Ormai è chiaro: perseguire un concreto sviluppo sostenibile richiede, al pari dell’impegno rivolto alla riduzione dell’inquinamento e al contrasto al cambiamento climatico, un altrettanto fondamentale impegno nei confronti degli individui, e quindi all’ampio ambito della sostenibilità sociale.
Ciò significa che, all’attenzione per l’ambiente, occorre accompagnare quella per la società, con attività, strategie, progetti che pongano le condizioni per una maggiore uguaglianza e inclusione: questo è particolarmente importante per categorie più “sensibili” della popolazione, tra le quali rientrano, ad esempio, le persone con disabilità.
D’altra parte, l’importanza di questa tematica è testimoniata dal fatto che l’Agenda 2030 le ha dedicato un obiettivo di sviluppo sostenibile specifico – il decimo –, relativo proprio alla riduzione dell’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni: questo, nel suo target 10.2, sostiene la necessità, entro il 2030, di potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da fattori come quello della disabilità.
Guardando ai dati dell’OMS, circa il 5% della popolazione mondiale convive con una perdita uditiva, e si stima che, entro il 2050, sarà circa una persona su quattro ad avere una forma di diminuzione dell’udito. Guardando al contesto italiano, le persone che hanno hanno subito una perdita uditiva sono invece 7 milioni – il 12,1% della popolazione –, e l’ipoacusia riguarda una persona su tre tra gli over 65. Ma solo il 31% della popolazione ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi 5 anni, mentre il 54% non l’ha mai fatto. È evidente quindi quanto sia fondamentale innanzitutto sensibilizzare la popolazione alla prevenzione, tanto che la Giornata mondiale dell’udito 2022 – del 3 marzo – promossa dall’OMS si è concentrata proprio sul promuovere un “ascolto sicuro”, evitando ad esempio l’esposizione a suoni eccessivi come mezzo per mantenere un buon udito durante il corso della vita.
Se prevenire è importante, però, lo è altrettanto implementare soluzioni che, in una logica inclusiva, garantiscano pari opportunità alle persone non udenti o ipoudenti; un obiettivo che può essere raggiunto attraverso l’aiuto delle nuove tecnologie.
SignOn: abbattere le barriere attraverso l’innovazione
Abbiamo recentemente visto, attraverso alcuni esempi virtuosi, quale possa essere il ruolo dell’innovazione come potente strumento di inclusione: un potenziale enorme, che ha bisogno di essere ulteriormente sviluppato, con l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita.
“La tecnologia non è solo uno strumento per aiutare le aziende a diventare più produttive e più redditizie, ma è anche la chiave per progettare un futuro migliore per tutti”, ha dichiarato Matteo Villa, International Institutions & Research Global BU General Manager di Fincons Group, a Tech Economy 2030. “Per raggiungere tale obiettivo, una cooperazione attiva tra imprese private e mondo accademico, come tra comunità e istituzioni pubbliche, è essenziale”.
È dunque dalla collaborazione di più parti per un obiettivo comune che, stimolando l’innovazione, possono emergere soluzioni in grado di generare valore per la società. Tra questi, c’è sicuramente il progetto SignOn (Sign Language Translation Mobile Application and Open Communications Framework), sviluppato con l’obiettivo di creare dei “collegamenti” tra persone con sordità che utilizzano la lingua dei segni, persone ipoudenti e persone udenti. Il potenziale di questo progetto che, come raccontato da Matteo Villa, ruota intorno alla cooperazione tra i diversi stakeholder, ed è finanziato dall’UE e da altre imprese private, appare evidente in considerazione del fatto che “una persona su mille nell’UE comunica in una delle 31 lingue dei segni nazionali o regionali come lingua primaria. L’accesso all’informazione è un diritto umano, e oggi questo dipende dall’accesso a contenuti multilingue, ma soprattutto da comunicazioni interlinguistiche: per questo, l’eliminazione delle barriere linguistiche deve essere una priorità, per raggiungere uno scambio di informazioni privo di ostacoli, equo e inclusivo a livello globale.
Entrando nel dettaglio, il progetto è stato sviluppato da un team di esperti con diverso background, e si concentrerà sulla traduzione tra lingua dei segni e lingua orale, unendo l’esperienza e il know how della comunità di persone non udenti e ipoudenti, con competenze accademiche e di settore multidisciplinari. SignOn, quindi, fornirà conversazioni nel linguaggio dei segni tramite un avatar realistico costruito attraverso le ultime tecnologie grafiche. Ma non solo. Il progetto mira ad essere molto più di un sistema avanzato di traduzione automatica: grazie alle sofisticate capacità di machine learning incorporate, il sistema consente infatti l’aggiunta di nuove lingue dei segni e parlate, flessibilità nello stile e nelle preferenze per l’utente, e la correzione automatica degli errori, basata direttamente sul feedback degli utenti. L’obiettivo finale è quello, nel 2023, di realizzare un’applicazione utilizzabile attraverso lo smartphone”.
Questo progetto, che vede il coinvolgimento attivo di Fincons, rende quindi bene l’idea delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie di dare vita a soluzioni in grado di portare un enorme valore a beneficio della comunità. Un potenziale che, ribadisce Matteo Villa, richiede però di agire in una logica collaborativa, per essere adeguatamente sfruttato. Infatti “la tecnologia, da sola, non può colmare il gap esistente”, conclude Matteo Villa, “ma deve accompagnarsi alla cooperazione tra enti pubblici e privati, istituti di ricerca e imprese, comunità e parti interessate: è questa la base per realizzare, finalmente, un cambiamento duraturo”.
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