La sfida della sostenibilità si gioca sul campo del digitale

In un sondaggio diffuso dal World Economic Forum il 40% dei manager ritiene che le tecnologie digitali stanno avendo un impatto positivo sugli obiettivi di sostenibilità, ma ci sono aspetti contrastanti. Per velocizzare i risultati è necessario sviluppare una strategia in tre fasi

Immagine distribuita da Piqsels

Strategia digitale e sostenibilità sono sempre più intrecciate. Il dibattito su questi temi cresce di giorno in giorno, man mano che diventa più chiaro come le tecnologie digitali abbiano un ruolo fondamentale nell’affrontare le sfide della sostenibilità.

Queste tecnologie stanno già avendo un profondo impatto su ogni aspetto dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance). Ad esempio, in questo periodo caratterizzato dall’invasione russa dell’Ucraina si è intensificata la discussione sull’impatto del digitale sugli aspetti sociali, come il dibattito sulle piattaforme dei social media, la disinformazione e la libertà di parola. Ma si pensi anche all’importanza del digitale per le questioni di governance, come gli aspetti legati all’antitrust e alla fiscalità che le società che operano su Internet devono affrontare.

L’urgente richiesta per le aziende di fare progressi sulla sostenibilità sta ora arrivando forte e chiara da tutti gli stakeholder aziendali: clienti, dipendenti, investitori, ma anche alle autorità di regolamentazione. Tutti si aspettano che le aziende pongano la sostenibilità al centro della loro missione e i dirigenti riconoscano che hanno bisogno delle tecnologie digitali per soddisfare queste aspettative.

In un recente sondaggio, condotto da Bain & Company per il World Economic Forum, su 400 dirigenti in vari settori e in diverse regioni del globo, il 40% degli intervistati ha affermato di ritenere che le tecnologie digitali stiano già avendo un impatto positivo sui propri obiettivi di sostenibilità. Ma insieme ai molti vantaggi, il digitale porta anche aspetti negativi e il 10% degli intervistati ritiene che le tecnologie digitali possano anche rappresentare un rischio per la sostenibilità. In particolare, i manager sono preoccupati per l’impatto su salute e benessere mentale, privacy dei dati, competenze per il futuro, diversità e inclusione.

Le applicazioni delle tecnologie digitali

Le tecnologie digitali sono già utilizzate per misurare e monitorare i progressi in termini di sostenibilità, ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre le emissioni di gas serra e realizzare un’economia più circolare, sebbene i loro usi più diffusi variano a seconda del settore. Ad esempio, sono utilizzate per misurare e ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente migliorando la trasparenza sulla catena di approvvigionamento. Un altro campo di applicazione molto diffuso è l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’energia.

Ma le tecnologie digitali consentono anche innovazione e collaborazione. Nel 2020 sono stati rilasciati più di 1.000 brevetti di sostenibilità digitale a livello globale e i venture capitalist hanno investito 5,7 miliardi di dollari. Numeri che stanno crescendo di giorno in giorno. L’intelligenza artificiale (AI) nella progettazione, la produzione additiva e i digital twin (la rappresentazione virtuale di un’entità fisica, vivente o non vivente) sono strumenti potenti sui quali basare la prossima ondata di soluzioni ai cambiamenti climatici. I sensori abilitati per l’Internet of Things, l’autenticazione basata su blockchain, le piattaforme di condivisione dei dati e le app gamificate favoriscono la collaborazione lungo la catena del valore e allineano i partecipanti su metriche e obiettivi comuni.

Opportunità e rischi nelle tecnologie digitali

Il digitale comporta comunque dei rischi per la sostenibilità. I dirigenti che hanno risposto allo studio del World Economic Forum hanno espresso preoccupazione, ad esempio, per le questioni sociali, la privacy e la sicurezza dei dati, i rifiuti elettronici e la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione. Sono temi già sul tavolo di discussione, per i quali è importante sviluppare mirati strumenti di mitigazione, senza aspettare che i problemi si manifestino. Sono passati duecento anni prima che ci rendessimo pienamente conto dell’impatto sul clima della prima rivoluzione industriale e iniziassimo ad affrontarlo. Gli effetti della quarta rivoluzione industriale ci colpiranno in modo esponenzialmente più veloce, soprattutto perché una parte maggiore dell’economia e della nostra vita quotidiana si trasferirà dal mondo fisico a un metaverso virtuale. Qualsiasi strategia per costruire la sostenibilità deve tenere conto sia degli aspetti positivi che negativi della tecnologia digitale.

Progettare una strategia in tre fasi

Dallo studio è emerso che per integrare al meglio tecnologie digitali e sostenibilità le aziende devono sviluppare una strategia che si sviluppa in tre fasi mutuate dal calcio: difesa, centrocampo e attacco.

