Sostenibilità Digitale: perché leggere il libro di Stefano Epifani?

Per portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale, ambientale e istituzionale servono tre ingredienti fondamentali: tecnologia, governance e cambiamento di mentalità”. Tecnologia, modi (e motivi) per applicarla e consapevolezza diffusa sul tema della trasformazione digitale e della sostenibilità, ovvero ciò che serve a cambiare la mentalità, sono gli ingredienti del libro fresco di pubblicazione di Stefano Epifani, “Sostenibilità Digitale”, edito dal Digital Transformation Institute.

Tecnologia, governance e cambio di mentalità sono gli elementi chiave, indicati da Enrico Giovannini nella prefazione del libro, per cambiare i modelli di produzione, di consumo e di interazione tra le persone, e tra le persone e l’ambiente. Con l’obiettivo di costruire quel futuro sostenibile, tracciato dall’Agenda 2030 firmata dai 193 paesi dell’ONU nel settembre 2015.

Sostenibilità Digitale - Copertina383 pagine e mezzo chilo di parole che, con la musica di sottofondo dei Dire Straits citati nelle prime righe, accompagnano chi legge alla scoperta dell’utilità del digitale visto non come qualcosa da combattere o abbracciare, da criticare o accogliere senza filtri, ma come strumento valido, e necessario, per costruire un futuro sostenibile. Non un libro sulla tecnologia. Non un libro sulla sostenibilità e sull’ambiente. Un libro che avvicina due temi solo apparentemente paralleli, ma che acquistano valore proprio nel momento in cui convergono.

Perché leggere Sostenibilità Digitale?

Perché parla di futuro

Nella introduzione curata da Alberto Marinelli, si legge: “Dobbiamo ritrovare la capacità di parlare del futuro. Anche se gli orizzonti temporali, dopo gli anni di crisi e ristagno economico, si sono straordinariamente contratti. Anche se le illusioni sulla capacità delle tecnologie di produrre sistemi di comunicazione paritari e democratici si sono consumate per effetto di una quotidianità intrisa di slogan populisti, di hate speaking e fake news che imbrattano le time line delle social media platform. Anche se il sogno di una intelligenza collettiva, distribuita e partecipativa, si confronta con un presente in cui il dominio delle piattaforme e il controllo che viene esercitato sui dati prodotti dagli utenti sembra confinarci all’interno delle nostre “bolle”, e ritornarci l’immagine riflessa delle opinioni, espresse da noi e dai nostri amici, come una rappresentazione realistica della realtà”. Bisogna parlare di futuro. E il libro lo fa, aiutando chi legge a prendere coscienza del cambiamento avvenuto grazie al digitale e, soprattutto, a immaginare come le potenzialità che abbiamo a portata di mano possono contribuire a raggiungere i tanto agognati (e utopici per alcuni) goal di Agenda 2030. Sostenibilità Digitale parla di futuro portando il lettore a comprendere che non si può continuare ad essere soggetti passivi, ma si può, e si deve, recuperare il necessario desiderio di comprendere i meccanismi della tecnologia per padroneggiarli e scegliere il meglio per le persone.

Perché parla di ciò che non si suole o vuole sentire

Se ci fosse una classifica dei termini più fraintesi, probabilmente “trasformazione digitale” sarebbe ai primi posti”. Stefano Epifani tocca un punto nevralgico fin dai primi capitoli: manca in molti decisori (così come in tanti utenti) non solo la conoscenza e la consapevolezza necessarie a governare il cambiamento derivato dal digitale, ma anche l’umiltà di ascoltare per comprendere e capire. Le tecnologie, quando sono di moda e possono far identificare chi le pronuncia come innovatore, diventano slogan facili da talk show un po’ per tutti, farciscono i programmi elettorali, popolano le colonne dei giornali, cartacei e non, si inseriscono nei progetti scolastici, si sprecano nei discorsi tra imprenditori, anche quando questi non sarebbero disposti a investirci neppure un euro del loro utile. Le tecnologie più che essere usate sono – soprattutto nella narrazione collettiva – abusate. Ecco, allora, che Sostenibilità Digitale prende per mano il lettore, si ferma sulle parole, le spiega, le rende semplici, aiuta a comprenderne non solo il significato ma il posto che hanno nel mondo. Leggendo il libro si ripercorrono storicamente le quattro rivoluzioni industriali, per arrivare a parlare di rivoluzione di senso, ovvero la necessità di comprendere quanto “il digitale ha il potere di cambiare il senso delle cose”.

Perché parla di persone

I discorsi intorno alla tecnologia per la sostenibilità si intrecciano a doppio filo con le vite di cinque personaggi: Carla, Alfio, Anna, Domenico e Valerio. Cinque persone normali, con cinque lavori ed età diverse, che raccontano il loro rapporto più o meno felice con il digitale e la trasformazione che esso induce. Dal giovane giornalista alle prese con la concorrenza delle macchine che scrivono articoli al suo posto, alla imprenditrice Anna che abbraccia la tecnologia per salvare il suo piccolo caseificio, alla dottoressa Carla che, seppure non voglia ammetterlo, trova nelle AI e nei social network non solo compagni di vita, ma efficienti collaboratori utili a svolgere meglio la propria professione. Storie comuni, già sentite o vissute in prima persona. Storie che ci fanno comprendere come nei tanti ragionamenti che si fanno intorno alle scelte di applicazione delle tecnologie, è alla persona che si deve riservare il posto d’onore. Storie di Sostenibilità Digitale che aiutano chi legge a immedesimarsi negli ottimisti inconsapevoli, in quelli spaventati dal progresso o che oppongono resistenza al cambiamento, o magari in quelli, come Anna e Domenico, che “dimostrano quanto il percorrere la via dell’innovazione non solo è possibile, ma spesso è l’unica scelta possibile”.

Perché parla a tutti

Avvicinarsi a un tomo spesso tre centimetri con il termine Digitale sulla copertina non è da tutti. Possiamo farci prendere dal senso di inadeguatezza, dal timore di non avere gli strumenti per comprendere ciò che si legge, dal disinteresse per il tema in generale, dal desiderio di appoggiare il saggio per afferrare l’ultimo romanzo leggero che ci fa riflettere poco e dormire bene. Ma prima di rinunciare a sfogliare Sostenibilità Digitale, dovremmo sbirciare tra le pagine, un po’ come si fa di nascosto in libreria godendo del profumo della carta e del silenzio quasi surreale che ci circonda. Sbirciando incroceremo lo sguardo un po’ triste del giornalista Valerio che non ha saputo adeguarsi ai tempi; sentiremo il rumore dei passi di Domenico che, pensieroso ma soddisfatto, guarda crescere meglio le sue piante in serra grazie al digitale; annuseremo il profumo delle mozzarelle fresche di Anna che, promosse sui social network, arrivano in posti che lei non avrebbe mai immaginato di poter raggiungere; saliremo in macchina con Alfio il tassista per fare due chiacchiere sul futuro che ci aspetta; ci faremo visitare da Carla, che appoggia ancora il vecchio, freddo stetoscopio analogico sulle nostre spalle, per poi consultare una intelligenza artificiale e farci una diagnosi migliore. Leggendo alcune pagine capiremo che Sostenibilità Digitale non è per un pubblico di nicchia. Capiremo che Intelligenza artificiale, Blockchain, Big Data, Social Network, Realtà Virtuale e Aumentata sono strumenti da mettere nello zaino e usare quando la strada verso un futuro sostenibile diventa impervia e abbiamo bisogno di qualcosa che ci aiuti a raggiungere la meta, viaggiando tutti insieme. Nessuno escluso.

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