5 Startup per l’inclusione sociale

L'inclusione sociale è un tema centrale che, non a caso, riguarda tutti e diciassette gli obiettivi di Agenda 2030. Oggi, alcune startup lavorano proprio con lo scopo di favorirla: con l'aiuto di Mariateresa Parlato, ne abbiamo individuate cinque

Immagine distribuita da Pixabay

L’inclusione sociale è un tema molto ricorrente in Agenda 2030, e viene richiamato in più di un obiettivo. Lo ritroviamo certamente quando si parla di Istruzione di Qualità, Parità di Genere, Ridurre le Disuguaglianze, ma anche per Lavoro Dignitoso e Crescita Economica. A dire il vero, provando ad ampliare il nostro punto di vista, si può notare come quello dell’inclusione sia un tema che abbraccia tutti e 17 gli obiettivi di crescita sostenibile.

Sconfiggere la povertà vuol dire anche inclusione; sconfiggere la fame è inclusione; raggiungere pace, giustizia ed istituzioni solide è senz’altro inclusione sociale. E così via.

Esistono oggi alcune startup che si occupano proprio di favorire l’inclusione sociale, e che oggi più che mai sono fondamentali per facilitare la vita di tante persone e allo stesso tempo per migliorare quelle dell’intera società. Con Mariateresa Parlato, che si occupa di Inclusion & Diversity per un’importante multinazionale, ne abbiamo individuate 5, e ognuna di queste si occupa di una diversa categoria di persone.

Hollaback!: formazione per rispondere alle molestie

Secondo una ricerca di Ipsos e Save The Children, nel 2020 il 70% delle ragazze ha dichiarato di essere stata vittima di molestie in pubblico. Sono poche coloro che denunciano e il 29% decide di non farlo per paura della reazione e il 21% per vergogna. La situazione online non è più rassicurante: il 41% delle ragazze si è sentita offesa dai contenuti pubblicati dei propri contatti sui social media e il 39% degli intervistati ritiene che online circolino informazioni che giustificano la violenza contro le donne.

Sempre in riferimento al 2020, l’Istat ha recentemente pubblicato uno studio che mostra l’andamento dei percorsi nei centri antiviolenza. Più di 15mila donne hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza, in particolar modo coloro che hanno tra i 40 e i 49 anni. Tra le violenze maggiormente subite ci sono quelle psicologiche e quelle fisiche, ma anche tante minacce, violenze economiche e stupri, e il 26,8% delle donne ha subito più di 5 violenze. Tra i servizi offerti dai centri antiviolenza l’ascolto, l’accoglienza e la consulenza psicologica sono quelli più utilizzati, ma anche il supporto legale e il pronto intervento vengono richiesti molte volte.

Coerentemente con quanto svolto dai centri antiviolenza, Hollaback! è una realtà che opera attivamente per porre fine a qualsiasi tipo di molestia e violenza e lo fa da una parte attraverso la cooperazione con enti ed organizzazioni per avviare programmi di divulgazione informativa e comunicazione all’interno e all’esterno, dall’altra attraverso l’impiego del digitale con webinar gratuiti e piattaforme online per permettere di raccontare le proprie esperienze. I sondaggi mostrano che il 99% dei partecipanti ai webinar interverrà o reagirà in caso di una futura molestia.

Attraverso il progetto Heartmob, Hollaback! ha costruito una community virtuale di persone vittime di moleste online che oggi conta più di 15mila testimonianze e quasi 10mila azioni di supporto.

Pedius: il telefono per persone sorde

Secondo le Stime AIRS, il 12% della popolazione italiana soffre di problemi uditivi; le persone con problemi gravi di sordità sono poco più di un milione e per il 78% anziani. L’OMS stima circa 466 milioni di persone con problemi di udito, e che questo numero possa raddoppiare entro il 2050.

Oggi ci sono alcuni servizi svolti unicamente a voce come le chiamate di emergenze o di assistenza, e quindi difficilmente utilizzabili da una fetta così ampia della popolazione. Per questo motivo è nata Pedius, una startup italiana che si pone l’obiettivo di rendere autonome le persone con problemi di udito quando devono effettuare delle telefonate.

Si tratta di un’app che utilizza tecnologie di sintesi vocale per trasformare i messaggi testuali di una chat in una voce virtuale e quelli vocali in testuali. Al momento il servizio è disponibile in 14 paesi tra cui Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Australia, ed è usato da più di 30mila persone.

Dalla collaborazione tra Pedius e VEASYT (servizio di video-interpretariato) è nato un caso di successo di inclusione dei dipendenti sordi in TIM che, a seguito del telelavoro forzato con l’arrivo della pandemia di coronavirus, ha permesso ai dipendenti di lavorare regolarmente partecipando a tutte le riunioni e videocall.

Ugo: servizio di affiancamento per anziani e persone con disabilità

Secondo uno studio Istat, tra gli over 75 una persona su 10 ha una grave riduzione dell’autonomia che riguarda tanto l’aspetto quotidiano quanto quello sanitario, mentre tra gli over 85 si parla di circa il 37% dei casi. 2,7 milioni di over 75 italiani hanno difficoltà motorie e/o comorbilità, rendendole di fatto bisognose di assistenza nella loro quotidianità.

