Stampa 3D ed Healthcare: personalizzazione dei servizi per l’innovazione del settore

La personalizzazione è un asset prioritario per qualsiasi mercato attivo nella trasformazione digitale, irrinunciabile se contestualizzata nell'healthcare. Per questo, la stampa 3D rappresenta qui una tecnologia disruptive: vediamone alcuni possibili ambiti di applicazione

Immagine distribuita da PxHere con licenza CC0

Addio alla standardizzazione dei servizi, agli approcci generalisti, alla mancanza di attenzione verso la singolarità degli utenti e alle produzioni di massa non adeguate: la personalizzazione è ormai un asset imprescindibile per qualsiasi mercato attivo nella trasformazione digitale, e se contestualizzata nella specificità dell’healthcare, poi, diventa irrinunciabile. A partire da questa premessa, la stampa 3D si delinea come una tecnologia emergente – e, senza dubbio, disruptive – di grande spessore: nonostante le applicazioni siano generalmente ancora scarse, infatti, è in grado di generare i cambiamenti necessari per un settore sanitario complessivamente più sostenibile.

Non si tratta, del resto, di una novità. Da sempre l’healthcare è uno dei principali ambiti di applicazione del 3D printing: già negli anni 80 Chuck Hull realizzava tazze per il lavaggio degli occhi utilizzando la stereolitografia (metodo per la produzione di oggetti solidi tramite la sovrapposizione di diversi strati di polimero liquido); prima di arrivare alle applicazioni effettive, però, sono stati necessari vari sforzi.

I ricercatori hanno inizialmente cercato di comprendere le modalità di impiego, lo stato dell’arte e la presenza effettiva nel mercato di tale tecnologica, con l’obiettivo di identificarne gli sviluppi più perseguibili. Sviluppi che – è stato presto evidente – coinvolgono tutti gli stakeholder dell’eco-sistema sanitario, dagli ospedali ai magazzini di area vasta.

Ad oggi, se sfruttata adeguatamente, la stampa 3D è un pivot fondamentale per la trasformazione e linnovazione dei modelli operativi in ambito clinico, assistenziale, organizzativo e gestionale. Vediamone, dunque, alcuni degli ambiti di applicazione, in modo da delineare il livello di innovazione e sostenibilità introdotto da tale tecnologia.

I vantaggi del bioprinting

Come noto la stampa permette, prima di tutto, la personalizzazione delle protesi impiantabili: il bioprinting è, del resto, un settore in cui la tecnologia ha riscosso già sufficiente successo. Una protesi personalizzata e realizzata appositamente per un paziente presenta innumerevoli punti a suo favore: oltre a basarsi sulle caratteristiche di chi la richiede, ha il grande vantaggio di essere prodotta solo in prossimità dell’esigenza di utilizzo. Quest’ultimo punto è estremamente rilevante: se la produzione ad hoc sarà abbracciata dai più, il business model dominante – generalista, massivo e non specifico – sarà totalmente sconvolto: difatti, la personalizzazione produce effetti per tutti gli stakeholder della filiera.

Giocano a favore della notorietà del bioprinting, tra l’altro, anche le applicazioni fatte nel più ampio contesto dell’ingegneria tessutale, che permette di sviluppare sostituti biologici per ripristinare, mantenere e migliorare la funzione tessutale dei pazienti.

Il mercato delle protesi personalizzate, tuttavia, ha ancora bisogno di tempo per espandersi: ad oggi si è affermato prevalentemente nel Nord America, dove va sviluppandosi in maniera progressiva e costante tramite il coinvolgimento attivo di aziende, laboratori e università.

Dal dosaggio personalizzato dei farmaci all’impatto sulle strutture

In seconda battuta, un’altra importante applicazione della stampa 3D è riscontrabile nel dosaggio personalizzato dei farmaci: un utilizzo intelligente della tecnologia in questo caso permette la produzione di un’alta varietà di combinazioni farmaceutiche differenziate per forma, sostanze costituenti e profilo di rilascio. Si tratta di una tecnica già assodata: nel 2018 un team di ricercatori dellUniversità di Glasgow, ad esempio, l’ha utilizza per sintetizzare i composti di uno stock di farmaci.

