questi impatti che è necessario inserire lo sviluppo di questa tecnologia in un quadro orientato alla sostenibilità: ciò significa non soltanto che il suo sviluppo e la sua implementazione devono rispettare i princìpi della sostenibilità, ma anche guardare a essa come uno strumento strategico per perseguire lo sviluppo sostenibile.

Proprio per dare un contributo in questo percorso, la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha realizzato il proprio Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale, presentato ieri nel corso di un webinar moderato da Luciano Guglielmi, Direttore del Comitato di Indirizzo della Fondazione. Il documento – oggetto di approfondite analisi nel corso del seminario – vuole rappresentare una guida per approcciare l’IA in modo consapevole, responsabile e sostenibile, identificando, inoltre, per ciascun SDG (Sustainable Development Goal), quelle caratteristiche dell’IA che più di altre contribuiscono alla realizzazione dei singoli obiettivi di SDG.

Prima di entrare nei contenuti del Manifesto, un ampio spazio è stato dedicato allo stato dell’arte dell’AI Act, il regolamento europeo sull’Intelligenza artificiale, le cui finalità e i contenuti sono stati approfonditi da Giovanni Battista Gallus, membro del Comitato di Indirizzo della Fondazione. “L’Unione Europea, in questo campo, vuole affermare una leadership nella regolamentazione. Occorre intanto evidenziare che è stato raggiunto l’accordo, ma la regolamentazione definitiva dovrà ancora arrivare: per ora stiamo parlando quindi di testi provvisori, ma rispetto ai quali si possono fare alcune considerazioni. Anzitutto, è importante sottolineare che la finalità di questo regolamento è quella di porre al centro l’uomo, e quindi garantire un elevato livello di protezione di valori come la salute, la sicurezza, i diritti fondamentali, e tutto questo deve essere fatto supportando l’innovazione. L’idea del legislatore europeo è quella di abilitare un’innovazione sostenibile: questo è un punto che ritengo molto importante, e anche in linea con la logica del Manifesto che oggi andiamo a presentare”.

Gli obiettivi del Manifesto

Il dibattito sull’Intelligenza Artificiale, oggi, si focalizza molto intorno a cosa sia giusto e a cosa sia sbagliato. Tuttavia, quando si ragiona sulle direzioni da dare alla tecnologia, come nel caso dell’IA, bisogna stare attenti a non ragionare in termini etici, perché l’etica è contingente, ha una dimensione culturale molto forte e, infine, non possiamo essere certi del fatto che in tutto il mondo, ad oggi, ci sia uno stesso approccio etico”, ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Per questo motivo, nella creazione del nostro Manifesto, abbiamo identificato delle caratteristiche tecniche che questa tecnologia dovrebbe rispettare, direttamente correlate agli obiettivi di sostenibilità: un concetto, quest’ultimo, che non sceglie tra il bene e il male, ma ci indica una strada. Quelle che analizzeremo oggi sono quindi le dodici caratteristiche che riteniamo possano rendere l’Intelligenza Artificiale sostenibile, ossia orientata a migliorare le condizioni della generazione presente senza mettere a rischio la possibilità per quelle future di fare altrettanto”.

L’Intelligenza Artificiale è oggi entrata in una fase di impatto di massa, coinvolgendo non solo utenti, ma anche istituzioni pubbliche e private, ed è proprio a partire da questo assunto che il Position Paper si pone l’obiettivo di inserire l’IA in un contesto di Sostenibilità Digitale, fornendo una visione chiara dei principi e delle caratteristiche che dovrebbero guidare il suo sviluppo e la sua adozione. Non si tratta, dunque, di limitare l’Intelligenza Artificiale, ma di massimizzarne i benefici nel rispetto dei principi della sostenibilità. “Oggi è impensabile che le tecnologie, in particolar modo l’Intelligenza Artificiale, non siano un volano per conseguire gli obiettivi di sostenibilità”, ha commentato Marzio Bonelli, CIO di MM e coordinatore dell’iniziativa. “Ciò di cui si parla poco, però, è la necessità che queste stesse tecnologie siano ispirate a princìpi di sostenibilità. Ed è proprio questo l’obiettivo del nostro Manifesto: quello di rappresentare una guida per approcciare l’IA in modo consapevole, responsabile e sostenibile. Il documento, tuttavia, non nasce con lo scopo di mettere in guardia dall’Intelligenza Artificiale, ma al contrario per promuoverla, spiegando che cos’è e definendo i criteri da considerare per poterla applicare in ottica di sostenibilità”.