La fase di “difesa” è essenziale per mettere in sicurezza la vita stessa dell’azienda, in quanto protegge dai rischi. Le aziende utilizzano sempre più spesso strumenti di previsione che consentono di mettere al sicuro le operazioni aziendali e rafforzare il controllo sui rischi. Ad esempio, quando il Covid19 ha colpito, un importante azienda commerciale ha creato un ufficio adibito a raccogliere dati da fonti interne ed esterne più disparate per renderli accessibili ai team di tutta l’azienda. Questo li ha aiutati a prendere decisioni basate su informazioni in tempo reale e a proteggere sia i dipendenti che i clienti durante un periodo di grande incertezza e difficoltà.

Si gioca in difesa anche quando si deve valutare l’impatto di intelligenza artificiale e automazione sul lavoro dei dipendenti. È necessario studiare la riqualificazione di questi ultimi, così come creare nuovi percorsi di carriera e formativi che permettano all’azienda di essere sempre al passo con le nuove tecnologie.

Un centrocampo solido: misurare per ottimizzare

Nel calcio il centrocampo lavora per supportare la difesa e alimentare l’attacco. È necessario riuscire a misurare l’impatto ambientale dell’azienda per poter riuscire ad ottimizzare la produzione e i processi e ridurre così questo impatto. Non solo, i dati di queste misurazioni possono poi supportare una strategia di attacco e, ad esempio, rifiuti o scarti possono diventare risorse secondo un modello circolare. La connessione tra misurazione, ottimizzazione, aumento e riduzione dei rifiuti è chiara nell’esperienza del Gruppo Bimbo, un’azienda di panificazione da 16,6 miliardi di dollari che opera in 33 paesi consegnando a quasi 3 milioni di negozi. L’azienda lottava con inefficienza e sprechi quando ha introdotto un sistema di gestione degli ordini che combina analisi avanzate, apprendimento automatico, input in prima linea e feedback continuo. Il sistema ha migliorato l’accuratezza delle previsioni dal 20% al 50%, con conseguente riduzione del 50% degli sprechi, un aumento della redditività e un significativo miglioramento della vita lavorativa dei dipendenti.

Infine, lo studio condotto da Bain & Company per il World Economic Forum ha fatto emergere una fase d’attacco contraddistinta da collaborazione, innovazione e rinnovamento. In prima battuta è necessario coinvolgere tutta la filiera all’interno della quale è inserita un’azienda, solo così è possibile ottenere un effetto positivo su tutte le parti interessate. L’innovazione risponde alle esigenze dei clienti, all’essenza di ciò che desiderano, con nuovi prodotti e servizi, nuovi modelli economici e nuovi modelli operativi. In questo contesto si inserisce l’energia positiva generata da digitale e sostenibilità, a partire dal rinnovamento delle strategie aziendali secondo una visione basata sul futuro, incentrata su come la tecnologia digitale può aiutare a creare un futuro più sostenibile non solo per l’azienda, ma per tutto il settore in cui opera.

Prendiamo come esempio l’agricoltura, un campo nel quale le aziende hanno fissato obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra, ridurre i rifiuti e migliorare i mezzi di sussistenza degli agricoltori, ma spesso lottano per ottenere la collaborazione necessaria per ottenere questi stessi obiettivi. Tre anni fa, Olam International, un’azienda agroalimentare multinazionale con quasi 27 miliardi di dollari di fatturato annuo, ha lanciato AtSource, una piattaforma di sostenibilità digitale che consente ai clienti di tracciare l’origine dei loro prodotti, misura l’impatto ambientale e sociale di tali catene di approvvigionamento e offre approfondimenti su come influenzarli in meglio. I clienti possono visualizzare il viaggio dalla fonte alla fabbrica per più di 20 ingredienti e oltre 60 catene di approvvigionamento e, in molti casi, possono tracciare le colture a gruppi specifici di agricoltori, calcolando l’impronta ambientale di una particolare coltura in base al volume, all’origine e alla destinazione. Olam mira ad avere il 100% dei suoi prodotti fisici (non scambiati) sulla piattaforma entro il 2025 e gli sforzi dell’azienda hanno già aiutato in modo misurabile gli agricoltori ad essere più sostenibili, ad esempio riducendo l’utilizzo di fertilizzanti e abbassando al minimo le emissioni di carbonio.

Per costruire un futuro digitale sostenibile, è necessario gestire tutte le fasi contemporaneamente: attacco, centrocampo e difesa. Questo è l’unico modo per sfruttare le potenzialità del digitale per implementare quelle soluzioni di sostenibilità innovative e collaborative di cui si ha bisogno oggi e, allo stesso tempo, riconoscere e gestire i rischi che il digitale potrebbe comportare per il futuro.

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