Il controllo personalizzato sul dosaggio è sicuramente un fondamentale passo in avanti per l’industria farmaceutica, in quanto consente la produzione di farmaci on-demand, realizzati sulla base delle esigenze e del quadro clinico dei singoli pazienti.

Da qui, appare evidente come la tecnologia 3D possa portare ad importanti svolte anche in ambito clinico: le prescrizioni terapeutiche potrebbero tenere conto delle sue esigenze individuali, da definirsi anche in base al profilo genetico dello stesso.

Rilevante anche l’impatto del 3D printing sulle strutture. La personalizzazione dei trattamenti permette – e richiede – la nascita di hub pubblici a livello regionale o sovra-aziendale, ma crea un’evidente riduzione nella delocalizzazione della supply chain.

Gli ospedali che utilizzano questa tecnica possono produrre protesi e tutto quello che è necessario ai pazienti nella struttura stessa, evitando forniture estere. La riduzione della delocalizzazione è fortemente conveniente: anche se la produzione nei Paesi in via di sviluppo è economica, non lo è il coordinamento di una rete logistica globale, penalizzata soprattutto dai costi di trasporto.

Anche la gestione delle scorte in magazzino diviene più sostenibile: il just in time – approccio per il quale occorre solo ciò che è già stato venduto – esiste da molto tempo, ma la produzione personalizzata tramite stampa 3D ne permette l’estremizzazione: le scorte sono ridotte al minimo, e la creazione dei beni avviene istantaneamente, solo su richiesta del consumatore finale.

Cambiano, inoltre, le strategie di inventario delle aziende, in quanto viene eliminato il problema della gestione della filiera dei ricambi: vengono meno le linee di produzione in serie e i magazzini, come i costi derivanti da trasporto e logistica. La produzione diventa snella, veloce e versatile, con uno sviluppo del prodotto sanitario concentrato in un solo posto. Non appena terminato il processo di produzione, poi, i beni sono venduti senza che sia necessario passare per operazioni di magazzino (che comportano il rischio di forti sprechi).

Se la gestione dei pezzi di ricambio è un punto critico per l’industria manifatturiera globale, del resto, trarranno vantaggio dalla stampa 3D tutte le aziende che necessitano di scorte estese, e certamente appartengono a questo gruppo quelle del settore sanitario.

La stampa 3D permette la riconfigurazione del rapporto fra fornitori, servizi e utenti. L’intero settore in questo modo passa da una configurazione basata sui prodotti ad una logica di servizio personalizzato.

Traendo le somme è evidente come il discorso fatto sia più che riconducibile ai Goal dell’Agenda 2030, e dunque allo sviluppo di una visione sostenibile del settore. Da evidenziare, in particolare, il modo in cui adeguati strumenti di Digital Health permettono l’accesso a cure personalizzate – e perciò migliori (considerazione da ricondurre al Goal 3 dell’Agenda). La personalizzazione della terapia, poi, è da intendersi come pari accesso e conseguente riduzione delle disuguaglianze (Goal 10). Inoltre, non può essere sottovalutata la relazione fra il Goal 13 – incentrato sulla lotta al cambiamento climatico – e la riduzione dell’impatto carbonico conseguente all’abbattimento delle operazioni di trasporto e logistica.

Orientare lecosistema della salute verso l’applicazione della stampa 3D permette di gettare le basi per una svolta sostenibile dell’intero settore, che produrrà valore in vari ambiti tramite il coinvolgimento degli stakeholder di riferimento. Ecco perché, ancora una volta, appare chiaro quanto investire nella digitalizzazione dei sistemi sanitari sia prioritario.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here