Per un IA sostenibile: i dodici criteri

L’Intelligenza Artificiale non può e non deve essere considerata una commodity alla quale si accede in modo inconsapevole, ma piuttosto una tecnologia che richiede consapevolezza, competenza e capacità critica. L’obiettivo è quello di utilizzarla per costruire un mondo più sostenibile, affrontando i problemi reali che la società si trova di fronte.

A questo scopo, la Fondazione ha identificato alcuni criteri – elencati nel Manifesto – che tutte le organizzazioni dovrebbero utilizzare nello sviluppo e nell’adozione di sistemi di IA:

  1. Rispetto dei diritti fondamentali
  2. Privacy
  3. Trasparenza
  4. Non discriminatorietà
  5. Sicurezza
  6. Interoperabilità
  7. Portabilità
  8. Accessibilità
  9. Revoca
  10. Riconoscibilità
  11. Proporzionalità del rischio
  12. Efficienza energetica

L’Intelligenza Artificiale può cambiare la vita delle persone, ma deve essere gestita bene affinché non si commettano errori: per questo motivo, il nostro Manifesto non poteva che partire dalle persone”, ha spiegato Tiziana dell’Orto, Segretario Generale di EY Foundation, partendo dal primo punto del Manifesto. “È fondamentale che, fin dalla fase di progettazione, si promuova un impatto sociale positivo, aderendo ai principi che garantiscono i valori fondanti dell’UE in termini di salute, sicurezza e sostenibilità”.

Nel corso del pomeriggio, ognuno dei dodici punti del documento è stato oggetto di approfondite analisi e riflessioni. Tra questi la delicata questione dei bias, cruciale in tema di non discriminatorietà nell’utilizzo e nello sviluppo di questa tecnologia. “Esistono vari tipi di bias nei dati, negli algoritmi, e quelli che derivano dagli esseri umani”, ha evidenziato Tiziana Catarci, Direttrice del DIAG alla Sapienza Università di Roma. “La cosiddetta operazione di ‘pulitura’ dei dati, nell’ottica della rimozione dei bias, è un’attività complessa e ancora non risolta, ma è un punto fondamentale: non possiamo rischiare che gli algoritmi che incidono sulla vita degli esseri umani possano perpetrare e amplificare le disparità e le ingiustizie sociali”.

E se garantire la sostenibilità sociale nell’utilizzo di questi sistemi è un obiettivo fondamentale, come spiegato da Salvatore Marras, Responsabile Public Sector della Fondazione, di assoluta rilevanza è anche il principio dell’accessibilità, in un’ottica di inclusione e per non lasciare indietro nessuno. “Quello dell’accessibilità è un concetto molto importante che, in tema di Intelligenza Artificiale, va letto sia in termini tecnici che di formazione. Dal punto di vista tecnico si parla di facilità d’uso, di usabilità per tutti, e questi sono aspetti abbastanza noti. Dal punto di vista della formazione, sono due gli aspetti sui quali bisogna insistere: da una parte sul formare la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi dell’IA in relazione alla sostenibilità; dall’altra, sulla capacità d’uso di questi strumenti. Quest’ultimo è un punto molto importante, perché c’è in gioco il futuro del lavoro: sappiamo che molte attività lavorative potranno essere sostituite da questi sistemi, ma il lavoro che si perderà lo si potrà recuperare proprio attraverso importanti investimenti in competenze, consapevolezza e capacità d’uso”.

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