Sempre secondo l’Istat, nel 2019 le persone con disabilità in Italia sono il 5,3% della popolazione, quindi circa 3 milioni e 150mila, in particolare nelle Isole e nel Nord-Ovest, e il 29% di loro vive completamente da sola. Le regioni col numero maggiore di persone con disabilità sono la Sardegna e l’Umbria. Molti di loro hanno problemi nello svolgere attività quotidiane come le mansioni domestiche, la spesa, preparare i pasti, ma anche attività di contabilità personale. Solo il 14% di loro riesce a spostarsi in autonomia con i mezzi pubblici, in particolar modo coloro che rientrano nella fascia d’età tra i 15 e i 44 anni.

Dalla veloce analisi di questi due gruppi di persone emerge un chiaro bisogno per molti di assistenza quotidiana, o quantomeno frequente, e nonostante ci siano molti servizi messi a disposizione da vari enti e che non sempre sono conosciuti da chi ne ha poi effettivamente bisogno, Ugo ha deciso di raggrupparli in un’unica piattaforma.

Si tratta di una piattaforma online sulla quale lavorano operatori caregiver professionali, e le persone con disabilità possono cercare e usufruire dei servizi più adatti ai loro bisogni come l’accompagnamento per visite mediche o commissioni, supporto nell’interfacciarsi con medici e personale sanitario ma anche la gestione della documentazione medica e/o delle pratiche burocratiche. Gli utenti possono acquistare il servizio direttamente online e pagare solo quando il servizio viene concluso, ed Ugo seleziona e forma direttamente gli accompagnatori e monitora il loro operato grazie ai feedback che possono essere lasciati direttamente dagli utenti in piattaforma.

Diversity@Work: la Gamification al servizio del Diversity Management

Un recente studio condotto da Istat e UNAR mostra alcuni dati sulle misure di Diversity Management per la comunità LGBT+ adottate dalle imprese italiane nel settore dell’industria e dei servizi. Nel 2019 circa un quinto delle imprese ha adottato almeno una misura di valorizzazione delle diversità non obbligatoria per legge. Tali misure sono adottate per il 34% da aziende di grandi dimensioni – con più di 500 dipendenti – mentre solo per il 20% da imprese più piccole. Il 5% delle imprese con almeno 500 dipendenti ha adottato almeno una misura aggiuntiva a quanto previsto dalla legge per favorire l’inclusione dei lavoratori LGBT+ e tra le misure più adottate troviamo gli eventi formativi per il top management, misure specifiche per i dipendenti transgender, benefit e misure ad hoc dedicate ai dipendenti LGBT+.

Il quadro che emerge può essere senz’altro positivo se paragonato anche solo a pochi anni fa, ma comunque si è ancora molto lontani dal potersi ritenere soddisfatti. Uno studio di McKinsey ha, inoltre, dimostrato che aiutare le aziende nel favorire Diversità, Equità ed Inclusione (DEI) è necessario per la loro stessa stabilità. Favorire l’inclusione del personale non è solo una necessità e un dovere, ma anche un’opportunità di crescita per favorire l’innovazione attraverso l’introduzione di prospettive e culture diverse tra loro.

La startup WorkWideWomen, che si occupa di affiancare le aziende nello sviluppo di soluzioni efficaci ed utili al Diversity Management, ha creato Diversity@Work, un gioco utile a riflettere sui temi propri dell’inclusione e della diversità sui luoghi di lavoro. Il gioco consiste nel mettere l’utente difronte a quelle situazioni in cui è più facile reagire secondo stereotipi o automatismi dando la possibilità di scegliere tra due risposte diverse. Alla fine, l’utente viene valutato su 4 parametri, ossia management, leadership, clima aziendale e team skills che sono poi i macro-indicatori utilizzati da un documento dell’Unione Europea sul tema del Diversity Management.

Si tratta di un perfetto esempio di come le tecnologie digitali applicate alla gamification possano effettivamente aiutare l’inclusione sociale attraverso un miglioramento della cultura aziendale a tutti i livelli e non necessariamente solo quelli manageriali.

Babaiola: la community dei viaggiatori LGBT+

Paese che vai, usanza che trovi” recita un detto popolare, e forse è proprio da questo detto che nasce Babaiola, una startup che aiuta ad organizzare viaggi, vacanze e trovare eventi nelle migliori località e locali LGBT+ friendly. Data una serie di nazioni, città e luoghi selezionati come LGBT+ friendly, l’utente può organizzare un viaggio avendo a disposizione informazioni chiare e sempre aggiornate su hotel, locali ed eventi in tutto il mondo.

Anche grazie alle convenzioni stipulate con aziende operanti nel mercato turistico, Babaiola mette a disposizione della community sconti e pacchetti promozionali e con Alpitour condividono i propri dati per attività di business intelligence al fine di individuare servizi ad hoc per gli iscritti.

Tutti e 5 gli esempi che abbiamo elencato grazie al prezioso contributo di Mariateresa Parlato evidenziano il modo in cui tante piccole realtà possono favorire l’inclusione sociale su larga scala grazie all’impiego del digitale. Ed è proprio il digitale lo strumento che ha permesso di dare luce ai vari servizi messi a disposizione da queste startup per operare, finanziarsi e rendersi via via accessibili ad un numero sempre maggiore di persone.

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